PRELIEVO CONTANTI DAL CONTO, DEVONO ESSERE GIUSTIFICATI? (da investireoggi.it)

giovedì 05 dicembre 2019

I prelievi dal conto corrente sono sempre liberi e il fisco non può chiedere spiegazioni. La precisazione della Cassazione e i limiti per società e imprese.

Quanti soldi si possono prelevare dal conto corrente? La domanda benché banale è lecita in un momento particolare in cui il governo ha dichiarato guerra totale agli evasori fiscali scatenando i controlli del fisco anche sulle movimentazioni bancarie che può tranquillamente spiare le movimentazioni e i saldi.

Così è bene fare un po’ di chiarezza per capire come stanno realmente le cose e se si rischia l’accertamento del fisco qualora si prelevano troppi soldi e frequentemente dal proprio conto corrente in banca. L’uso del contante che spesso si presta a fomentare l’evasione fiscale è limitata ai versamenti per i quali l’Agenzia delle Entrate chiede giustificazione delle provenienza del denaro, pena dover pagare sanzioni e imposte per somme di dubbia provenienza. Per i prelievi, invece, non c’è problema, sono liberi.

I limiti al prelievo di contante in banca

Ognuno può prelevare tutto il denaro che vuole dal proprio conto corrente e il fisco non può chiederne conto. Unico vicolo è rappresentato da prelievi superiori a 10.000 euro in ossequio alla normativa antiriciclaggio per la quale la banca deve segnalare l’operazione al UIF (Ufficio Informazioni Finanziarie) presso la Banca d’Italia. Ma a fini fiscali non ci sono limiti ai prelevamenti in contanti, tanto allo sportello quanto presso ATM. Sarà poi il cliente a dover prestare attenzione a come spende il denaro contante prelevato poiché dal 1 gennaio 2020 non sarà più possibile effettuare pagamenti non tracciabili sopra i 2.000 euro (dal 1 gennaio 2021 scenderà a 1.000 euro), pena sanzioni pesanti. Unico vincolo è posto per gli imprenditori e le società soggetti a contabilità per i quali I prelievi dal conto aziendale non possono superare 1.000 euro nell’arco di un giorno e comunque 5.000 euro nell’arco di un mese.

Cosa dice la Corte di Cassazione

A scanso di dubbi, una recente ordinanza della Corte di Cassazione (numero 47831/19 del 25 novembre 2019) ha stabilito che solo le imprese sono tenute a giustificare i prelievi dal conto corrente, come recita la legge in materia. Per esse vigono dei limiti molto risicati: non più di 1.000 euro al giorno e comunque non oltre 5.000 euro al mese.

Per i singoli contribuenti, invece, i prelievi di denaro contante sono sempre liberi e non possono essere assoggettati a controlli, né segnalazioni da parte della banca.

Accertamenti del fisco nulli, se non si dimostra l’evasione

Il problema, tuttavia, potrebbe presentarsi qualora i prelievi sono frequenti e di importo elevato, per i quali l’Agenzia delle Entrate, incrociando le dichiarazioni dei redditi con i dati dell’anagrafe dei conti correnti potrebbe chiedere spiegazioni in quanto sospetti. Anche in questo caso, però, la Cassazione ha sgombrato il campo assumendo le difese del contribuente. Secondo i giudici supremi, il semplice fatto di aver prelevato molti soldi dal conto corrente non è di per sé né indice di evasione fiscale. Pertanto è da considerarsi nullo l’accertamento fiscale a carico del contribuente se giustifica i prelievi per le “spese della vita quotidiana”. Anche l’esistenza di un conto corrente in capo al coniuge, ad esempio alla moglie, con lo scambio di denaro e giroconti tra i due rapporti, non può ricondursi a una intestazione fittizia se non viene dimostrata da chi effettua le indagini.

 

Fonte: https://www.investireoggi.it/fisco/prelievo-contanti-dal-conto-devono-essere-giustificati/

 

 


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