CHI CONTROLLA IL TUO CONTO CORRENTE. (da laleggepertutti.it).

giovedì 17 settembre 2020

Il decreto Semplificazioni ha consentito l’accesso all’archivio dei rapporti finanziari anche agli enti locali, che si aggiungono al Fisco e alla GdF.

Una volta esisteva il segreto bancario. Il rapporto tra il cliente e l’istituto di credito rimaneva riservato, a tutela del risparmiatore. Poi, nel nome della lotta all’evasione fiscale, c’è chi ha cominciato a guardare dal buco della serratura, chi poi ha aperto appena appena la porta per dare una sbirciatina e chi, infine, l’ha spalancata e si è accomodato per cominciare a guardare con dovizia di particolari cosa c’è dentro. In questo modo, il segreto bancario è andato a farsi benedire e oggi sono in tanti ad avere la facoltà di sapere cosa fai dei tuoi soldi. Ma chi controlla il tuo conto corrente? Chi ha il permesso di entrare senza bussare per «ficcanasare» su quello che ti entra e su quello che spendi?

Se pensi si tratti solo del Fisco, cioè dell’occhio indiscreto per eccellenza, ti sbagli di grosso. Alle informazioni «sul tuo conto» (in senso lato, è il caso di dirlo) hanno accesso anche la Guardia di Finanza, gli agenti della riscossione e, da tempi molto recenti, grazie al decreto Semplificazioni, pure i Comuni. Insomma, si fa prima a dire chi non può entrare in possesso dei dati anziché chi controlla il tuo conto corrente.

Indice

1 Conto corrente: l’accesso dell’Agenzia delle Entrate

2 Conto corrente: l’accesso della Guardia di Finanza

3 Conto corrente: il controllo degli enti locali

Conto corrente: l’accesso dell’Agenzia delle Entrate

Partiamo dal Fisco. L’Agenzia delle Entrate ha «le chiavi di casa» per quanto riguarda il conto corrente delle persone fisiche e può entrare e uscire quando vuole. Interviene, di solito, sui rapporti che sono più a rischio o che, come si suol dire, danno più nell’occhio. Si parla, ad esempio, di chi ha ricevuto una forte somma di denaro o di chi preleva sistematicamente e frequentemente la stessa cifra dal conto, il che può far pensare al pagamento in nero di un collaboratore domestico, piuttosto che a prestiti su cui si vuole eludere la regola del limite massimo dei contanti.

Va detto, però, che l’Agenzia non si accontenta delle informazioni sul tuo conto corrente, ma vuole (e può) anche sapere tutto ciò che riguarda:

conti deposito;

deposito titoli;

buoni fruttiferi postali;

conto terzi;

prodotti assicurativi;

investimenti di vario genere;

carte di credito.

Insomma, l’elenco dei beni oggetto di controllo del Fisco è piuttosto lungo anche quando si tratta di un rapporto finanziario.

Nel momento in cui l’Agenzia delle Entrate sente «puzza di bruciato» chiede delle spiegazioni al risparmiatore e lo convoca per un contraddittorio preventivo, in modo che il cliente della banca abbia la possibilità di difendersi.

Il Fisco si avvale di diversi strumenti per controllare i conti correnti di cittadini, professionisti o aziende. Tra questi, forse il più noto è il Risparmiometro, attraverso il quale le Entrate sono in grado di sapere quanti soldi entrano e quanti ne escono. Così, se ad esempio il titolare del conto spende più di quello che guadagna e c’è uno scostamento del 20% tra entrate e uscite si può presumere che una parte del suo reddito non sia dichiarato.

Conto corrente: l’accesso della Guardia di Finanza

Altro soggetto autorizzato a controllare il tuo conto corrente è la Guardia di Finanza, attraverso la cosiddetta Superanagrafe dei conti (guarda il video di Angelo Greco e leggi il nostro articolo). Di solito, le Fiamme Gialle operano in sinergia con l’Agenzia delle Entrate per stanare piccoli e grandi evasori fiscali o soggetti dediti al riciclaggio di denaro.

Le informazioni raccolte dalla Guardia di Finanza riguardano:

tutti i movimenti in entrata e in uscita;

il saldo del conto corrente sia all’inizio che alla fine dell’anno;

la giacenza media.

Questi dati finiscono sul tavolo del Fisco per un’attenta valutazione e per far scattare, eventualmente, gli avvisi di accertamento e di recupero a tassazione degli importi su cui il contribuente non ha versato le imposte.

Conto corrente: il controllo degli enti locali

Mancavano loro alla festa, quindi l’invito a partecipare al controllo dei conti correnti è stato esteso recentemente dal Governo ai Comuni, alle Province e alle Regioni grazie al decreto Semplificazioni. Significa che, oltre all’Agenzia delle Entrate e alla Guardia di Finanza, adesso anche gli enti locali hanno accesso all’archivio dei rapporti finanziari dei contribuenti. L’obiettivo: facilitare la riscossione delle tasse e dei tributi di competenza di questi enti.

Il tutto senza che, almeno per ora, ci sia una normativa che stringe ulteriormente le maglie della sicurezza. Perché per ogni soggetto che ha accesso a dati così delicati si presuppone un numero consistente di funzionari, impiegati e addetti vari in grado di entrare in contatto con le informazioni contenute nell’archivio dei rapporti finanziari. Insomma, una cosa è dire che vengono autorizzati al controllo delle informazioni «soltanto» tre enti in più, e una ben diversa è capire quante persone per ogni ente hanno la facoltà di ficcare il naso nei conti correnti altrui e quali garanzie ci sono per limitare gli accessi e tutelare il contenuto degli archivi.

In sintesi: il tuo conto corrente può essere controllato dall’Agenzia delle Entrate, dalla Guardia di Finanza, dalla tua Regione di appartenenza, dalla tua Provincia e dal tuo Comune di residenza. Solo non si vedono i due leocorni.

 

 

Fonte: https://www.laleggepertutti.it/428176_chi-controlla-il-tuo-conto-corrente

 

 


Tua email:   Invia a: