L'INTERVISTA AL NUOVO DIRETTORE DELL'AGENZIA DELLE ENTRATE DEL SOLE 24 ORE: "CON LA FATTURA ELETTRONICA LA NUOVA MAPPA DEL RISCHIO PER IL CONTRASTO ALL'EVASIONE" Sole24ore

venerdì 11 gennaio 2019

L'INTERVISTA AL NUOVO DIRETTORE DELL'AGENZIA DELLE ENTRATE DEL SOLE 24 ORE: "CON LA FATTURA ELETTRONICA LA NUOVA MAPPA DEL RISCHIO PER IL CONTRASTO ALL'EVASIONE" - da Il Sole24Ore
 
Antonino Maggiore. Già al lavoro un team di tecnici per analizzare i dati in arrivo. Nessun problema sulla rete: 8 milioni di documenti ricevuti e il 7,3% scartato. Recupero del 2018 in linea con gli anni precedenti, dalla compliance +45%, i versamenti spontanei crescono di oltre il 12%
 
di Jean Marie Del Bo, Marco Mobili e Giovanni Parente

«A chi crede che non sapremo utilizzare i milioni di dati che stiamo già ricevendo con la fatturazione elettronica dico che queste informazioni saranno alla base delle nuove analisi di rischio per il contrasto all’evasione». A dirlo è Antonino Maggiore, direttore dell’agenzia delle Entrate, che rilancia sulle potenzialità del nuovo strumento: «Con questi dati potremmo iniziare a lavorare da subito anche alla precompilata Iva. Che non sostituirà le comunicazioni di liquidazione e la dichiarazione annuale, ma offrirà un supporto per snellire e semplificare gli adempimenti dei contribuenti».
Maggiore non vuole perdere tempo e annuncia che «c’è già un tavolo tecnico al lavoro sui dati della fatturazione elettronica e su come utilizzarli per le analisi di rischio. Le informazioni saranno processate per arrivare a definire degli indici in grado di indirizzare i controlli in modo puntuale. Nessuna pesca a strascico, lo confermo».
Non vuole essere una difesa d’ufficio dell’e-fattura. Il generale (ora fuori ruolo) della Guardia di Finanza, chiamato a dirigere la macchina amministrativa del Fisco, respinge così al mittente le critiche sui presunti disservizi nella prima settimana di avvio dell’obbligo della fatturazione elettronica tra privati.
Ma davvero si sbaglia chi dice che ci sono blocchi e ritardi nel Sistema di interscambio (Sdi)?
Siamo a oltre 8 milioni di documenti già trasmessi da più di 300mila operatori appartenenti a categorie diverse. Gli scarti sono del 7,3% e, come ribadito a più riprese, il partner tecnologico Sogei ha installato delle “sonde” che monitorano ogni 5-10 minuti i server e che non hanno rilevato alcuna anomalia.
Bastano le sonde per scongiurare disservizi e malfunzionamenti?
Ci aiutano a monitorare lo strumento in tempo reale, ma voglio precisare che al debutto della fattura elettronica non siamo certo arrivati impreparati. Abbiamo ascoltato e accolto le istanze delle associazioni di categoria, dei professionisti così come quelle del Garante della privacy con cui abbiamo risolto le criticità evidenziate dalla stessa Authority. Ne è riprova la legge di Bilancio appena approvata dove abbiamo condiviso alcuni correttivi proposti dagli operatori e accolti dal Governo, come ad esempio, il divieto di emissione del documento elettronico per medici, farmacisti e altri soggetti che trasmettono dati al sistema Tessera sanitaria.
È proprio convinto che la fattura elettronica possa ridurre l’evasione o sono necessari ulteriori strumenti?
