IL CASO CROSETTO-STRIANO SUL PRESUNTO DOSSIERAGGIO A DANNO DI POLITICI E VIP: I FATTI, LE FREGNACCE, LE MINACCE E IL PASTICCIO - di Rosario Leonardo, Cleto Iafrate, Giuseppe Cerchio
I fatti
Ufficialmente tutto inizia da un esposto presentato dal ministro della Difesa Guido Crosetto, bersagliato da alcuni articoli pubblicati dopo la sua nomina a ministro del nuovo governo.
Il quotidiano “Domani” ipotizza un conflitto di interessi, perché Crosetto avrebbe ricevuto alcuni milioni di euro da Leonardo e Fincantieri.
I fatti sarebbero avvenuti quando Crosetto, in qualità di imprenditore, ricopriva l’incarico di presidente della Federazione Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza (AIAD).
Il giornale scrive: “Dai documenti letti da Domani, risulta che il ministro Crosetto dal 2018 al 2021 ha percepito solo da Leonardo 1,8 milioni di euro […] è certo che nel 2018 percepisca 432.000 euro tondi tondi […] nel 2019 […] Leonardo gli ha versato “solo” 177.000 euro, ma nel 2020 la cifra schizza: con un contratto non più da dipendente a tempo determinato ma da lavoratore autonomo, incassa ben 593.000 euro. Che salgono ancora, come visto, nel 2021, a 618.000 euro”.
Le fregnacce
Nei giorni successivi, sul caso si è scritto di tutto:
“Migliaia di dati accumulati per costruire i dossier segreti”; “Dossier riservati. Spiati oltre cento tra politici e vip” (Corriere della Sera); “Crosetto accusa: «Pezzi dello Stato volevano minare le istituzioni»” (Secolo XIX); “Dossier e ricatti, la rete dei mandanti” (QN - Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione); “Il finanziere spione” (Libero quotidiano); “Dossier su politici, manager e sportivi. Indagato un finanziere dell’antimafia” (Il Mattino).
D’altro canto, a cercare nel tempo e precisamente nel 2011, si trovano delle interessanti dichiarazioni dell’attuale Ministro della Difesa che riportiamo testualmente da un ANSA: “CROSETTO, TREMONTI? ANCH'IO PAURA DELLA GDF, RIFERISCA A CAMERE IN QUESTO PAESE SE QUALCUNO PARLA DELLA GDF RISCHIA DI PAGARLA (ANSA) - ROMA, 29 LUG - ''Quello che dice Tremonti, in particolare i suoi timori sulla Guardia di Finanza, non è lontano dalla verità: il potere della Gdf è troppo grande, troppo incontrollabile. E mentre dico queste cose anche io non mi sento tranquillo, affatto: è una cosa grave, lo so, ma la dico in diretta perché' rimanga, me ne assumo la responsabilità'': così il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto alla Zanzara di Radio 24 commenta le parole del Ministro dell'economia. ''Probabilmente - aggiunge - dopo queste parole da domani ci sarà un finanziere che si occuperà anche di me. In questo Paese so che se qualcuno dice qualcosa sulla Gdf rischia di pagarla''. ''Un carabiniere o un poliziotto senza magistrato non può indagare, la Gdf per motivi fiscali invece può fare quello che vuole'', continua Crosetto. ''Nella Finanza c’è una gerarchia strana; mentre le forze armate hanno una gerarchia chiara e vanno a dipendere dal ministro della difesa, la Gdf invece non ha gerarchia. A chi risponde?''. ''Si può discutere della smilitarizzazione della Gdf; quello che ha detto Tremonti apre un nuovo scenario''. Per Crosetto quindi ''Tremonti, in merito a ciò, dovrebbe andare a riferire in Parlamento''
Partendo da qua, facciamo un po’ chiarezza. Innanzitutto, va precisato che l’Ufficiale della guardia di Finanza Pasquale Striano non fosse l’unico a detenere quelle informazioni. Infatti, la legge pone a carico di determinati soggetti (intermediari bancari e finanziari, concessionari di gioco, società di trasporto valori, notai, commercialisti, avvocati) l’obbligo di segnalazione di operazioni sospette, ai fini dell'individuazione di ipotesi di riciclaggio e finanziamento al terrorismo. L'autorità incaricata di acquisire i flussi finanziari e i dati inoltrati dai soggetti obbligati è l'Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d'Italia. L'Uif ne effettua l'analisi e li trasmette al nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza e alla Direzione investigativa antimafia (Dia), organismi competenti agli accertamenti investigativi. Questo assetto di controlli è integrato con le funzioni e le attività svolte dalla Dna. Quest'ultima è destinataria di un flusso di comunicazione di dati anagrafici dei soggetti segnalati, per la verifica della loro correlazione a procedimenti giudiziari in corso per reati di criminalità organizzata e terrorismo. Ma gli approfondimenti che non portano alla luce procedimenti in corso, o che non generano atti d'impulso del procuratore nazionale antimafia, costituiscono comunque la base per poter effettuare attività investigative di natura sia preventiva sia repressiva a fini di indagini patrimoniali, di analisi di rischio e altro.
