TRUFFE AGLI ANZIANI, L’ITALIA (FORSE) SI ADEGUA ALL’EUROPA – di Daniele Tissone

mercoledì 30 agosto 2017

Il costante aumento del reato di truffa in Italia e la particolare aggressività verso le fasce più esposte come le persone anziane, anche alla luce delle novità legislative che sono al vaglio del Parlamento, inducono a riflettere sugli assestamenti che altre legislazioni hanno adottato per cercare di contrastare questo fenomeno. La situazione italiana si connota anche per la scarsa frequenza di processi per truffa (quando le vittime sono persone anziane), risultando complessa e spesso impossibile la fase di istruzione per il proliferare di tipologie di reati poco ricostruibili per le loro modalità di esecuzione.

Altro elemento da non sottovalutare è lo scarto non quantificabile tra i reati denunciati e quelli che non emergono per il senso di vergogna che impedisce alle vittime del reato di parlarne con i parenti o chiunque altro, preferendo il silenzio a una possibile perdita di stima e rispetto.

Molte campagne informative vengono attuate a livello istituzionale ma, purtroppo, i reati non sembrano diminuire: aumenta il numero degli anziani colpiti come cresce, in parallelo, la fantasia creativa dei truffatori che ricorrono a sistemi sempre più ingegnosi per carpire la fiducia delle persone più sole per quel tempo che basta a mettere a segno il piano criminoso, con una successiva ricaduta a livello psicologico nelle vittime che segnerà per molto tempo la loro esistenza, sommandosi al danno economico spesso rilevante.

Il testo dell'articolo 640 del codice penale prevede le varie ipotesi di truffa e le relative aggravanti. Le truffe che hanno come vittima le persone anziane si caratterizzano anche per la loro indefinibilità in termini statistici per la ovvia ritrosia nello sporgere denuncia, alimentata spesso dalla vergogna nei confronti dei familiari per aver subito un reato subdolo e odioso. L'attuale formulazione dell'art. 640 prevede come pena per l'autore la reclusione da sei mesi a tre anni e la multa da 51 a 1032 euro. Nell'ipotesi aggravata la pena è prevista tra uno e cinque anni di reclusione con una multa da 309 a 1549 euro. Soprattutto, niente misure cautelari in carcere per pene detentive non superiori a 3 anni: in buona sostanza, truffatori quasi sempre a piede libero!

Da sottolineare anche la "risicata" quantità dei reati di truffa di questo tipo che giungono alla fase processuale, proprio in virtù della estrema volatilità rispetto alla possibilità di costruire un impianto accusatorio capace di poter affrontare la fase dibattimentale.

Come accennato, il Parlamento discute adesso una proposta per innalzare le pene previste per il reato di truffa, con particolare riferimento al caso in cui la vittima prescelta sia un anziano. Considerando in primo luogo l'aspetto relativo alla parte sanzionatoria si può cercare di analizzare come qualche altro Stato si sia già mosso a livello legislativo per salvaguardare maggiormente le persone anziane da questo tipo di reato.

Nella legislazione svizzera, per esempio, l'art. 146 prevede una pena detentiva sino a cinque anni con una pena pecuniaria per chi commette il reato di truffa, differenziando la sanzione qualora il colpevole sia abitualmente dedito alle truffe e sanzionandolo in questo caso con una pena detentiva sino a 10 anni oppure ad una pena pecuniaria di 90 aliquote giornaliere (un'aliquota giornaliera va da un minimo di 30 a un massimo di 30.000 franchi corrisponde a un giorno di pena detentiva).

Nella legislazione francese all'art 331-1 la truffa è un delitto che viene sanzionato con una pena massima di 5 anni di reclusione e 375.000 euro di ammenda, oltre l'indennizzo dei danni subiti dalla vittima.

Qualora la truffa abbia come vittima una persona definita "vulnerabile" per l'età, perché malata, inferma, portatrice di handicap fisico o psichico o se si tratta di una donna incinta le sanzioni diventano rispettivamente di 7 anni e 750.000 euro. Il tentativo di truffa nella legislazione francese viene punito con le stesse sanzioni previste per la commissione del reato.

