L’ESPRESSO: I TERREMOTI SI POSSONO PREVEDERE? NO

mercoledì 31 agosto 2016

L’ESPRESSO: I TERREMOTI SI POSSONO PREVEDERE? NO

Le scosse vengono solitamente anticipate da segnali radio, deformazioni del suolo, sciami sismici, variazioni delle emissioni di radon. Ma non basta. Perché il "rumore di fondo" rende difficile la distinzione dei segnali fra quelli pericolosi e quelli no. Piccolo riassunto scientifico di una domanda immediata di fronte al dolore di Giulia Virtù

24 agosto 2016

Ore 3.36 del mattino. La prima scossa. Violentissima. La paura. I crolli. Di fronte ai morti, e alle macerie di Accumuli, Amatrice e Arquata del Tronto, la domanda sorge spontanea: si poteva prevedere tutto questo?

Il terremoto che ha attraversato il Centro Italia, nonostante la potenza sprigionata (Magnitudo 6.0), non è stato anticipato da sciami sismici né da emissioni preventive di gas radon (anche se alcuni già sembrano dissentire a questo proposito). A differenza del terremoto dell’Aquila del 2009, quindi, sembra davvero dimostrare quanto ripetuto da sempre dai sismologi: «I terremoti non sono imprevedibili».

Già nel 1977 Charles Richter, inventore dell'omonima scala che misura l'energia rilasciata durante un sisma, dichiarava: «Fin da quando ho cominciato ad occuparmi di terremoti ho sempre avuto orrore delle predizioni e dei predittori».

Se si consulta la letteratura scientifica, a prima vista sembrerebbe che per ogni sisma, o quasi, sia stato possibile individuare uno o più precursori a diverse ore dall'evento stesso, quando non addirittura settimane prima. Si tratta di segnali radio, deformazioni del suolo, sciami sismici, variazioni delle emissioni di radon o, decisamente più folcloristici, mutamenti nel comportamento delle blatte e di altri animali. Ad un'analisi più attenta risulta però evidente che l'individuazione di precursori è quasi sempre avvenuta soltanto dopo l'evento, consultando le registrazioni relative ai giorni precedenti.

Il problema dell’individuazione preventiva nasce dal fatto che tutti i (presunti) precursori sismici fin ad oggi identificati sono fenomeni caratterizzati da un grande "rumore di fondo", che rende molto difficile la distinzione a priori di un vero e proprio segnale dalle normali variazioni del fenomeno che si sta tenendo sotto controllo.

Inoltre, il comportamento di questi precursori dipende dalle caratteristiche geologiche della zona osservata, cosa che rende molto difficile confrontare dati raccolti in luoghi diversi o esportare eventuali modelli di previsione per fare delle verifiche incrociate. Questa situazione fa sì che il rumore di fondo sia forte quasi quanto il segnale che si vuole individuare e che sia necessaria una solida base statistica per poter tirare fuori dei risultati attendibili. Risultati che, in ogni caso, saranno formulati in termini probabilistici. E questo complica ulteriormente la situazione.

Infatti, un incremento di probabilità da 0.00001 a 0.01 è un aumento significativo (tre ordini di grandezza) da un punto di vista “scientifico”, ma numeri così piccoli evidenziano la difficoltà di comunicare la pericolosità di un evento alla popolazione e ai decision makers. Che cosa significa che la probabilità di un evento aumenta da 0.00001 a 0.01? Può il sindaco ordinare l’evacuazione di una città perché vi è una probabilità su cento che nei prossimi tre giorni vi sarà un terremoto? E se il terremoto, come probabile al 99 per cento, non arriva, quanto dovrà durare l’evacuazione?

È evidente che occorrono delle rigorose normative (preparate lontano dall’emergenza), fondate su un’analisi razionale costi/benefici, cui affidarsi per stabilire le contromisure necessarie in caso di eventi dalla probabilità così bassa.