Chi non emetteva fattura per frodare il sistema non sarà, solo per questo, incentivato a farlo. Ma chi emetteva fatture false ora ci penserà bene prima di inviare un documento che sarà a disposizione dell’amministrazione finanziaria. Con il nuovo strumento si potranno intercettare situazioni anomale legate a comportamenti evasivi nei confronti dei quali si potrà agire in tempi molto più rapidi rispetto al passato mediante azioni mirate di controllo. Senza dimenticare l’altra grande potenzialità che ci offre la fattura elettronica. Mi riferisco alla possibilità di segnalare ai contribuenti eventuali incoerenze che dovessero emergere dall’analisi dei dati consentendone la correzione.
Quindi un ulteriore incentivo alla compliance?
Certamente, l’azione dei nostri uffici si concretizzerà principalmente attraverso comunicazioni di alert nelle situazioni considerate meno a rischio. Come detto, i controlli più invasivi saranno concentrati solo nei confronti dei soggetti considerati maggiormente a rischio di evasione.
Si può dire che siamo giunti al Fisco «4.0»?
Diciamo che è stato intrapreso un percorso importante. Un percorso verso la digitalizzazione e la modernizzazione del fisco. La fatturazione elettronica ne è un esempio lampante. E a luglio sarà la volta dell’invio telematico dei corrispettivi. Stiamo cercando di gestire al meglio la fase di avvio per limitare al minimo i disagi di imprese e professionisti. Superato questo primo step, siamo sicuri che i benefici, in termini di risparmi e crescita, saranno un valore aggiunto che unito ai corrispettivi informatici ci consentirà di realizzare tutta una serie di servizi profilati e personalizzati che ridurranno sensibilmente gli adempimenti fiscali liberando risorse e in definitiva realizzando un rapporto più trasparente, franco e dialogante con l’amministrazione finanziaria.
Se l’e-fattura è il futuro nella lotta all’evasione come si è chiuso il 2018? Soprattutto dopo 9 mesi di “annunci” della pace fiscale.
Siamo soddisfatti. I dati sono ancora in corso di acquisizione e verifica e il valore definitivo arriverà soltanto per la fine di febbraio, ad oggi abbiamo già registrato un aumento del 45% degli incassi da compliance e un incremento del 12% dei versamenti diretti. Maggiori incassi che consentono di allineare le riscossioni a quelle degli anni precedenti e allo stesso tempo testimoniano una migliore qualità dell’attività di accertamento. Occorre ricordare, poi, che nello stesso periodo del 2017 il gettito della lotta all’evasione era sostenuto dalle consistenti entrate della rottamazione delle cartelle e dalla chiusura delle liti pendenti. Nel 2017 infatti la sola definizione agevolata dei ruoli per le entrate erariali aveva assicurato oltre 4 miliardi di euro più gli incassi della definizione delle liti pendenti che erano stati pari a 800 milioni, contro i circa 2 miliardi della riedizione della rottamazione registrati nel 2018.
Non sviamo dai condoni, ne esistono ben 10 di varia natura. Che impatto avranno sulla vostra attività?
Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da misure come la rottamazione delle cartelle o la voluntary disclosure che in maniera diversa hanno impegnato gli uffici dell’agenzia delle Entrate e di agenzia delle Entrate – Riscossione, senza tuttavia limitarne la capacità operativa. Ritengo quindi che non ci siano particolari criticità in tal senso. Tra dirigenti e funzionari abbiamo personale qualificato e preparato.
L’ultimo condono arrivato in ordine di tempo è il saldo e stralcio che ruota tutto sull’Isee, non proprio uno strumento tipico della vostra cassetta degli attrezzi…
Ci siamo già attivati con l’Inps. Siamo in contatto per avere un’analisi mirata dei dati e delle informazioni sui soggetti che presentano l’indicatore della situazione economica equivalente.
Vi aspettate che qualche contribuente cerchi di approfittarne pur non avendone diritto?
La definizione agevolata riguarderà solo gli omessi versamenti per i quali c’erano già stati controlli automatizzati (36-bis per le dirette e 54-bis per l’Iva) e sarà quindi rivolta ai contribuenti che hanno dichiarato ma non sono riusciti a versare trovandosi in difficoltà economica.
Anche nella lotta all’evasione si parla sempre più di grandi evasori contrapposti a piccoli evasori. Come cambia la strategia del Fisco per intercettare le diverse forme di evasione senza dare l’idea di essere più tolleranti con alcuni e più severi con altri?

