IL CASO (DISUMANO) DELL'EX BRIGADIERE DELLA GUARDIA DI FINANZA FABIO GIACCA, DUE FIGLI, SENZA STIPENDIO DA 12 MESI, ESPULSO CON L’ACCUSA (DEL TUTTO INFONDATA) DI AVER FUMATO MARIJUANA. LETTERA LUNGA, MA DA LEGGERE: POTEVA CAPITARE A CHIUNQUE!

mercoledì 27 maggio 2020

Pubblichiamo in allegato e a seguire (i grassetti sono della redazione del sito) la lettera che ci ha inviato l'attualmente "ex" Sovrintendente della Guardia di Finanza Fabio Giacca con richiesta di pubblicazione sul nostro sito internet.

Il Brigadiere è stato degradato ed espulso dal Corpo con un'istruttoria-lampo (20 minuti) dalla Commissione di Disciplina di secondo grado con l’accusa di aver fumato marijuana e non percepisce lo stipendio da maggio 2019.

Viceversa, come riconosciuto dalla Commissione di Disciplina di primo grado (dopo una lunga, articolata e ben più attenta istruttoria) e come confermato dalla sentenza del TAR (che ha annullato, con amplissime argomentazioni, il provvedimento di espulsione) l'accusa appare DEL TUTTO INFONDATA e si è in attesa della decisione del Consiglio di Stato al quale, dopo la sentenza del TAR, i vertici nazionali dell’Amministrazione hanno presentato appello.

Nei prossimi giorni AVVIEREMO UNA SOTTOSCRIZIONE per aiutare economicamente la Famiglia del Sovrintendente, che ovviamente è in gravissima difficoltà non percependo lo stipendio da ben dodici mesi.

La lettera è molto lunga, ma invitiamo a leggerla perchè questa incredibile e quanto meno  "SORPRENDENTE" disavventura poteva davvero capitare a chiunque.

Il titolo del presente articolo è della redazione del sito.

 

LETTERA ALL’ASSOCIAZIONE FINANZIERI CITTADINI E SOLIDARIETÀ FICIESSE

(27 maggio 2020)

Sono Fabio Giacca, 55 anni, due figli, attualmente “ex” Brigadiere Capo della Guardia di Finanza, ho trentacinque anni di servizio e per oltre ventisette ho prestato servizio come meccanico specialista di elicottero, acquisito numerose specializzazioni ed abilitazioni, ricevuto diverse ricompense di ordine morale e giudicato “eccellente con lode” senza flessioni dal 2003.

A maggio del 2019 sono stato espulso CON L’ACCUSA DI AVER ASSUNTO MARIJUANA, provvedimento per il quale da undici mesi non percepisco lo stipendio, unica fonte di reddito mia e della mia famiglia.

Con questa lettera, che chiedo di pubblicare sul vostro sito internet, voglio raccontare l’incredibile vicenda che ha sconvolto e ancora sta sconvolgendo la mia vita e dire ai tanti Finanzieri, di ogni grado, che ho conosciuto in tanti anni di carriera che non ho mai ASSOLUTAMENTE MAI assunto sostanze stupefacenti e che sono una persona onesta.

La correttezza del mio comportamento è stata riconosciuta dalla decisione della Commissione di Disciplina di primo grado istituita dall’Amministrazione, ribaltata dalla Commissione di secondo grado che ha disposto la mia rimozione, correttezza confermata nuovamente dalla sentenza n.1268/2020 del Tar attualmente al vaglio del Consiglio di Stato a seguito di appello dell’Amministrazione.

Il punto da capire è che lavoravo, per non meno di 4 ore al giorno per 6 giorni settimanali, in un HANGAR al quale è attaccato un BOX IN LAMIERA, di circa 15 metri quadrati, esposto al sole, il cui tetto, sempre in lamiera, nella parte appoggiata all’hangar, è sollevato in più punti CON SCAMBIO D’ARIA CONTINUO TRA I DUE AMBIENTI.

