UN GIORNO PER LA MEMORIA. UN LIBRO CONTRO LA CAMORRA. Commento di Vincenzo Vacca

martedì 13 novembre 2018

Sono stati scritti molti libri incentrati sulle organizzazioni mafiose. Sono stati scritti saggi, romanzi, poesie e tanto altro e si spera che si continui a scriverne. Di mafie, considerata sia la loro pericolosità che la loro pervasività, continua a essere sempre importante scriverne. Per il momento, non dobbiamo e non possiamo ancora leggere la parola “fine” in ordine a Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra, ma occorre tenere alto il livello di attenzione su questi fenomeni criminali.

Tra i tanti libri scritti su questi argomenti, voglio segnalare quello intitolato “un giorno per la memoria” a cura di Anna Copertino. Questo libro compendia una serie di racconti di autrici e autori vari. Ognuno di loro ha immaginato di essere, per un giorno, una specifica vittima della camorra.

Anna Copertino, da molti anni, è attivamente impegnata sul fronte della legalità e, battersi in una Regione come la Campania per la legalità, inevitabilmente, in primo luogo, necessita contrastare la camorra, nei suoi vari aspetti. Ecco perché, come giornalista e scrittrice, Anna Copertino ha curato questo libro, scrivendo a sua volta uno dei racconti.

L’aspetto fondante del libro, come già accennato, è quello di essere stato scritto a partire dalle vittime. Questo è di fondamentale importanza, perché mettendo al centro le vittime, si focalizza, in fin dei conti, il peggior risultato disumano dei poteri criminali: la morte di persone di ogni età, spesso colpite solo perché erano casualmente presenti sui luoghi in cui si esprime l’estrema violenza dei criminali. La morte violenta delle persone comporta il relativo carico di dolore che colpisce, naturalmente, i famigliari delle vittime: padri, madri, mariti, mogli, figli, etc..

Leggendo questo libro, si entra nel vivo dei sentimenti che vengono colpiti. Si avverte plasticamente che la contrapposizione alla mafie è una contrapposizione tra la vita e la morte. Combatterle sta a significare che ci si schiera per la vita, per tutto quello che essa può rappresentare: sogni, speranze, gioie, delusioni e che in un attimo vengono cancellate dalla barbarie mafiosa. Infatti, il libro non si sofferma particolarmente sulla biografia delle persone uccise, ma le autrici e gli autori hanno narrato il grumo di sentimenti che avvertivano le vittime, immedesimandosi nelle stesse.

Quello che viene in mente, immergendosi nel contesto letterario del libro che, per definizione, è quello maggiormente attrezzato a descrivere gli esseri umani nelle loro infinite sfaccettature, è quel becero senso comune, che pure è stato egemone, per il quale, laddove avvenivano violenze di ogni tipo, ci si voleva tranquillizzare pensando che esiste un netto confine tra “persone perbene” e criminali e, quindi, per un malinteso senso della propria tranquillità, si riteneva che era sufficiente che i criminali si sparassero tra loro, senza coinvolgere altri.

Questa perniciosa idea si è rilevata completamente infondata, in quanto, è sufficiente per confutarla pensando al fatto che i criminali si sparano tra loro al fine del controllo del territorio sul quale, una volta eliminati i concorrenti, eserciteranno ogni forma di vessazione, a scopo lucrativo, nei confronti di coloro che vivono in quel determinato territorio.

La lettura di un libro come “un giorno per la memoria” rappresenta una potente opportunità di ulteriore presa di coscienza da parte della società civile circa l’importanza di opporsi alla tracotanza mafiosa nelle sue varie espressioni geografiche. Questo libro è un manifesto dell’antimafia dei sentimenti. Un inno alla vita vera che è negata dalla presenza delle mafie, in quanto, prima o poi, direttamente o indirettamente, si può rimanere coinvolti nella ferocia criminale mafiosa, pur ritenendosi parte integrante delle “persone perbene”.

Ecco perché chi ha preso parte alla stesura del libro, e, in particolar modo, la curatrice, hanno dimostrato una particolare sensibilità, sia per la riuscita struttura narrativa, sia per la capacità di immaginare l’interiorità delle vittime. Questa combinazione letteraria, per il suo particolare taglio, fa maturare un messaggio di speranza. Un vero e proprio faro nella notte buia.

Vincenzo Vacca

Segretario nazionale FICIESSE


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