ELEZIONI ANFI, TERZO MANDATO CONSECUTIVO PER IL GEN. DI MARCO. TORNANO LE CRITICHE DI GESTIONE ASSOLUTISTICA - di Giuseppe Fortuna
Il 5 maggio scorso si sono svolte in tutta Italia le votazioni per il rinnovo delle cariche sociali centrali dell’Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia (ANFI).
Le elezioni sono state precedute da polemiche vivacissime, riprese il 2 aprile scorso da un articolo del quotidiano Libero che pubblichiamo in altra parte del sito.
Secondo l’articolista, con il nuovo statuto approvato da un dm del dicembre scorso l’Anfi avrebbe dato il via libera ad una vera e propria gestione assolutistica, il cui fine ultimo sarebbe quello di portare voti all’Ulivo. La riprova di tali manovre starebbe innanzitutto nei meccanismi per l’elezione del presidente nazionale, fatti apposta, secondo il giornale, per ridurre i nomi dei candidati ed escludere alcuni alti ufficiali che vantano un largo consenso. E starebbe anche nella eliminazione della norma statutaria che concedeva al ministro, in caso di spaccatura tra i vertici, il potere di commissariare l’associazione.
La replica del Presidente nazionale è arrivata, qualche giorno dopo, in una lettera che ha ribadito la correttezza della gestione precisando, quanto alla presunta spaccatura, che il vertice attuale dell’Anfi è stato oggetto di contestazioni in sede giudiziaria da parte di un solo socio.
Ma veniamo ai risultati della consultazione.
Non ci sono ancora comunicazioni ufficiali, ma sembra che le cariche centrali siano state attribuite alle seguenti persone:
Presidente nazionale:
Gen. CA Pietro Di Marco;
Vicepresidente nazionale vicario:
Gen. CA Antonino Spezia;
Vicepresidente nazionale per l’Italia settentrionale:
Gen. B. Nicola Morelli;
Vicepresidente nazionale per l’Italia centromeridionale:
Fin. Antonio Zampelli
Consiglieri nazionali residenti a Roma:
Col. MAVC Romano Bacci, Fin. Alfio Giovanni Costanzo, Gen. D. Espedito Finizio, Sten. Michele Gianfrancesco, Magg. Luca Leuci, Gen. B. Domenico Mastrogiacomo, Sten. Vittorio Porceddu, Magg. Giuseppe Ruggieri, Ten. Lanfranco Stavolone.
Inoltre, sono stati eletti quindici consiglieri nazionali di estrazione regionale.
Molte le sorprese.
La più grossa è certamente stato il successo del Fin. Antonio Zampelli, classe 1941, di Benevento, che con soli quattro anni di servizio nella GDF è riuscito a superare ufficiali del calibro della Medaglia d’oro al valor militare, Amedeo De Ianni, vera e propria icona del Corpo, e del Gen. D. Vittorio Alvino.
Tutto tranquillo, allora?
Niente affatto, perché sia a Roma che in periferia si è sollevato un vero e proprio uragano di critiche. Sotto accusa sono tornate le modifiche statutarie che impongono ai candidati a presidente nazionale di risiedere a Roma e i criteri di attribuzione dei punteggi che penalizzano i generali di corpo d’armata che si congedano ogni anno per limiti di età.
Si fa notare, poi, che l’attuale Presidente nazionale è al suo terzo mandato quinquennale mentre una regola consuetudinaria imporrebbe, dopo due mandati consecutivi, di lasciare spazio agli altri.
Ma le polemiche più violente si concentrano sulla campagna elettorale. Di Marco viene criticato perché avrebbe condotto, direttamente e con le persone che gli sono più vicine, una massiccia campagna di sostegno a favore di alcuni candidati, attuata anche con la spedizione ai presidenti delle sezioni territoriali di lettere con indicazioni su chi dovesse essere votato nelle singole regioni.
“Quando ho telefonato ad alcuni presidenti di sezione per chiedere loro il voto – ci ha detto un candidato regionale rimasto escluso -, alcuni mi hanno risposto che dovevano ‘uniformarsi agli ordini’, altri che non potevano votare diversamente da quanto era stato loro indicato perché il Presidente nazionale se ne sarebbe accorto. Al ché io ho risposto: complimenti per esservi abbassati i pantaloni”.
La vicenda potrebbe non finire qui perché vengono annunciati ricorsi agli organi di giustizia interni ed esterni all’associazione.
GIUSEPPE FORTUNA