Le metodologie di controllo nei confronti dei contribuenti tengono conto della tipologia di soggetto passivo d’imposta. L’amministrazione finanziaria è impegnata sul duplice fronte della promozione della compliance dando supporto all’adempimento e sia nei controlli diretti al contrasto all’evasione e all’elusione fiscale, che costituiscono le due direttrici fondamentali dell’attività strategica dell’agenzia delle Entrate, individuando approcci differenziati a seconda della tipologia di contribuente: persone fisiche, piccole e medie imprese e grandi contribuenti.
Ma sulle grandi frodi?
Concentriamo risorse e attenzioni sui contribuenti meno collaborativi e trasparenti che hanno strutturato complessi sistemi di evasione e di frode o, comunque, ritenuti maggiormente a rischio. E questo tenendo conto delle peculiarità che connotano ciascuna realtà economica e territoriale. Le attività di analisi e contrasto in materia antifrode hanno portato all’approfondimento della posizione fiscale di oltre 3.700 soggetti coinvolti in fenomeni fraudolenti. In particolare, in materia di contrasto alle compensazioni di crediti inesistenti, le analisi hanno portato all’individuazione e alla segnalazione di oltre 700 milioni di euro di crediti indebitamente compensati. Le indagini in materia di frodi all’Iva hanno portato alla contestazione/segnalazione di 340 milioni di euro di maggiore Iva dovuta. E ben 235 milioni di euro maggiore imponibile contestato sul fronte delle imposte dirette. E non è tutto.
In che senso?
Sulle frodi c’è anche un’intensa attività preventiva. Nel 2018 è stato sviluppato un progetto specifico per il contrasto alle frodi Iva realizzate con false dichiarazioni d’intento. In questo contesto, è stato svolto un lavoro di analisi utilizzando le banche dati disponibili e che ha consentito di intercettare oltre 130 soggetti privi dei requisiti per essere considerati esportatori abituali. Nei confronti dei falsi esportatori sono stati avviati controlli mirati per bloccare tempestivamente il flusso di fatturazione senza Iva. Sono 723 le warning letters recapitate dall’Amministrazione ed estese anche a 414 cedenti, in cui abbiamo evidenziato la falsità delle lettere d’intento ricevute e la possibilità di operare la variazione delle fatture già emesse senza Iva. Il falso plafond indicato nelle dichiarazioni d’intento intercettato è pari a oltre 1,5 miliardi di euro.
È la prima volta che un generale ancora in servizio viene chiamato a guidare la macchina amministrativa del fisco italiano. È scontata la piena collaborazione con le Fiamme gialle?
L’Agenzia e la Guardia di Finanza lavorano da anni a stretto contatto, realizzando analisi del rischio congiunte per la mappatura dei fenomeni evasivi e per la predisposizione dei rispettivi piani di intervento, pertanto l’estensione alla GdF della possibilità di accedere ai dati dell’archivio dei rapporti finanziari consentirà di rafforzare ulteriormente questa collaborazione, dando maggiore incisività e tempestività alle attività di contrasto all’evasione.
Appunto, Parlamento e il Governo con il decreto fiscale hanno rilanciato aprendo l’Anagrafe dei conti alla GdF. Quali sono gli obiettivi per l’anno appena iniziato?
Nel 2019 sarà portata a termine la sperimentazione, attualmente in corso sulle società di persone e di capitali che, pur avendo accrediti sui conti correnti d’importo significativo, hanno omesso la presentazione della dichiarazione ai fini delle imposte dirette e dell’Iva, oppure l’hanno presentata in parte non compilata e, parallelamente, sarà avviata una sperimentazione incentrata sulle società che, invece, hanno adempiuto agli obblighi dichiarativi ma presentano rilevanti incongruenze nei flussi finanziari. Basti pensare che abbiamo già trasmesso agli uffici circa 1.200 segnalazioni di posizioni potenzialmente a rischio che hanno movimento sui conti oltre un milione di euro.
