REPUBBLICA.IT: URANIO IMPOVERITO, MINISTERO DELLA DIFESA CONDANNATO PER LA MORTE DI UN SOLDATO

domenica 22 maggio 2016

DA REPUBBLICA.IT: URANIO IMPOVERITO, MINISTERO DELLA DIFESA CONDANNATO PER LA MORTE DI UN SOLDATO

Un campo in Sardegna sotto accuse per tracce di uranio 

La Corte d'Appello di Roma ha giudicato la condotta del dicastero "omissiva" per non aver protetto il caporalmaggiore Salvatore Vacca, in missione in Bosnia nel 1998 e nel 1999 e deceduto a 23 anni nel 1999 di leucemia linfoblastica acuta. A iniziare legale la madre Giuseppina nel 2002: dopo l'indennizzo per danno patrimoniale le è stato riconosciuto un risarcimento di 2 milioni di euro

ROMA, 20 maggio 2016

Sentenza storica per la questione dell'uranio impoverito. Il ministero della Difesa è stato condannato in secondo grado dalla Corte d'Appello di Roma per "condotta omissiva" per non aver protetto adeguatamente Salvatore Vacca, originario di Nuxis (Carbonia-Iglesias), caporalmaggiore dell'esercito del 151° reggimento della brigata Sassari, in missione in Bosnia nel 1998 e nel 1999, morto a 23 anni nel settembre 1999 di leucemia linfoblastica acuta, dopo essere rimasto esposto a munizioni all'uranio impoverito. Il ministero dovrà anche pagare ai genitori di Vacca un risarcimento di circa 2 milioni di euro.

"Quello di Vacca è uno dei primi casi con cui nasce il caso uranio impoverito e fu la madre, Giuseppina, a iniziare questa battaglia nel 2002, dopo la morte del figlio", spiega Domenico Leggiero dell'Osservatorio Militare.


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"La sentenza d'appello che conferma il primo grado - prosegue - è importante perché fissa dei principi fondamentali: primo la colpa del ministero della Difesa e secondo la distinzione che c'è tra indennizzo e risarcimento. La madre infatti aveva già avuto un indennizzo per danno patrimoniale, mentre ora i giudici attestano che da parte del ministero c'è stato un danno causato dall'inadempienza di misure di sicurezza previste per il militare. È una sentenza unica nel suo genere da questo punto di vista. Se si parla di omicidio colposo di un militare morto, se parliamo di 333 vittime cosa è, una strage? e perché ancora non si fa nulla? il ministro Pinotti ora non potrà ignorare quello che emerge dalla sentenza", conclude Leggiero.

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Nella sentenza, i giudici spiegano che "la pericolosità delle sostanze prescinde dalla concentrazione" e denunciano "la condotta omissiva di natura colposa dell'Amministrazione della Difesa" e il "comportamento colposo dell'autorità militare per non aver pianificato e valutato bene gli elementi di rischio". E ancora, per la Corte d'appello civile di Roma vi è "compatibilità tra il caso ed i riferimenti provenienti dalla letteratura scientifica" ed è evidente "l'esistenza di collegamento causale tra zona operativa ed insorgenza della malattia".

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Con questa di oggi - si legge nella nota - salgono a 47 le sentenze di condanne ottenute dall'avvocato Angelo Fiore Tartaglia dell'Osservatorio Militare nei confronti del Ministero della Difesa. "E' stato un crescendo di presa d'atto da parte della magistratura che oggi ha emesso questa sentenza unica in Europa che potrebbe chiudere definitivamente il caso uranio impoverito. Questa sentenza darà certamente una spinta maggiore alla missione di questa quarta Commissione Parlamentare che voleva essere l'ultima, come promesso dal Presidente Scanu e certamente lo sarà, considerata la sua sensibilità all'argomento e la determinazione di porre la parola fine alla questione".
La sentenza giunge proprio alla vigilia dell'audizione in commissione d'inchiesta del ministro Pinotti (prevista per giovedì), "che certamente prenderà atto delle evidenti ed impetuose motivazioni in essa contenute. La sentenza definisce anche un ulteriore problema sollevato dalministero della Difesa sulla distinzione netta tra indennizzi (già ricevuti) e risarcimenti (sanciti in sede giudiziaria già in primo grado). Anche su un caso così complicato, che ha scavato un solco profondo nel terreno comune di popolo e istituzioni, la magistratura ha saputo intervenire con determinazione e terzietà nell'argomento riportando in giusto equilibrio quella fiducia necessaria in un ordinamento democratico tra cittadini ed Istituzioni". (R.it)


 


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