In tutti questi anni ho sempre effettuato gli esami tossicologici previsti per gli equipaggi fissi di volo, risultati tutti sempre negativi (peraltro, nel 2017 ho anche smesso di fumare).

A maggio del 2018, la Sezione Comando chiese, a me come ad altri Colleghi, se fossi disponibile ad anticipare le analisi tossicologiche e di abilitazione al volo GIÀ SCHEDULATE PER LA PRIMA DECADE DI SETTEMBRE 2018. Ovviamente, NON AVENDO - LO RIPETO - ASSOLUTAMENTE NULLA DA NASCONDERE O DI CUI PREOCCUPARMI, mi resi disponibile ed effettuai i prelievi l’8 giugno 2018, tre mesi prima di quanto previsto.

Con mia enorme sorpresa, RISULTAI POSITIVO AI CANNABINOIDI per il superamento, sebbene molto modesto, del livello di “acido thc”: 66 ng/ml, sedici in più rispetto al minimo di 50 previsto per la negatività. Il 12 giugno il medesimo campione di urine venne sottoposto agli esami di secondo livello, che confermarono i 66 ng/ml, sicché fui messo in licenza di convalescenza. Sei giorni dopo il mio Comando inviò la prevista segnalazione al Nucleo Tossicodipendenze e alla Questura. Il 22 giugno fui sottoposto agli ulteriori accertamenti previsti in questi casi presso il Dipartimento Militare di Medicina Legale, che stavolta diedero esito negativo. Pertanto, fui dichiarato idoneo e ripresi a lavorare.

Fui poi mandato all’IMAS, l’Istituto Medicina Aereospaziale dell’Aeronautica Militare, per effettuare, come da prassi, gli ulteriori esami tossicologici e le visite abilitative al volo; esami che accertarono anche in questo caso, la mia negatività a sostanze stupefacenti rendendomi idoneo a far parte di “equipaggi fissi di volo”.

Feci quindi fatto tutto quello che mi venne chiesto senza mai ritardare alcunché.

D’altra parte, sia a me, che ero il Finanziere che in quell’hangar permaneva per il maggior numero di ore, che ai miei Colleghi che nel medesimo hangar lavoravano, sebbene per periodi più brevi, o che vi passavano occasionalmente, FU SUBITO CHIARO COSA FOSSE ESATTAMENTE SUCCESSO.

Infatti, nel box di lamiera attaccato all’hangar, dove tutti entravamo per prelevare materiali e attrezzi di lavoro, DALL’AGOSTO DEL 2017 - quindi ben dieci mesi prima delle mie analisi - ERA STATO STOCCATO UN GRAN NUMERO DI PIANTE DI MARIJUANA SEQUESTRATE IN UN’OPERAZIONE ANTIDROGA: quasi una tonnellata, 840 chilogrammi. Piante, per di più, contenute - attenzione - NON IN SACCHI CHIUSI E SIGILLATI ma collocate su un telo “ombreggiante” steso sul pavimento, che, quindi, col calore elevatissimo che si raggiungeva all’interno del box nelle giornate di sole, SI ERANO “MACERATE” DIFFONDENDO ODORI NAUSEABONDI nell’hangar in cui lavoravo, sicché io ed altri Colleghi segnalammo più volte la cosa ai nostri diretti superiori: “Guardate che c’è una puzza insopportabile, fate qualcosa”.

Poiché di certo era questa la causa del lieve sforamento nelle mie analisi del livello di THC accettabile, presentai subito un ACCESSO AGLI ATTI PER ACQUISIRE LE FOTOGRAFIE DI UNA REPERTAZIONE DELLE PIANTE di marijuana che avevo visto effettuare A MAGGIO DEL 2018, quindi poche settimane prima dell’analisi delle mie urine, da ufficiali di polizia giudiziaria di un Comando territoriale.

