COME IL FISCO CONTROLLA IL BANCOMAT. (da laleggepertutti.it)

mercoledì 04 dicembre 2019

Tutti i sistemi che l’Agenzia delle Entrate ha per controllare prelievi e spese dei contribuenti: i rischi di un eccessivo o inesistente utilizzo della carta di debito.

Si sente sempre più spesso parlare di Fisco e bancomat, di tracciabilità dei pagamenti e di accertamenti sulle spese. Inizialmente nata per agevolare il prelievo dei contanti, la carta bancomat è poco alla volta divenuta uno strumento per controllare i contribuenti e le loro spese: dal redditometro alle detrazioni fiscali, dai piccoli e ripetuti prelievi all’Atm fino – all’opposto – al suo completo inutilizzo.

Il bancomat non è più la tessera amica di un tempo. Chi ne è in possesso deve fare attenzione, oltreché allo smarrimento e al furto del pin da parte dei truffatori, ad un uso poco regolare che potrebbe generare sospetti nel Fisco.

Cerchiamo di fare il punto della situazione e di capire come il fisco controlla il bancomat.

Indice

1 Controllo dei prelievi

2 Controllo sull’eccessivo utilizzo del bancomat

3 Controllo sulle spese

4 Controllo sulle detrazioni fiscali

5 Mancato utilizzo del bancomat

6 Bancomat clonato o intercettato

 

Controllo dei prelievi

Se hai un’attività commerciale, il prelievo di contanti al bancomat è sempre sotto la lente d’ingrandimento del fisco. La legge prescrive che per prelievi superiori a mille euro al giorno o a cinquemila al mese, il contribuente debba sempre fornire giustificazione circa l’utilizzo del denaro. Lo deve fare dando indicazione, nella contabilità, della spesa effettuata.

Tutti gli altri contribuenti, invece, non sono soggetti ai controlli sui prelievi bensì solo sui versamenti (allo sportello, al bancomat o con bonifici). In altre parole, l’Agenzia delle Entrate non potrà mai giudicare le ragioni del prelievo dei soldi cash alla macchinetta e chiedere come sono stati spesi. Tuttavia, su tali soggetti, la carta bancomat può essere utilizzata per eseguire ulteriori verifiche di cui parleremo a breve.

Controllo sull’eccessivo utilizzo del bancomat

Chi preleva più di 10mila euro nell’arco di un mese dal proprio conto corrente viene segnalato alla Uif, l’Unità di informazione finanziaria presso la Banca d’Italia per il rischio relativo al riciclaggio del denaro sporco. Ciò vale per qualsiasi tipo di contribuente, a prescindere dall’attività lavorativa svolta.

Il limite in commento vale anche quando i prelievi sono frammentati in più operazioni che, complessivamente considerate, raggiungono il tetto limite nell’arco del mese solare.

Un eccessivo e disinvolto prelievo di contanti con il bancomat, quindi, può implicare dei problemi con le autorità investigative. Non è così, invece, se il bancomat viene utilizzato come strumento di pagamento, salvo quanto diremo qui di seguito per quanto attiene al redditometro.

Controllo sulle spese

Il bancomat viene usato come strumento di controllo non solo quando serve per il prelievo dei contanti, ma anche quando viene impiegato come strumento di pagamento al Pos. Chi spende troppo, sia con contanti che con il bancomat, si sottopone ai controlli del redditometro. Si tratta dello strumento in uso all’Agenzia delle Entrate che serve per tracciare il tenore di vita del contribuente e misurarlo con la sua dichiarazione dei redditi. Chi spende più del 20% di quanto guadagna viene chiamato dall’ufficio delle imposte a fornire chiarimenti.

In quella sede, il cittadino deve dimostrare che le spese extra sono state possibili grazie a redditi non dichiarati perché esentasse o già tassati alla fonte.

Controllo sulle detrazioni fiscali

Numerose detrazioni fiscali – ad eccezione solo per le medicine acquistate in farmacia, i dispositivi medici e le prestazioni sanitarie presso strutture pubbliche o accreditate al Servizio sanitario nazionale – possono essere godute a condizione che la relativa spesa sia stata sostenuta con strumenti tracciabili come bancomat, carte di credito e bonifici. Si pensi alle ristrutturazioni in casa e all’acquisto di mobili.

La legge di bilancio 2020 ne ha esteso l’elenco a tutti i bonus al 19% come, ad esempio, i premi assicurativi, le attività sportive per i ragazzi, le spese scolastiche e quelle veterinarie, gli asili nido, i trasporti, l’università, le spese funebri, l’affitto a studenti universitari, le assicurazioni per eventi calamitosi, ecc.

Mancato utilizzo del bancomat

Con il risparmiometro, l’Agenzia delle Entrate è sempre in grado di verificare se, dal conto corrente, non vengono effettuati prelievi. Con cosa campa il contribuente? Quando tutto lo stipendio risulta accreditato in banca, scatta allora la presunzione di disponibilità di ulteriori somme di denaro in contanti, sottratte al fisco. E qui scatta un ulteriore accertamento. Insomma, il bancomat sembra essere come i limiti di velocità: si rischia sia se si preme troppo sull’acceleratore, sia quando, al contrario, si va troppo lenti.

Bancomat clonato o intercettato

In tutto ciò, si aggiungono i rischi collegati alla criminalità in grado di intercettare il pin del bancomat sia con marchingegni installati nelle macchinette Atm, sia con strumenti informatici capaci di carpire le password. In questi casi, però, c’è la copertura della banca, tenuta a predisporre sistemi di controllo che possano eliminare il rischio di frodi. In caso contrario, si può attivare la procedura di cashback, ossia la richiesta alla filiale di restituzione delle somme trafugate.

 

 

Fonte: https://www.laleggepertutti.it/341125_come-il-fisco-controlla-il-bancomat

 

 


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