CASO ANFI, LA DEMOCRAZIA APPARENTE - di Giuseppe Fortuna
La vicenda delle elezioni Anfi presenta molteplici aspetti davvero singolari.
E� curioso, ad esempio, che una associazione tanto diffusa sul territorio, com�� l�Anfi, introduca per l�elezione del suo presidente nazionale il requisito della residenza obbligatoria a Roma che sacrifica in modo immotivato e gratuito il diritto di elettorato dei soci - e sono la stragrande maggioranza - che risiedono fuori della capitale.
Altrettanto curioso � che nello statuto ci si sia dimenticati di prevedere un limite temporale per la rielezione del presidente, disposizione tanto pi� necessaria quanto meno condivise sono le regole consuetudiarie e di bon ton dell�alternanza.
Meno curiose le modalit� di elezione delle cariche nazionali che, senza entrare nel dettaglio, si atteggiano in modo simile al meccanismo delle liste.
Senonch�, il meccanismo delle liste funziona bene a patto che sia permesso ai candidati:
1) di organizzarsi in almeno due liste concorrenti;
2) di svolgere azione di propaganda a parit� di condizioni.
E sta proprio qui il punto di maggior delicatezza di tutta la vicenda.
Il nuovo statuto, infatti, si dilunga sulle modalit� di elezione degli organi nazionali e territoriali in venti lunghi, dettagliatissimi articoli ma, sorprendentemente, si dimentica di dettare una seppur minima regola in tema di propaganda.
Con la conseguenza che ognuno � libero di fare come vuole.
Una libert� di cui sembra si sia avvalso per primo proprio il Presidente nazionale uscente (e subito rientrante), che dall�alto della sua posizione non avrebbe esitato a spedire lettere per pubblicizzare la sua personalissima �lista�, senza curarsi della valanga di critiche che tale comportamento ha puntualmente e giustamente suscitato.
Insomma, � chiaro che l�Anfi vive in una situazione di democrazia apparente perch� non sono garantite a tutti gli aventi diritto, come si dovrebbe, pari opportunit� per proporsi, concorrere e prevalere nell�agone elettorale.
Che si pu� fare? Alcuni propongono ricorsi agli organi interni o al giudice civile. Noi ci sentiamo di richiamare l�attenzione delle autorit� tutorie - Ministro e Comandante generale GDF - alle quali spetta il compito, morale prima ancora che giuridico, di adoperarsi per riportare serenit� e concordia in una associazione cos� importante per il Corpo.
GIUSEPPE FORTUNA