LETTERA DEL PRESIDENTE DELL’ASCOM AL COMANDANTE DELLA GUARDIA DI FINANZA: “GRAZIE PER IL LAVORO DI CONTRASTO ALLA CONTRAFFAZIONE”
Che un’associazione di commercianti ringrazi formalmente, con una lettera indirizzata al comandante, la Guardia di Finanza, forse i bookmaker l’avrebbero data ad un valore più alto della vittoria in Premier League del Leicester o a quella di Trump alla presidenza degli Stati Uniti.
“Ma è quello che mi sono sentito di fare – annuncia il presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin – a fronte dell’ennesimo sequestro operato dalla Guardia di Finanza di un grosso quantitativo di gomitoli di finta lana e autentico acrilico che stava per essere immesso sul mercato. Al Col. Putzu ho dunque rivolto un ringraziamento per l’opera encomiabile svolta dai suoi collaboratori e che, purtroppo, non trova nell’ordinamento statale risposte adeguate a far sì che abusivismo e contraffazioni possano essere fortemente limitati”.
Noto, in tal senso, il pensiero dell’Ascom in proposito: all’impegno delle forze dell’ordine in generale e di Guardia di Finanza, Polizia Municipale e Camera di Commercio in particolare non fa riscontro la possibilità di chiusura degli esercizi né, soprattutto, fa riscontro la chiusura dei diversi ingrosso cinesi sorti in questi anni soprattutto in zona industriale a Padova ma, come si è visto nel caso dei gomitoli, distribuiti sul territorio provinciale.
“A Padova – continua Bertin – si è purtroppo insediato un hub della contraffazione che non risparmia nessuna tipologia di merce: dall’abbigliamento ai medicinali, dall’elettronica all’alimentare (è di queste ore il rinvio a giudizio dell’operatore cinese che essiccava carne di maiale tra gli escrementi di topo), tutto serve a fare affari a danno dei commercianti corretti che peraltro devono anche sopportare che al danno si sommi la beffa”.
Chiaro il riferimento del presidente dell’Ascom alla vicenda, sempre di questi giorni, che ha visto il giudice di pace annullare la multa che la Guardia di Finanza aveva comminato ad un dipendente del Centro Ingrosso Cina, perché non era stato possibile accertare che fosse stato lo stesso a non emettere né scontrino né fattura.
“La verità – continua Bertin – è che in quel luogo fattura e scontrino sono vocaboli praticamente sconosciuti e quello che dovrebbe essere un elemento per far chiudere il Centro (un’infinità di tanti piccoli stand non meglio identificati ed in precarie condizioni di sicurezza) diventa l’alibi per sfuggire alle sanzioni. Cosa che invece non accade in un esercizio regolare dove la giusta reprimenda del fisco è inesorabile”.
Nonostante questo l’azione della Guardia di Finanza “è una delle poche iniezioni di fiducia – scrive Bertin al Col. Putzu – nei confronti di chi crede ancora e fermamente nel lavoro alla luce del sole e nella legalità assunta a stella polare del proprio comportamento”.