IL RICONOSCIMENTO DEI DIRITTI SINDACALI: VIGILANZA E PRESSIONE DEMOCRATICA SU GOVERNO E LEGISLATORE PER UNA PIENA ATTUAZIONE DEI PRINCIPI COSTITUZIONALI - di Vincenzo Vacca

martedì 05 giugno 2018

Le dichiarazioni fatte recentemente dalla neoministra della Difesa, Elisabetta Trenta, in ordine alla sua intenzione di provvedere al riconoscimento di associazioni sindacali anche per il mondo militare, hanno suscitato giustamente grosse aspettative da parte di chi da decenni si batte per ottenere questo sacrosanto diritto.

E’ chiaro che l’annunciata sentenza della Corte Costituzionale che dichiarerà parzialmente incostituzionale l’attuale divieto di formare dei sindacati da parte dei militari, all’atto del suo deposito, consentirà immediatamente la costituzione di sindacati con i limiti giuridici espressamente indicati dalla Suprema Corte: divieto di collegamenti con sindacati di altre categorie di lavoratori e possibilità di discutere e fare proposte solo sugli argomenti previsti per le attuali Rappresentanze.

Pertanto, sarà importante che il Governo presenti una organica riforma legislativa in tal senso e, quindi, ispirata alla menzionata sentenza. Affinchè i tempi non siano lunghi, occorrerà non solo la presentazione di un progetto di legge, ma anche un impegno da parte dell’Esecutivo di calendarizzare l’approvazione della Legge.

A questo scopo sarà certamente importante la vigilanza e la pressione democratica da parte di tutti i soggetti sensibili a una nuova e più avanzata disciplina legislativa in materia di tutele sindacali per il mondo militare. Certamente non mancherà l’attenzione e l’impegno di Ficiesse e, credo, delle associazioni che si andranno a costituire successivamente alla parziale dichiarazione di incostituzionalità in questione.

Ficiesse, già da tempo, ha avviato una riflessione sulle iniziative da intraprendere una volta che sarà giuridicamente possibile costituire sindacati in ambito militare, ma non meno importante sarà promuovere una sensibilizzazione nei confronti di tutte le forze politiche, di governo e di opposizione, nonché nei confronti dell’opinione pubblica allo scopo di arrivare all’approvazione in tempi non lunghi di una legge che ponga fine a questo negato esercizio di diritto sindacale.

Pertanto, è auspicabile che i gruppi parlamentari si confrontino con i soggetti per i quali si va a legiferare, in quanto la legge, se si vuole garantire una effettiva innovazione, dovrà regolamentare le modalità di contrattazione sindacale e di tutele collettive e individuali. Sono aspetti non di poco conto, considerando le varie peculiarità istituzionali dei Corpi di polizia a ordinamento militare e il resto del mondo militare.

Sarebbe necessaria una diffusa discussione pubblica su questi argomenti che ponga le basi, anche culturali, per l’approvazione di una legge che vada a superare posizioni conservatrici dettate da timori sugli effetti della riforma di cui stiamo trattando. Il confronto dialettico permetterebbe di chiarire, tra l’altro, che le tutele sindacali vanno in direzione del benessere del personale e, quindi, quest’ultimo potrà dare un apporto ancora migliore a delicati compiti lavorativi. Sono del parere che la bontà di una legge la si misura soprattutto sulla base del grado di partecipazione e di elaborazione che la stessa ha avuto nella fase precedente alla effettiva promulgazione.

Pertanto, la dichiarazione di parziale incostituzionalità, sebbene storica e fondamentale, è una sfida per il Legislatore e per tutti i soggetti direttamente e indirettamente coinvolti, in quanto occorre riempirla di contenuti per dare gambe solide ai principi costituzionali che hanno determinato la decisione della Corte Costituzionale.

 

Vincenzo Vacca

(Segr. Naz.le Ficiesse).


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