Nella legislazione inglese, tenendo presenti le differenze sostanziali insite nel sistema di Common Law, va sottolineato come la materia delle truffe sia stata oggetto di una sistematizzazione denominata "Fraud Act" del 2006. In essa sono minuziosamente delineate le ipotesi di reato previste come truffe o frodi commesse sia da privati che da componenti di società. Secondo recenti statistiche il 53% della popolazione inglese di oltre 65 anni ha subito un tentativo di truffa.

Le sanzioni variano da un minimo di 12 mesi a un massimo di 10 anni di reclusione e possono essere abbinate a multe; le pene vengono sensibilmente aumentate qualora i reati siano commessi in ambito societario. Come per tutte le vittime dei reati in Inghilterra esiste un'interessante forma di tutela delle vittime per favorirne in ogni modo la testimonianza attraverso uno specifico Ufficio di supporto ai testimoni gestito dal Crown Prosecution Service (organismo autonomo che persegue i reati su cui sono state condotte indagini dalla polizia in Inghilterra e Galles) e dalla Polizia: il compito di questo Ufficio è facilitare la testimonianza delle persone anziane sia dal punto di vista psicologico che per le problematiche logistiche, come ad esempio andare a prendere le persone a casa ed accompagnarle in tribunale.

In Spagna con la riforma del codice penale del 2015 anche il reato di truffa ha subito aggiornamenti. Gli articoli dal 248 al 250 elencano le varie fattispecie di truffa con le aggravanti. Le sanzioni partono dalla reclusione da uno a sei anni e le ammende sono commisurate alla pena detentiva e sono calcolate come multipli della somma che costituisce il provento del reato.

Quello che emerge da questa veloce carrellata è la severità delle sanzioni previste nei vari ordinamenti. A fianco delle normative ogni nazione attua strategie di informazione che non sono però appannaggio esclusivo delle forze di polizia: vi sono molte associazioni volontarie a sostegno dei cittadini che partecipano attivamente alla prevenzione informando costantemente e puntualmente i cittadini (per esempio Age Uk è una associazione di beneficenza inglese impegnata nel sociale che ha commissionato all'università di Leicester uno studio sull'impatto dei reati di truffa sulle persone anziane pubblicato nell'aprile del 2015).

Si nota, inoltre, una tendenza a normare nello specifico cercando di prevedere più ipotesi delittuose anche e soprattutto per il costante incremento dei reati di truffe che vengono interamente realizzati via internet. La truffa infatti è una delle figure criminose più complesse, perché implica un enorme numero di azioni e comportamenti profondamente diversi tra loro e dei quali difficilmente si può provare l'esistenza soprattutto quando si hanno modalità di attuazione rapide, sarei tentato di dire inserite nel contesto della vita quotidiana.

In conclusione, possiamo ben dire che gli elementi che concorrono a ridurre i reati di truffa contro gli anziani si confrontano con le norme e con la loro capacità di costituire un deterrente credibile e vengono contrastate con la paziente opera informativa che le forze di polizia seguono con attenzione. D'altro canto è necessaria anche una riflessione sul ruolo delle vittime, sui motivi che portano ad invertire regole e comportamenti fino a pochi anni fa ritenuti sacri e cioè il rispetto per la persona anziana, la solidarietà come forma di aiuto per la sua debolezza.

Come ha recentemente sottolineato anche lo Spi Cgil, "i reati contro gli anziani sono particolarmente gravi e odiosi perché chi li commette si approfitta di una condizione di solitudine e di fragilità".

A mio avviso, oltre a una assistenza adeguata alle vittime con una sempre maggiore prevenzione nei loro confronti, compreso un necessario adeguamento della pena prevista, sarebbe opportuno considerare l'eventualità di punire maggiormente anche il tentativo di truffa, per creare un effetto deterrente di maggior peso. E chissà se almeno su questo riusciremo ad adeguarci alle migliori e più efficaci legislazioni europee.

 

DANIELE TISSONE

Segretario generale

SILP per la CGIL


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