Il 22 giugno 2018 venne costituita una Commissione di Disciplina per approfondire l’accaduto e valutare il mio comportamento. La Commissione acquisì una PERIZIA CHE IL MIO COMANDO AVEVA COMMISSIONATO ALL’INDOMANI DEL FATTO ad un Laboratorio di Analisi cliniche e tossicologiche specificando nella richiesta, sorprendentemente, che le piante di canapa si trovavano in un’appendice dell’hangar «COMPLETAMENTE SIGILLATA E SEPARATA DAGLI AMBIENTI DOVE NORMALMENTE VIENE ESPLETATA L’ATTIVITÀ LAVORATIVA» (le maiuscole sono dello scrivente).

Il Laboratorio rese la consulenza senza effettuare alcun sopralluogo “fisico” e la concluse nel seguente modo: «la supposizione che le piante, opportunamente sigillate in ambiente, come specificato, lontano da luoghi dove viene abitualmente effettuata attività lavorativa, possano aver positivizzato un campione biologico non ha alcun fondamento scientifico». Consulenza, quindi, non riferibile in alcun modo a quanto avvenuto visto che le piante “opportunamente sigillate” NON ERANO e “lontane dal luogo di lavoro” NON SI TROVAVANO.

Ai primi di settembre, in attesa delle fotografie dello stato interno del box che avevo richiesto con l’accesso agli atti, produssi una PRIMA PERIZIA, a firma del Direttore tecnico di un Centro di analisi, che si conclude nel seguente modo (sempre mie le maiuscole) : <<allo stato attuale, nessuno studio esclude fenomeni di liberazione di tali sostanze nel caso di simultanea presenza di condizioni, che invece da sole non sarebbero sufficienti alla loro liberazione e dunque alla conseguente loro possibile rilevazione in un soggetto che vi sia stato esposto per lunghi periodi. Tali situazioni potrebbero essersi verificate e appurate mediante un’ANALISI SULLA QUALITÀ DELL’ARIA CONFINATA che, qualora rilevasse la presenza anche di basse concentrazioni di tali sostanze, conforterebbe la tesi del sig. Giacca Fabio».

A ottobre 2018, acquisite le fotografie dello stato dei luoghi che avevo richiesto con l’accesso agli atti, ho commissionato e presentato una SECONDA, e stavolta molto più dettagliata, PERIZIA “GIURATA” DI FRONTE AL TRIBUNALE DI ROMA redatta da un noto Consulente di diverse Procure della Repubblica; perizia che si conclude nel modo che riporto di seguito (mie le maiuscole).

«Non si può escludere che la naturale azione scaldante del sole, costante e prolungata, esercitata sulla superficie metallica delle pareti e del tetto della stanza in cui erano conservati gli oltre 840 kilogrammi di marijuana, nelle condizioni d’isolamento e mancanza di ventilazione, con la macerazione e successiva essiccazione delle piante possa aver liberato e diffuso nell’ambiente limitrofo ampie quantità di principio attivo THC. Come non si può escludere che, permanendo quotidianamente (cinque giorni su sette) e per molto tempo (non meno di quattro ore giornaliere) nelle immediate vicinanze della stanza in cui era conservato lo stupefacente, il Brig. Giacca possa aver assorbito, per inalazione, un modesto ma continuativo quantitativo giornaliero di Thc tale da risultare poi positivo all’analisi tossicologica. Conclusioni. Tenuto conto della termo-volatilità della struttura terpenica della molecola del delta-9-tetraidrocannabinolo o THC e del fatto che il Brig. Giacca Fabio ha smesso di fumare nella primavera del 2017, non si può escludere che il quantitativo del metabolita acido del THC (acido-11-nor-delta9-THC) determinato dalla Sezione Laboratorio Analisi e Diagnosi per Immagini della Guardia di Finanza nelle urine del Brig. Giacca Fabio, possa provenire da una regolare esposizione passiva ed involontaria di vapori contenenti il cannabinoide delta-9-thc proveniente dalla macerazione di un elevato quantitativo di piante di marijuana (oltre 840,00 kg). QUESTE, STAZIONANTI PER OLTRE UN ANNO NELLA STANZA ADIACENTE L’OFFICINA DEL BRIG. GIACCA, COSTITUITA DA PARETI E SOFFITTO IN METALLO, ISOLATA, PRIVA DI VENTILAZIONE E DI ALCUNA ACCORTEZZA DI CONSERVAZIONE IN ORDINE AL CONTROLLO DELLA TEMPERATURA E DELL’UMIDITÀ, ESPOSTA COSTANTEMENTE ALL’AZIONE SCALDANTE DEL SOLE SOPRATTUTTO NEI MESI ESTIVI, HA SICURAMENTE DETERMINATO L’EVAPORAZIONE DEI CANNABINOIDI IN ESSE CONTENUTI TRA CUI IL DELTA-9-THC, PRINCIPIO ATTIVO STUPEFACENTE DELLA CANNABIS SATIVA VENENDO, PER MOTIVI DI COSTRETTA VICINANZA, QUOTIDIANAMENTE ASSORBITO DAL BRIG. GIACCA FABIO TALE DA RISULTARE POI POSITIVO AL TEST TOSSICOLOGICO».