Credete nella potenzialità dello strumento?
L’intenzione dell’Agenzia è sicuramente quella di sfruttare maggiormente le potenzialità delle informazioni finanziarie, sia partendo dai risultati di queste prime attività sperimentali, sia realizzando specifiche analisi del rischio in coordinamento con la Guardia di Finanza. Una risposta alle sollecitazioni della Corte dei conti in tal senso che ha raccomandato un maggiore utilizzo del patrimonio informativo a disposizione.
Imprese sempre nel mirino. Quali sono le linee di intervento per l’evasione delle persone fisiche?
Per questi soggetti – già oggetto di una sperimentazione nel corso del 2018 – l’Agenzia sta operando per utilizzare le informazioni dell’Archivio dei rapporti finanziari nel rispetto delle disposizioni in materia di trattamento dei dati personali e delle indicazioni fornite dal Garante della privacy. Il nostro obiettivo è poter passare presto alla messa a regime dei modelli elaborati, per selezionare i soggetti destinatari dei controlli in modo sempre più mirato e significativo.
È la continuazione e del rafforzamento di un percorso già avviato?
Gli obiettivi fissati dalla manovra e le misure contenute nel decreto fiscale rendono imprescindibile un’azione integrata tra i due enti, sia a livello operativo, sia in termini di condivisione dei dati e delle informazioni. Oltre all’accesso alle informazioni presenti nell’Archivio dei rapporti finanziari, la sinergia rafforzata è prevista anche con riguardo allo scambio automatico di informazioni, con l’agenzia delle Entrate chiamata a fornire alla GdF, su richiesta, elementi e specifiche informazioni. Inoltre, nell’ultima convenzione con il Mef è stato introdotto, in linea con l’Atto di indirizzo, uno specifico indicatore che serve a valutare le iniziative svolte da parte dei due enti e che riguarda il numero di soggetti sottoposti ad analisi congiunta per predisporre in modo efficace e integrato i rispettivi piani di intervento annuali. Tutto, insomma, va nella direzione di una collaborazione estesa e strutturata.
Non avete più il redditometro, l’Anagrafe dei rapporti finanziari è ancora sperimentale, gli studi di settore saranno archiviati con gli Isa al debutto. Il fisco ha sempre meno strumenti per il contrasto all’evasione?
Lo strumento del redditometro non è stato eliminato dall’ordinamento tributario ma sarà rimodulato sulla base di un nuovo decreto del ministero dell’Economia e delle finanze volto all’aggiornamento della valorizzazione degli elementi indicativi di capacità contributiva in base alla propensione alla spesa riferibile a ciascun soggetto.
E invece dagli Isa cosa si aspetta?
Gli studi di settore svolgevano un ruolo importante già in fase dichiarativa, con riferimento agli esiti sulla compliance delle imprese di piccole e medie dimensioni e dei lavoratori autonomi. Gli Isa saranno utilizzati, sempre con l’obiettivo di incrementare la compliance dichiarativa.
Qual è il bilancio degli alert?
Con riferimento alle comunicazioni inviate nel 2017 sono stati stimati circa 170 milioni di euro di maggior base imponibile ai fini delle imposte dirette mentre, con riferimento alle comunicazioni di anomalie inviate nel 2015 e nel 2016, sono stati attivati circa 35mila accertamenti, per una maggiore imposta accertata di oltre un miliardo di euro.
Allora cosa cambierà nell’immediato futuro con quelle che sono state definite “pagelle fiscali”?
Dagli Isa, che troveranno applicazione a partire dall’anno d’imposta 2018, non potranno derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Va ricordato, poi, che la norma di riferimento dispone che agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza, nel definire specifiche strategie di controllo basate su analisi del rischio di evasione fiscale, tengano anche conto del livello di affidabilità fiscale dei contribuenti e delle informazioni presenti nell’Anagrafe dei rapporti finanziari.
Qualche indicazione sul regime premiale dei nuovi Isa su cui c’è grande attesa di professionisti e associazioni di categoria?
