L’ARTICOLO DI LIBERO E LA REPLICA DELL’ANFI

lunedì 27 maggio 2002

LIBERO, 2 APRILE: “L’ASSOCIAZIONE DEGLI EX FINANZIERI, L’ULTIMA LOTTIZZAZIONE DELL’ULIVO”. Di Tommaso Montesano

Una modifica dello statuto dell’Anfi (40.000 iscritti) consentirà alla sinistra di avere alla presidenza un “suo” uomo.

ROMA – Uno spoil system al contrario. Il centrosinistra, prima delle elezioni, ha pensato bene di fare incetta di nomine blindando perfino i vertici dell’Associazione nazionale dei finanzieri in pensione (Anfi). Terreno di conquista sono stati gli oltre 40mila iscritti e le sedi sparse in tutta Italia, soprattutto nelle grandi città. E così quello che doveva essere un ente morale senza scopo di lucro, apartitico e apolitico è diventato un serbatoio di voti. A senso unico, però. Perché alla vigilia della tornata elettorale, con una modifica statutaria ad hoc, l’Associazione è passata armi e bagagli a fianco dell’Ulivo.

La storia inizia poco più di un anno fa, in piena campagna elettorale e nel bel mezzo del cambio della guardia (da Rolando Mosca Moschini ad Alberto Zignani) al comando generale della Guardia di Finanza. Sotto accusa è finito il cambiamento dello statuto che consentirà, denuncia una parte dell’Anfi, di eleggere alla presidenza dell’Associazione solo ufficiali in congedo di provata fede ulivista. E tutto con la benevolenza dei due enti preposti alla vigilanza dell’Anfi: i vertici delle Fiamme gialle dell’epoca e soprattutto Ottaviano Del Turco e Vincenzo Visco, i due predecessori di Giulio Tremonti al ministero dell’Economia. In base alla modifica approvata, sono state rivoluzionate le regole per l’elezione del nuovo presidente, che avverrà il 5 maggio. Lo statuto adesso prevede, in caso di più candidati, lo svolgimento delle primarie per ridurre a tre i nomi che si contenderanno la vittoria. Peccato che per andare al ballottaggio sia necessario possedere alcuni requisiti preferenziali già fissati. Primo tra questi, l’aver partecipato alla guerra di liberazione nazionale dalla parte giusta: tra i partigiani. Particolare che impedirà di candidarsi a quella parte degli ufficiali che non hanno combattuto la econda guerra mondiale. Questo perché le benemerenze acquisite nei servizi antidroga e antiterrorismo non saranno considerate “valide” ai fini della graduatoria. Conclusione: in u colpo solo sono stati tolti di mezzo alcuni alti ufficiali che pure godevano dei favori di buona parte degli iscritti. La modifica, tra l’altro, è stata approvata con meccanismi procedurali che buona parte dei finanzieri in pensione considera “illegittimi”. Non solo alle votazioni hanno partecipato meno del 50% degli iscritti, ma a coloro che hanno votato, in barba alla segretezza, è stata fatta firmare la scheda. Ancora: decine di articoli statutari sono stati cambiati con un semplice “sì” e grazie al voto di iscritti in possesso di decine di deleghe.

Terminate le votazioni, è stata inviata una relazione al comando generale della Guardia di Finanza, poi girata, per competenza, al ministro dell’Economia. Nello scritto, però, si faceva riferimento solo al plebiscito uscito dalle consultazioni e non alla spaccatura in seno all’Associazione. Giulio Tremonti, insomma, cui spettava il compito di promulgare con un decreto ministeriale il cambio dello statuto, si è trovato di fronte a un atto dovuto. “Un trappolone”, spiegano i finanzieri dell’opposizione interna, “visto che la responsabilità di vigilare competeva ai vertici dell’epoca”. I nomi sul tappeto, come denunciato anche dal sito internet www.ilvelino.it, sono quelli di Ottaviano Del Turco e di Vincenzo Visco. Quest’ultmo, infatti, anche dopo l suo addio alle Finanze, continuò ad occuparsi delle Fiamme gialle. Un controllo da lontano che però, secondo alcuni iscritti, è servito solo a lasciare campo libero ai sostenitori dell’Ulivo. Il vecchio statuto, del resto, concedeva al ministero dell’Economia, in caso di spaccatura tra i vertici e di “gestione precaria e disagevole” il potere di commissariare l’Associazione. Un potere che prima Visco e poi Del Turco si sono guardati bene dall’esercitare. Con la conseguenza di aver dato indirettamente il via libera ad una vera e propria gestione assolutistica dell’Anfi. Il nuovo statuto, infatti, ha in pratica “espropriato” la Guardia di Finanza e il ministero dell’Economia dei poteri di vigilanza e di controllo della vita dell’Associazione.

Adesso la patata bollente passerà alla magistratura: della faccenda si stanno occupando i giudici della terza sezione del Tribunale civile di Roma e del Tribunale amministrativo regionale del Lazio. Non solo: all’inizio di marzo è stato inviato un esposto al ministro Tremonti.

 

LIBERO, 16 APRILE 2002, PAGINA 23: “PRECISAZIONE DELL’ASS. FINANZIERI”

Scrivo a nome e per conto dell’Associazione Nazionale dei Finanzieri d’Italia nonché del suo Presidente Nazionale Gen. C.A. Pietro Di Marco per contestare il contenuto dell’articolo pubblicato in data 2 aprile 2002 a pagina 9. L’Anfi è sempre stata un’associazione senza fine di lucro nonché un enete morale apolitico e apartitico che ha sempre agito nel pieno rispetto delle regole approvate quasi all’unanimità dei votanti e, in ogni caso, osservando sempre i principi di trasparenza e democraticità che sono alla base di qualsiasi istituzione sana. Non si comprende quale sia la “parte di associazione” che contesta l’attuale vertice dell’Anfi, visto che ad oggi soltanto un socio (ribadisco un socio!) su circa trentamila iscritti (e non quarantamila, come riportato dall’articolista) ha contestato l’associazione stessa, presentando prima ricorso al Tar del Lazio, chiedendo la sospensiva dell’efficacia del D.m.. di approvazione dello Statuto dell’Anfi (anche se all’udienza tenutasi innanzi la magistratura romana amministrativa, lo stesso ricorrente ha rinunciato alla discussione sulla sospensiva chiedendo un rinvio per la discussione in merito).

Avvocato Antonio Maria La Scala

 

LIBERO, 16 APRILE 2002, PAGINA 23. NOTAZIONE DEL GIORNALE SULLA LETTERA DEL LEGALE ANFI.

Prendiamo atto el fatto che gli iscritti all’Anfi sono trentamila e non quarantamila. Riguardo alla lottizzazione dell’Associazione da parte dell’Ulivo, ribadiamo che quanto sta accadendo nell’ambito dell’Anfi è la diretta conseguenza delle modifiche alla normativa statutaria. Modifiche contestate da un forte movimento interno, visto che la consultazione non ha raggiunto neppure il quorum del 50% dei votanti.

 

 

 


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