POLIZIAEDEMOCRAZIA.IT: SIAMO STATI TRATTATI COME OGGETTI...

giovedì 15 giugno 2017

di Lettera firmata

Marzo/2017 - Articoli e inchieste

Gentile Direttore,
la ringrazio per lo spazio che ci ha offerto sulla sua rivista. Sono un ex forestale, ora carabiniere-forestale, cioè militare. Ho superato i 50 anni e non ho scelto io di diventare militare. Il cambio di status è stata un’imposizione, un ricatto.
Mi spiego: al di là dei giudizi di merito, il governo può disporre la chiusura di una sua Amministrazione, può decidere di incaricare un’Amministrazione militare di effettuare i controlli sull’ambiente e sull’agroalimentare, ma dovrebbe aver avuto la sensibilità di considerare i componenti dell’Amministrazione soppressa come persone e non come cose. A migliaia di persone che hanno fatto molti anni fa una scelta di vita, un concorso pubblico, in un Corpo di Polizia civile con una specializzazione tanto particolare, che è stata spesso conseguenza di una passione innata, sarebbe stato “etico” consentire una scelta paritaria verso altre Amministrazioni, mettendoli di fronte a una reale possibilità di scelta. 
Tutti, pur soffrendo per la chiusura del Corpo Forestale, avrebbero potuto ricollocarsi “da volontari” nella situazione che avessero ritenuto più congeniale alle loro aspirazioni. Nella realtà, i contingenti che sono andati ad altre Amministrazioni (Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Vigili del Fuoco e Mipaaf) sono stati imposti dall’alto, senza alcuna possibilità di scelta. L’unica scelta possibile era quella del famoso e “fumoso” Dpcm, che consentiva la mobilità verso altre Amministrazioni dello Stato (per soli 600 posti circa). Oltre a essere un salto nel buio poiché nulla era specificato in base a mansioni e ruoli che si sarebbero andati a svolgere, non risultava assolutamente una scelta “paritaria”. 
L’impossibilità di scegliere il trattamento previdenziale dell’Amministrazione di provenienza provoca inoltre un grave danno perché costringe il dipendente transitato ad andare in pensione secondo quanto previsto dalla legge Fornero e a perdere di fatto i benefici del trattamento previdenziale riservato agli appartenenti del Comparto Sicurezza che prevede il pensionamento a 60 anni. 
Nessuno ha valutato che, a un certo punto della propria vita una persona ha fatto dei progetti, e andare in pensione sette anni più tardi li sconvolge completamente, con gravi ricadute in ambito famigliare. Il ricatto ha l’evidente motivazione di voler “spingere” quanto più possibile il personale a restare nell'Amministrazione di destinazione (i Carabinieri) non tenendo conto delle sensibilità dei dipendenti, nè della loro volontà. Appare singolare che questo atteggiamento da “Stato padrone”, novità storica in Italia, sia stato operato proprio da una maggioranza di governo che si autodefinisce di centrosinistra.
Adesso sono un cittadino arrabbiato, molto arrabbiato. Lo stipendio mi serve per vivere e far vivere la mia famiglia. Nulla ci sarà più di mio, oltre lo stretto necessario. Non ho alcun senso di appartenenza; non ripudio il mio giuramento di fedeltà alla Repubblica, ma mi sento offeso, deluso, e soprattutto trattato come oggetto e non come persona.
Il mio lavoro attuale è rimasto esattamente lo stesso di prima, ma ovviamente si vive nel provvisorio poiché nulla si sa di cosa decideranno i nuovi padroni per il futuro. E' finito il tempo della concertazione, del venirsi incontro tra lavoratore ed Amministrazione al fine di ottenere il miglior risultato, alle migliori condizioni. Il nuovo padrone decide e il dipendente esegue. Fine.

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