IL SINDACATO E’ UNA GRANDE OCCASIONE DI CRESCITA PER TUTTO IL MONDO MILITARE. I Promotori del S.I.L.F.

lunedì 10 settembre 2018

IL SINDACATO E’ UNA GRANDE OCCASIONE DI CRESCITA PER TUTTO IL MONDO MILITARE. I Promotori del S.I.L.F.

In un ambiente esasparatamente conservatore come quello militare ogni cambiamento è visto più come potenziale pericolo che come un’opportunità. Figuriamoci il sindacato.

Sinora tutti i tentativi di riformare il sistema della rappresentanza militare (fermo al 1978!) sono falliti difronte al poco coraggio della politica ed alla contrarietà degli Stati Maggiori. Nel frattempo l’interesse del personale sull’argomento è andato via via scemando per effetto dell’estensione ai militari delle migliorie economiche e di diritti conquistate dal sindacato di polizia.  

Resta il fatto che la Costituzione (art. 52) ed i Trattati internazionali cui l’Italia ha aderito consentono la limitazione (e non la negazione assoluta!) dei diritti sindacali ai militari ed ecco che si è arrivati alla storica sentenza n. 120/2018 della Consulta dello scorso aprile. Questa pronuncia costringe (perché senza non l’avrebbe mai fatto!) il legislatore ad affrontare la questione.

L’argomento è delicato e la materia complessa. Per mettere a punto una buona legge è fondamentale mettere da parte posizioni preconcette e chiarire che il sindacato non è una “contro-gerarchia” parallela e/o la fine della capacità operativa (come paventa qualche generalone) e non è strumento di rivalsa/vendetta verso i superiori (come proclama qualche aspirante sindacalista).

Crediamo che facendo tesoro dell’esperienza delle rappresentanza militare e del sindacato di polizia vi sia la possibilità di scrivere norme in grado di coniugare operatività ed efficacia delle amministrazioni con i diritti del personale.

Tempistica. La legge va approvata in tempi rapidissimi perché la sentenza n. 120/2018 già concede ai militari il diritto di costituirsi in associazioni professionali a carattere sindacale, seppur subordinandolo al preventivo assenso ministeriale e con le stesse limitazioni previste per la rappresentanza militare. Una circostanza che genera una situazione di caos non sopportabile a lungo. Nel frattempo, in attesa della legge, è assolutamente urgente un intervento governativo che dia agibilità alle costituendi organizzazioni sindacali.

Autonomia e forma giuridica. Il sindacato non è (e non può essere) un organo interno all’amministrazione come la rappresentanza militare. Pertanto, sono “fuori gioco” tutte le proposte che prevedono la sopravvivenza di consigli interni a fianco delle associazioni sindacali.

Controllo, democraticità e trasparenza. Come ribadito dalla stessa sentenza della Consulta, il sindacato del personale militare sarà assoggettato a regole più restrittive rispetto al resto delle organizzazioni sindacali in termini di controllo, democraticità e trasparenza. Appare però eccessivo il mantenimento dell’assenso preventivo oggi previsto dall’art. 1475 co. 1 del C.O.M.. In questo senso, sono auspicabili soluzioni più equilibrate.

Neutralità. I sindacati del personale militare dovranno essere neutrali rispetto alla politica. Sacrosanto. Però essere neutrali non vuol dire solo non avere rapporti diretti ed organici con le confederazioni sindacali, come magari si poteva essere qualche decennio fa. Ecco che, qualora dovesse permanere il divieto di confederazione con altre organizzazioni sindacali, occorre coerentemente prevedere norme più puntuali e precise anche con riferimento a partiti e movimenti politici. Non è possibile pensare che un sindacato non possa essere confederato con altri sindacati, mentre un militare/carabiniere/finanziere (anche con incarichi sindacali) possa essere iscritto ad un partito ed assumere incarichi politico/amministrativi (parlamentare, consigliere, ecc.).

Rappresentatività e pluralismo. L’esperienza del sindacato di polizia insegna che un’eccessiva frammentazione porta ad atteggiamenti ultra-corporativi ed al collasso delle procedure negoziali. La soluzione a questo problema non è l’imposizione per legge di un sindacato unico o anche di una sorta di consiglio sindacale unico che soffocherebbe ogni pensiero minoritario. Bisogna trovare il giusto equilibrio tra pluralismo e funzionalità agendo sulle soglie di rappresentatività per l’accesso alla contrattazione. In ambito territoriale è auspicabile l’istituzione delle R.S.U. per limitare la frammentazione ed avvicinare (con la votazione diretta) la rappresentanza al personale. Assolutamente da evitare infine sono i sindacati mono ruolo, mono categoria o mono gruppi di interesse.

Relazioni con le Istituzioni. Sinora il rapporto della rappresentanza militare con le istituzioni è stato sempre “mediato” dagli Stati Maggiori, persino in sede di concertazione. Questa limitazione va superata! I sindacati dovranno avere una rapporto diretto con le istituzioni.

Contrattazione e poteri contrattuali. Prima ancora che lo strumento con cui si esercitano i diritti sono importanti i poteri. In questo senso la nuova legge dovrà necessariamente adeguare alla nuova impostazione sindacale le norme che regolano il procedimento e le materie oggetto di concertazione/contrattazione (d.lgs. n. 195/1995).

Rapporti interforze. L’esistenza di un comparto unico (sicurezza e difesa) formato da amministrazioni dipendenti da Ministri diversi, con ordinamenti, esigenze e funzioni diversi, impone il potenziamento del secondo livello di contrattazione di amministrazione (così come avviene nel resto del pubblico impiego e del mondo del lavoro privato). In questo senso è assolutamente necessario prevedere l’istituzione di sindacati per singola amministrazione che poi si potrebbero liberamente confederare tra loro. Ogni altra soluzione sarebbe di ostacolo alla funzionalità dei futuri organismi sindacali, come dimostra l’esperienza fallimentare del Co.Ce.R. Interforze.

I promotori del SILF (Sindacato Italiano Lavoratori Finanzieri)

Ficiesse.it

 

 


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