Nel frattempo, l’Ufficiale inquirente aveva acquisito e verbalizzato le TESTIMONIANZE DI BEN NOVE COLLEGHI, delle quali trascrivo di seguito tutte le domande e tutte risposte - nessuna esclusa - per come risultano testualmente nei verbali.

DOMANDA NR.1: «È vero che il deposito dove erano conservate le 550 piante di marijuana per kg. 840,00 è una costruzione di materiale lamierato?». RISPOSTE - Tutte: <<».

DOMANDA NR.2: «È vero che è adibito come deposito di materiale vetusto?». RISPOSTE - Tutte: «».

DOMANDA NR.3: «È vero che il deposito non è affatto sigillato ermeticamente, né separato dai luoghi di lavoro, bensì contiguo ad essi, spogliatoio del personale e hangar?». RISPOSTE - Otto «Sì». Una: «Il deposito è contiguo allo spogliatoio, ma separato da una struttura in lamiera».

DOMANDA NR.4: «È vero che gran parte delle piante erano conservate non sigillate, sopra di un telo tipo “ombreggiante”? ». RISPOSTE - Otto: «». Una: «Sì, e coperte da un altro telo».  

DOMANDA NR.5: «È vero che a causa del caldo e del tetto in lamiera, provocava la macerazione con fuoriuscita di liquido oleoso, e conseguenti odori nauseanti si propagavano negli spogliatoi e hangar? ». RISPOSTE - «Non ho avuto modo di accedere per constatare la presenza di liquido oleoso. Confermo l’odore nauseabondo». -  «Non ho avuto modo di constatare la presenza di liquido oleoso, confermo un forte odore». - «Non ho mai visto la fuoriuscita di liquido oleoso, ma confermo il forte odore». - «Confermo la presenza di un forte odore, non ho avuto modo di constatare la presenza di olio, perché dal momento in cui la sostanza stupefacente è stata riposta all’interno del locale non ho più avuto la possibilità di entrare in quanto l’area era a disposizione dell’Autorità Giudiziaria competente». - «Confermo l’odore nauseante all’interno degli spogliatoi, per tipologia di lavoro non frequento l’hangar. Confermo la presenza di liquido oleoso all’interno del deposito». - «». - «Non ho avuto modo di constatare la presenza di liquido oleoso, confermo un forte odore». - «Non ho mai visto il liquido oleoso perché sono entrato nel magazzino solo nei giorni prossimi al sequestro. Confermo l’odore». - «Non ho avuto modo di constatare la presenza di liquido oleoso, confermo un forte odore che con il passare del primo mese all’incirca ha cominciato ad attenuarsi».

DOMANDA NR.6: «È vero che le 500 piante di marijuana per kg. 840,00 lordi erano conservati presso i locali della Sezione Aerea di (…) dal lontano mese di agosto 2017 e venivano distrutte in data 27.06.2018?». RISPOSTE – Tutte: «».

