TUTELA DELLA SALUTE DEI FINANZIERI. IL COBAR DELL’AERONAVALE INTERVIENE SULLE DICHIARAZIONI DEL MARESCIALLO GDF CAROFIGLIO ALLA COMMISSIONE PARLAMENTARE D’INCHIESTA.

venerdì 27 aprile 2018

Il maresciallo della Guardia di finanza in congedo, Giuseppe Carofiglio, nel corso di un'audizione davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti dell’utilizzo dell'uranio impoverito ha riferito: «nel 1994 ho scoperto che presso il deposito della Montagna Spaccata, (della Marina Militare, ndr.) di Napoli, c'erano una ventina di casse, con sopra il simbolo della radioattività, con dentro 576 munizioni classificate 'isotopo 238'».

L’ispettore, dopo la scoperta, è tornato nel deposito "con un contatore geiger, un apparecchio non molto sensibile, i cui led però si accesero subito in presenza delle casse"; quindi ha informato subito il Comando Generale. «Di fronte ai miei dubbi da Roma mandarono addetti dell'allora Anpa (l'Agenzia di protezione ambientale) che, senza indossare alcuna protezione, entrarono nel deposito per un sopralluogo. 'Non c'è da preoccuparsi', mi dissero, ma viste le casse se ne allontanarono subito. Rilevarono la radioattività e lo scrissero nei verbali. Ma prima di andarsene, ci dissero: 'basterebbe tenere una sola di queste munizioni sulla scrivania per un anno per ammalarsi di cancro'[1]».

A seguito dell’esame testimoniale reso dal maresciallo, la Commissione ha ricevuto una nota del Comandante Generale della Guardia di Finanza del 26 ottobre 2017, che indica la detenzione/presenza di 576 proiettili ‘API’ realizzati con uranio impoverito. Tali proiettili sarebbero stati ‘smaltiti’ nel corso di un’esercitazione presso un Poligono militare in provincia di Latina (Torre Astura) nel 1994.

«Un risultato importantissimo raggiunto dalla Commissione – ha dichiarato l’on. Gian Piero Scanu, nel corso di una intervista - è costituito dall'approvazione della legge sulla trasparenza nelle attività nei poligoni. Fino allo scorso 31 dicembre, infatti, all'interno dei poligoni non era prevista alcuna azione di controllo finalizzata al conseguimento di un'informazione puntuale, capillare sulle modalità di uso dei poligoni, sul tipo di munizionamento che veniva utilizzato e distrutto. Non si dava conto di nessun tipo di attività svolta anche dai cosiddetti clienti stranieri, perché la mentalità invalsa era che, di fatto, quelle fossero questioni riservate alla conoscenza oltre alla competenza delle forze armate[2]».

Nel corso di quella stessa intervista, alla domanda quante sono le vittime e i malati a causa dell'uranio impoverito? Si hanno delle cifre in merito?

Gian Piero Scanu ha risposto: «Le cifre ufficiali non esistono, perché di fatto di ufficiale fino alla vigilia della presentazione della relazione non esisteva niente. Esistono però dei rilievi effettivi da cui possiamo apprendere che i morti per l'uranio impoverito sono circa 400, quelli ammalati sono alcune migliaia».

Il Consiglio di Base della Rappresentanza Militare affiancato al Comando Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza, ha chiesto di conoscere l’eventuale impiego di tale munizionamenti a bordo delle unità P.01 “Zara” e P.02 “Vizzari”, utilizzati dal Corpo nel periodo in cui vennero rinvenuti i proiettili oggetto dell’inchiesta in esame.

PER LEGGERE LA DELIBERA 2/57/XI del COBAR COAN CLICCA QUI.

PER LEGGERE LA REZIONE FINALE SULL'ATTIVITA' DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA CLICCA QUI

[2] Per un approfondimento più generale sulle questioni protette dalla, cosiddetta, stampigliatura di stato, vedi IL SEGRETO DI STATO: LO ‘SPAURACCHIO’ DI GIORNALISTI, MILITARI, POLIZIOTTI E AGENTI SEGRETI (nota a commento di Walter Bazzanella) - di Cleto Iafrate.

 

 


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