IL SINDACATO GARANZIA DI LEALTÀ COSTITUZIONALE E DI CITTADINANZA - di Antonio Roberti (Presidente onorario Ficiesse)

lunedì 30 maggio 2022

Nel film “Novecento” di Bertolucci, i braccianti in rivolta urlano “Il padrone è morto”. Oggi possiamo affermare che non solo il padrone non è morto, ma con l’egemonia culturale della mentalità neoliberista (dove conta solo il dio denaro), è diventato invincibile.

Bisogna partire da qui per capire perché il Parlamento non riconosce pienamente i diritti e l’agibilità sindacale ai militari. I Parlamentari, esclusa qualche eccezione, mostrano riserve e sospetti, alimentati da strutture di potere e dalle stesse gerarchie. I militari rispettano il potere legislativo del Parlamento, sanno che il loro lavoro è a garanzia della proprietà privata e della ricchezza lecitamente accumulata. Conoscono, però, anche il peso delle disuguaglianze sociali (di cui sono muti testimoni) che oggi hanno superato ogni limite e che costituiscono un freno alla crescita e alla coesione sociale.

Questo è il sistema. Un sistema che non vuole la piena libertà sindacale per i militari, i quali dovrebbero solo obbedire e non pensare. Eppure con il rispetto e la promozione dei diritti, l’agibilità sindacale permetterebbe ai militari di acquisire consapevolezza del proprio ruolo e di offrire un contributo maggiore di idee e proposte operative per azioni di vigilanza e di controllo sempre più efficaci.

In molti settori pubblici e privati, nella programmazione e nei piani di sviluppo, il ruolo del sindacato è parte importante per raggiungere gli obiettivi richiesti. Si parla addirittura di “intelligenza collettiva”, cioè creazione delle condizioni per utilizzare le risorse di tutti.

Ma la gerarchia, direbbe qualcuno? Nessuna paura. A livello esecutivo e operativo, di comando e gerarchia … nessuna rivoluzione! Il rispetto dei diritti sindacali e dell’azione del sindacato non può che rendere più efficace ed efficiente il servizio.

Le conquiste fatte negli anni passati (fino ad arrivare alla rappresentanza) hanno dei limiti, ma tutto ciò che è stato ottenuto lo si deve alla lotta, all’unità di base, anche alla capacità di mediazione.

Il contesto oggi è indubbiamente diverso. Ora occorre vedere i cambiamenti nuovi, le nuove tecnologie, un ruolo più importante per combattere la corruzione e contribuire a creare fiducia nel lavoro di prevenzione e repressione, a porre le premesse di una società che tende verso forme di maggiore giustizia.

Per questo occorre avere chiaro la posta in gioco e adeguare la propria azione di lotta.

Con coraggio e determinazione.

 

ANTONIO ROBERTI

(Presidente onorario Ficiesse)


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