Colleghi, quindi, che hanno evidenziato - tutti - la medesima cosa: CHI È PASSATO NELL’HANGAR HA RESPIRATO RESPIRAVA MARIJUANA. Appariva chiaro che il superamento, peraltro non significativo, del limite di 50 ng/ml era il sottoscritto, che più di tutti in quell’hangar aveva lavorato ed era dovuto all’involontaria inalazione degli intensi e consistenti profluvi di cannabis provenienti dal box in lamiera.

Alla luce di tutti questi risultati, il 10 dicembre 2018, a seguito di un’ISTRUTTORIA DURATA TRE ORE, nel corso della quale mi fu data la possibilità di rispondere in modo analitico ed esaustivo a tutte le domande, la Commissione di Disciplina mi giudicò MERITEVOLE DI CONSERVARE IL GRADO.

Nonostante tutte queste oggettive evidenze, il 6 marzo dell’anno dopo la Gerarchia superiore decise di nominare una seconda Commissione di Disciplina. Il successivo 3 aprile, la Commissione, con una ISTRUTTORIA DURATA 20 MINUTI nel corso della quale NON MI È STATO CHIESTO DI SPIEGARE ALCUNCHÈ, dispose la mia rimozione, la perdita del grado e il mio licenziamento dal Corpo, mettendo sul lastrico me e la mia famiglia.

Presentai subito RICORSO AL TAR, che ha ordinato il mio reintegro con la sentenza 1268 depositata a gennaio 2020, ampiamente motivata, della quale riporto per brevità soltanto alcuni passaggi (le maiuscole sono dello scrivente).

«In particolare, l’univocità dell’accertamento di positività del Giacca alla sostanza stupefacente risulta posta in dubbio da una serie di elementi. Va, innanzi tutto, rilevato che il ricorrente, essendo in possesso della specializzazione di elicotterista, si è sempre sottoposto a controlli annuali; NELLA FATTISPECIE IL GIACCA, SU RICHIESTA DEL REPARTO DI APPARTENENZA, HA DECISO DI ANTICIPARE LA VISITA MEDICO-LEGALE DI TRE MESI. Ne consegue che il militare era a conoscenza con anticipo della data prevista per il controllo medico, come, del resto, confermato dal rapporto finale del 18/09/18 redatto dall’Ufficiale inquirente, IL CHE SUSCITA UN PRIMO PROFILO DI PERPLESSITÀ IN RELAZIONE ALL’IPOTESI DELLA VOLONTARIA ASSUNZIONE DELLA SOSTANZA A MENO DI NON VOLERE RITENERE CHE IL GIACCA SIA UN CONSUMATORE ABITUALE DI SOSTANZA, CIRCOSTANZA CHE, PERÒ, È ESCLUSA DAGLI ACCERTAMENTI EFFETTUATI NEGLI ANNI PRECEDENTI E NEL PERIODO SUCCESSIVO».

«(…) le risultanze istruttorie hanno confermato che, nel locale attiguo all’hangar ove il Giacca ha prestato servizio, è stata custodita dal 23 agosto 2017 al giugno 2018 sostanza stupefacente del tipo canapa indiana del peso di 840 kg».

«In ordine allo stato di conservazione della sostanza va, poi, rilevato che: - LA DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA REDATTA IL 10/05/18 DALLA GUARDIA DI FINANZA – Compagnia di (omissis) e trasmessa all’Ufficiale inquirente (allegato 20 all’atto introduttivo) EVIDENZIA CHE LE FOGLIE NON ERANO CUSTODITE IN SACCHI DI PLASTICA SIGILLATI E CHE NESSUNA ADEGUATA SIGILLATURA È PRESENTE NEL LOCALE (risultano visibili solo i sigilli, costituiti da strisce di plastica bicolore, apposti sulle serrande all’esterno del locale); - NEL VERBALE REDATTO NELLA MEDESIMA DATA GLI OPERANTI DANNO ESPRESSAMENTE ATTO DEL FATTO CHE “LE PIANTE COSTITUENTI IL REPERTO CONTRADDISTINTO DALLA LETTERA “A” (…) SONO IN EVIDENTE STATO DI MACERAZIONE” il che ha impedito loro di procedere alla campionatura del materiale in esame; - nello stesso senso, dalle deposizioni dei colleghi del ricorrente, escussi dall’Ufficiale inquirente nel corso del procedimento disciplinare (allegati n. 25 e n. 26 all’atto introduttivo), emerge che IL DEPOSITO OVE ERA POSIZIONATA LA SOSTANZA STUPEFACENTE ERA DI MATERIALE LAMIERATO ED ERA CONTIGUO ALLO SPOGLIATOIO DEL PERSONALE E CHE LA SOSTANZA STUPEFACENTE ERA CUSTODITA IN BUSTE NON SIGILLATE MA COPERTE DA TELO E GENERAVA UN FORTE ODORE».

