I CONTI CHE NON TORNANO DI UN DEBITO PUBBLICO IN ULTERIORE SALITA - di Rocco Artifoni
A seguire, un articolo di Rocco Artifoni, presidente dell'Associazione per la riduzione del debito bubblio ARdeP. Il titolo è della redazione del sito.
2.386 miliardi di euro: è l’ammontare del debito pubblico dell’Italia al 30 giugno 2019 (fonte: Banca d’Italia). Si tratta dell’ennesimo record storico, che in realtà non fa quasi più notizia poiché probabilmente è destinato ad essere superato a breve.
Se si confronta la cifra del debito attuale con quella del giugno 2018, c’è da essere assai preoccupati. Infatti, nel giugno dello scorso anno il debito era arrivato a 2.330 miliardi: il che significa che in 12 mesi (che sostanzialmente coincidono con il tempo in cui hanno governato M5S e Lega) il debito è aumentato di 56 miliardi di euro.
Per cogliere la rilevanza dell’aumento, è utile ricordare che nel giugno del 2017 il debito italiano consisteva in 2.295 miliardi: di conseguenza nell’anno precedente (tra giugno 2017 e 2018) il debito era aumentato “soltanto” di 35 miliardi. Ciò significa che nell’ultimo anno c’è stato un aumento del deficit del 60%!
Sarà anche una coincidenza, ma forse non è del tutto casuale che la Lega abbia deciso di staccare la spina al governo Conte proprio nel momento in cui la situazione dei conti pubblici si stava rivelando alquanto critica. Da non dimenticare il fatto che nelle prossime settimane bisognerà predisporre la legge finanziaria per il 2020, con l’onere di trovare almeno 23 miliardi di euro per evitare un drastico aumento dell’IVA.
Insomma, i conti pubblici evidentemente non tornano e sarà interessante verificare come affronterà il problema il prossimo governo, sia che nasca da una nuova coalizione nell’attuale legislatura sia che venga formato a seguito di elezioni anticipate.
Soprattutto se si andrà verso una nuova campagna elettorale, sicuramente risuonerà da più parti la reiterata promessa di un forte taglio delle tasse. Vale la pena di ricordare che persino il fondatore della Lega Nord Umberto Bossi nel 1996 arrivò alla conclusione che “per abbassare le tasse bisognerebbe che non aumentasse il debito pubblico o che non ci fosse”.
Molti giustamente sostengono che la via maestra per risolvere il problema del debito pubblico sarebbe un serio contrasto dell’evasione fiscale, che ogni anno in Italia supera i 100 miliardi di euro. D’altra parte sulla base dei dati forniti dalla Corte dei Conti è stato calcolato che negli ultimi 10 anni l’incidenza media della riscossione effettiva rispetto all’evasione accertata è stata soltanto del 14%. A partire da questa percentuale ci sarebbe ampio spazio per intervenire e migliorare l’efficienza del sistema tributario. Purtroppo anche l’ultimo governo ha puntato più sui condoni fiscali che sull’equità.
Nel frattempo è probabile che qualcuno dall’Europa ci ricordi per l’ennesima volta che il nostro debito pubblico è eccessivo, così come l’economia sommersa. Questa volta sarà arduo cercare di dimostrare il contrario. La matematica, si sa, non è un’opinione.
ROCCO ARTIFONI