Che cosa sono i precursori sismici?

I precursori sismici sono parametri chimici, fisici e geologici che subiscono dei cambiamenti prima di un terremoto.

Quali sono?

Precursori geochimici: variazione nella concentrazione di alcuni elementi chimici radioattivi, tra cui il radon; modificazioni nelle acque sotterranee e nei gas del sottosuolo

RADON Il radon è un gas che si forma dalla trasformazione dell'uranio 238. Rimane intrappolato nelle rocce, finché l'avvicinarsi di un terremoto non provoca delle microfratture che ne permettono la fuga.

L'utilizzo del radon come precursore di un sisma è tornato prepotentemente alla ribalta soprattutto dopo il sisma dell'Aquila del 2009

ACQUA Anche l'acqua può essere utile nella previsione di un sisma. Nel momento in cui una faglia si sta per muovere, infatti, due blocchi di roccia in movimento possono far variare il livello delle falde acquifere provocando, ad esempio, modifiche nei pozzi, nella portata d'acqua delle sorgenti, variazioni nelle sue componenti chimiche o nella sua temperatura, intorbidimento e possibile formazione di nuove sorgenti.

Tuttavia non è ancora stata trovata una correlazione quantificabile tra le variazioni dell'acqua nelle rocce e l'avvicinarsi di un terremoto.

Precursori geofisici: mutazioni nella velocità e nelle caratteristiche di alcuni specifici tipi di onde sismiche, acustiche ed elettromagnetiche

Ne è un esempio il cosiddetto "pianto della roccia". Si tratta di un'emissione acustica che avviene quando un materiale è sottoposto ad uno sforzo e si deforma emettendo dei suoni. Purtroppo però le onde prodotte non sono rilevabili dai normali sismografi, ma necessitano di sofisticate apparecchiature ad onde corte per poter essere captate. Il tutto è reso ancora più complesso dal fatto che le onde acustiche si dissipano molto velocemente e in poco spazio rendendo difficile anche il posizionamento preciso di questi sofisticati rilevatori.

   

Precursori geodetici: cambiamenti nella posizione e nell'inclinazione di rocce e parti della superficie.

Si tratta di modifiche ad esempio della quota di alcune zone o della velocità di spostamento di alcune faglie già conosciute.

Precursori sismologici: sono i microterremoti rilevabili solo strumentalmente

Sono i cosiddetti sciami sismici o i cambiamenti nella distribuzione della sismicità, che sembrano anticipare la grande scossa. Purtroppo non sempre si verificano e il devastante terremoto nel Lazio di questa notte ne è un esempio.

Precursori "animali": variazioni nel comportamento di alcuni animali

È, senza dubbio, il sistema più antico mai utilizzato per prevedere i terremoti. Già nell'antica Grecia si pensava che le particolari evoluzioni degli uccelli fossero un segno dell'ira "sismica" degli Dei.

Effettivamente è ormai noto che alcuni animali siano in grado di avvertire l'avvicinarsi di un terremoto.

Poco prima del terremoto del Friuli del 1976, ad esempio, secondo il racconto della sua padrona, un piccolo canarino finì col suicidarsi sbattendo le ali contro le sbarre della sua gabbietta, pochi minuti prima del grande sisma. Ci sono poi le narrazioni dei comportamenti inusuali assunti da rettili, anfibi e pesci all'avvicinarsi di un evento sismico (ne è un esempio la colonia di rospi in prossimità dell'Aquila). Su questo argomento, esiste una vera e propria letteratura di settore. Si trovano decine e decine di storie di animali domestici come cani e gatti, ma anche topi, cavalli, elefanti, galline, serpenti e formiche, che, dal ricordo a posteriori di alcuni presenti, si erano comportati in maniera inusuale prima della scossa. Ad oggi, purtroppo, nessun sisma è stato ancora previsto dal comportamento animale.

 

(L’Espresso)


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