«LA TESI PROSPETTATA DA PARTE RICORRENTE NON RISULTA SMENTITA CON LA NECESSARIA CERTEZZA DALLA CONSULENZA EFFETTUATA, PER CONTO DELL’AMMINISTRAZIONE (…). LA CONSULENZA, INFATTI, È STATA EFFETTUATA SENZA UN ACCESSO DIRETTO DELL’ESPERTO AI LUOGHI e sulla base di circostanze, quali la conservazione delle foglie in buste di plastica sigillate e custodite in un’appendice dell’hangar “completamente sigillata e separata dagli ambienti dove normalmente viene espletata l’attività lavorativa».

«Né, in senso contrario alla fondatezza della tesi prospettata da parte ricorrente, assume univoca rilevanza l’esito degli accertamenti effettuati sul restante personale in quanto NON VI È LA PROVA CHE GLI ALTRI MILITARI ABBIANO PRESTATO SERVIZIO NELLE MEDESIME CONDIZIONI DEL GIACCA NÉ CHE GLI ACCERTAMENTI MEDICI SIANO TUTTI STATI EFFETTUATI NEL MEDESIMO PERIODO».

«(…) IL RICORRENTE È RISULTATO POSITIVO AL SOLO DRUG TEST ESPLETATO L’08/06/18. LA POSITIVITÀ ACCERTATA (66 ng/ml) HA VISTO UN SUPERAMENTO NON SIGNIFICATIVO DEL LIMITE MASSIMO PREVISTO (50 ng/ml)».

«(…) Gli accertamenti istruttori posti a fondamento della gravata sanzione non hanno spiegato in maniera esauriente le ragioni di questa diversità di risultanti mancando ogni accenno, ad esempio, al periodo di tempo di permanenza nelle urine di eventuali sostanze stupefacenti. NÉ L’AMMINISTRAZIONE HA RITENUTO DI EFFETTUARE ANALISI DI DIVERSO TIPO E PIÙ PROBANTI QUALI, AD ESEMPIO, IL TEST DEL CAPELLO IL QUALE, SECONDO QUANTO RISULTA DALLA LETTERATURA SCIENTIFICA, CONSENTE DI RILEVARE L’UTILIZZO DI SOSTANZA STUPEFACENTE CON UN PERIODO FINESTRA ANTECEDENTE DI GRAN LUNGA SUPERIORE RISPETTO A QUELLO OGGETTO DI ACCERTAMENTO ATTRAVERSO L’ESAME DELLE URINE».

Nelle settimane successive, l’Amministrazione non solo non ha dato seguito alla sentenza del TAR in cui si ORDINAVA IL MIO REINTEGRO ma ha presentato ricorso in appello al Consiglio di Stato riproponendo tre soli argomenti, tutti già attentamente analizzati e disconosciuti dal giudice di primo grado, chiedendo nel contempo la sospensiva dell’ordinanza di reintegro, lasciandomi in tal modo in stato di completa indigenza. Sicché, abbiamo presentato una documentata memoria, nella speranza che questo INCUBO LACERANTE si concluda al più presto.

Mi scuso per la lunghezza e l’analiticità dell’esposizione e vi ringrazio di cuore per l’attenzione che mi dimostrate e per tutto quello che potrete fare per aiutare me e la mia famiglia in un momento davvero difficile.

Un carissimo saluto

FABIO GIACCA


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