È in agenda e ci stiamo lavorando. Del resto per i contribuenti che riporteranno punteggi elevati ci sono significativi vantaggi, come ad esempio la riduzione dei termini per l’accertamento e l’inibizione all’utilizzo di forme di ricostruzione presuntiva del volume d’affari e dei redditi.
I premi del Fisco arrivano anche con altri strumenti mirati. Ci riferiamo ad esempio al patent box. Qual è il bilancio a fine 2018?
Le istanze presentate e risultate ammissibili nell’anno di imposta 2015 erano 1.890. Queste istanze sono state quasi tutte lavorate, nel senso che c’è stato almeno un incontro tra Agenzia e contribuente oppure una richiesta di documentazione. Per il 2015 gli accordi sottoscritti sono stati 598, vale a dire quasi un terzo del totale di tale annualità. Stiamo raccogliendo le ultime informazioni dalle Direzioni regionali relativi agli accordi sottoscritti nel mese di dicembre 2018, per cui il numero degli accordi conclusi verrà verosimilmente aggiornato al rialzo. Nell’anno di imposta 2016 le istanze presentate e risultate ammissibili ammontavano a 1.555. Di queste risultano lavorate 957.
Sulla cooperative compliance avete raggiunto i target di imponibile che l’ultima convenzione con il Mef vi chiede di mettere sotto controllo?
Fino al 31 dicembre scorso abbiamo ammesso 15 grandi contribuenti con un interesse crescente. Per questi soggetti ammessi al regime, le basi imponibili da presidiare per l’anno d’imposta 2017 ammontano per l’Ires a 3,5 miliardi di reddito imponibile dichiarato, mentre per l’Irap il valore della produzione dichiarato ammonta a 4,5 miliardi di euro. Abbiamo in lavorazione altre 21 istanze presentate tra il 2017 e il 2018. Il regime di adempimento collaborativo, comunque, si propone l’obiettivo di promuovere il confronto continuo tra Entrate e contribuente. L’ingresso in questa procedura richiede un impegno importante per il contribuente che deve dotarsi di un adeguato sistema di controllo e gestione del rischio fiscale. Sulla base di queste considerazioni, in linea con gli standard internazionali e con le raccomandazioni Ocse, si è finora optato per un approccio prudenziale che preveda un’estensione graduale e programmata della platea dei soggetti eleggibili.
Ci sarà spazio anche per le Pmi?
A regime ammetteremo i contribuenti che conseguono un volume di affari o di ricavi non inferiore a cento milioni di euro. Ma dobbiamo valutare bene gli impatti sulle risorse e la capacità operativa dell’Agenzia.
Prima ha parlato di dirigenti e funzionari qualificati e preparati. Ma è fin troppo nota negli ultimi anni una sorta di fuga di dirigenti verso il privato. Come si interviene?
Non parlerei di fuga, piuttosto di un fenomeno circoscritto e anche fisiologico se si considera che siamo un’Amministrazione con 40mila dipendenti. Detto ciò, il fatto che alcuni dipendenti, negli ultimi anni, abbiano lasciato l’Agenzia è la dimostrazione che nei nostri uffici operano figure di elevatissima professionalità, che trovano riconoscimento anche nel privato. La competenza è il valore aggiunto che quest’amministrazione possiede da sempre e che guiderà anche le prossime procedure selettive.
Si riparte con i concorsi ma dove si arriverà, ancora davanti ai giudici?
Abbiamo rimesso in moto la macchina dei concorsi e con il nuovo assetto la macchina del Fisco dovrà funzionare a pieno regime. Abbiamo già avviato entro la fine dell’anno appena trascorso le selezioni per le posizioni organizzative di elevata responsabilità che contribuiranno a rafforzare notevolmente la struttura organizzativa.
E sul capitolo dei dirigenti che cosa dobbiamo attenderci?
Dopo un lungo contenzioso abbiamo riavviato il concorso a 175 posti che ripartirà dagli orali. Ed è pronto anche il bando per il nuovo concorso a 160 posti.


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