DIRETTIVO NAZIONALE FICIESSE 28 MAGGIO 2016. RIASSETTO E RIORDINO FF.PP.: COSI’ SI ROTTAMA LA LEGGE 121! PROROGA R.M.: AVANTI CON INIZIATIVE LEGALI.

lunedì 30 maggio 2016

PROROGA XI MANDATO RAPPRESENTANZA MILITARE.

L’ennesima proroga della Rappresentanza militare mette ancora una volta in evidenza l’inadeguatezza del sistema e la limitatezza dei diritti dei lavoratori militari ai quali può essere impedita la capacità di valutare e scegliere i propri rappresentanti. Dimostrazione evidente che la rappresentanza militare non è un sindacato, come scrivono certi “Consiglieri di Stato”.

Sul punto, il direttivo nazionale impegna la segreteria nazionale a porre in essere ogni utile azione tesa a sollevare il dubbio di costituzionalità della proroga.

 

RIASSETTO E RIORDINO DELLE FORZE DI POLIZIA.

I padri ispiratori della legge 121 sapevano benissimo che i principi contenuti in quella legge dovevano essere costantemente coltivati, soprattutto da parte del neonato sindacato di polizia. Sapevano benissimo che il giorno in cui l’attenzione del mondo intellettuale, sindacale, mediatico e, conseguentemente, del mondo politico sul tema sicurezza sarebbe scemata, quella legge e quei principi sarebbero stati immediatamente rimessi in discussione.

L’onda lunga della legge 121, infatti, si è fermata tra il 1995 ed il 1999. Quando, in cambio di assegni e gradi a pioggia, la Polizia ed i relativi sindacati accettarono la rottamazione della figura dell’”Ispettore” immaginata nel 1981. Quando, per via della doppia natura dell’Arma dei Carabinieri, si accettò il compromesso politico di creare un comparto sicurezza e difesa unico, rigido ed eterogeneo. Quando fu impedito il referendum sulla smilitarizzazione della Guardia di Finanza. Quando, sulla base della sentenza della Corte Costituzionale n. 449/1999, furono negati i diritti sindacali al personale militare. 

Da quegli anni in poi, si è assistito a una strisciante inversione di tendenza.

Le “trappole” inserite nella 121 e nei provvedimenti a essa collegati, l’affievolimento dell’attenzione dell’opinione pubblica in materia di sicurezza, la progressiva “commercializzazione” dell’attività sindacale e della rappresentanza militare, la professionalizzazione delle Forze Armate e la recente crisi finanziaria, hanno provocato e stanno provocando la definitiva “rottamazione” della legge 121 e del modello civile di sicurezza

Alla fine stanno avendo ragione i detrattori della 121 e quella cultura paternalista e autoritaria che ama dirigere senza regole, che vede il diritto come una concessione, che considera il sindacato come ostacolo all’efficacia.

Hanno vinto anche e soprattutto perché una buona parte del sindacato di polizia (e delle rappresentanze) non ha saputo, voluto e forse anche potuto (viste le assurde regole che disciplinano il sindacato di ps[1]) difendere i principi di quella legge, accettando, per ragioni di mero consenso, il baratto tra diritti collettivi e gradi, favori, potere. (cfr. editoriale di Franco Fedeli tratto da: Nuova Polizia e Riforma dello Stato - n. di febbraio 1981).

E’ da qui, da questi presupposti che nascono e si spiegano: l’attuale riassetto delle forze di polizia che prevede la militarizzazione del personale del Corpo Forestale dello Stato, la mancata riforma della rappresentanza dei militari, il progetto di riordino gradi vuoti, l’assenza della contrattazione integrativa, il libro bianco Difesa, le proroghe della rappresentanza militare, le sentenze “politiche” della giustizia amministrativa, ecc., ecc..

Se sul tema sicurezza non si recupera, presto, un adeguato dibattito pubblico, un interesse del mondo intellettuale, un interesse del mondo sindacale e dei lavoratori in generale, questo settore è destinato inesorabilmente a tornare indietro, sia in termini di efficienza che di affidabilità democratica

In quest’ottica la delega contenuta all’art. 8, comma 1, lettera a), della legge 7 agosto 2015, n. 124 potrebbe e dovrebbe essere utilizzata per concretizzare una reale riforma degli apparati di sicurezza, per recuperare ed anzi riaffermare i principi della 121. Solo una volta individuato un modello di sicurezza, possono essere valutati e scelti i modelli organizzativi più idonei e conseguentemente i profili di impiego ed i modelli di carriere del personale. 

Purtroppo stiamo assistendo a un riassetto e ad un riordino pensati per mere esigenze finanziarie (peraltro con risparmi tutti da dimostrare) o per interessi corporativi o di bottega.

Il pericolo da sfatare, per il bene del Paese, è quello di evitare il ritorno al modello di sicurezza autarchico, militare e separato dalla società civile.

Sul punto, il direttivo impegna, pertanto, la segreteria nazionale a porre in essere ogni utile iniziativa tesa ad accendere i riflettori su tali tematiche e ad avviare un adeguato dibattito pubblico.

 

PROGETTO ETP.

Sul punto, il direttivo impegna la segreteria nazionale a continuare le attività già intraprese.

 

Documento votato all’unanimità in data 28 maggio 2016

IL DIRETTIVO NAZIONE DI FICIESSE.

 

 

 

 

 

 

[1] Non affiliazione alle confederazioni, annualità del peso della rappresentatività, per citare alcuni esempi.


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