Il nucleo speciale della Guardia di Finanza, infatti, svolge un'attività di contrasto anche all'evasione fiscale e ad altri illeciti amministrativi. A questo riguardo, il generale Zafarana, nel corso di un'audizione, ha rilevato come «l'attività di approfondimento delle segnalazioni sospette rappresenti uno dei più efficaci strumenti di contrasto all'evasione fiscale, a conferma della bontà delle scelte normative (...) volte alla progressiva integrazione tra il sistema tributario e quello antiriciclaggio».
Pertanto, se le verifiche effettuate da Striano mediante interrogazioni a banche dati erano di tipo preventivo, non dovevano necessariamente sfociare in una segnalazione alla procura, ma solo qualora nell'ambito di tali verifiche fosse stata rilevata un'ipotesi di reato.
Il problema, evidentemente, non sono le fughe di notizie – notizie che non minacciano in alcun modo la sicurezza nazionale, in quanto afferiscono ai redditi dei politici - e nemmeno gli accessi non autorizzati alle banche dati, perché un ufficiale di polizia tributaria per svolgere la sua attività di contrasto dell’evasione fiscale non ha bisogno di alcuna autorizzazione.
Ciò che toglie il sonno ad “alcuni” è il timore che il proprio nome finisca tra le Segnalazioni delle Operazioni Sospette.
Le minacce.
È rischioso minacciare — come qualche politico sta facendo — di ridurre o peggio eliminare gli approfondimenti sulle Sos, smantellando un sistema che ha dimostrato di funzionare molto bene.
Alcuni politici hanno invocato addirittura misure draconiane per cambiare le norme sugli accessi alle banche dati, perché "non possiamo accettare che una valle delle nebbie condizioni la vita politica del Paese" e perché "non può diventare ordinario che pezzi dello Stato agiscano contro le istituzioni e la politica".
Il vero rischio è un altro. Questo caso i cui contorni sono ancora tutti da chiarire potrebbe essere preso a pretesto per smantellare la legislazione vigente. La politica, invece di affrettarsi a buttare via le preziose norme anti-riciclaggio assieme «all'acqua sporca» del presunto complotto, farebbe bene ad ascoltare le toghe impegnate nella lotta ai mafiosi, ai riciclatori seriali e ai grandi evasori, che spiegano che ai fini del perseguimento degli illeciti le "Segnalazioni delle operazioni sospette" sono più importanti delle intercettazioni, e che proprio per questo "danno fastidio a molti perché consentono alle Procure di compiere indagini altrimenti impossibili sui patrimoni illegali". Pertanto, la politica dovrebbe fare tesoro e custodire con più cura e più rispetto la lezione di Giovanni Falcone, che ripeteva sempre il suo prezioso "follow the money". Seguire il denaro. Proprio quello che da quanto a noi risulta da oltre vent’anni fa Pasquale Striano ed altre decine di Pasquale Striano e tutta la parte economico-finanziaria delle fiamme gialle.
Il pasticcio
In questo clima di caccia alle streghe e di distrazione di massa è passata sotto silenzio la notizia che il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge che rivede la legge 185/1990 sull'import-export di armi.
Oggi spetta all'Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento (Uama) - organismo indipendente presso il ministero degli Esteri e della cooperazione - autorizzare o meno i contratti, e quindi le produzioni ed esportazioni di sistemi di arma stipulati tra governi stranieri e industrie belliche italiane, quali Leonardo, Fincantieri e tutte le altre che fanno parte della Federazione Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza (AIAD).
Lo schema di disegno di legge, invece, prevede l’istituzione di un Comitato interministeriale per gli scambi di materiali di armamento (Cisd), presieduto dal capo del governo e composto dai ministri degli Esteri, dell'Interno, della Difesa, dell'Economia e del Made in Italy.
Il governo vuole di fatto eliminare un’autorità indipendente per sostituirla con un Comitato interministeriale tutto politico. Un ritorno alle norme di trenta anni fa, che, se avesse il giusto risalto, allarmerebbe le organizzazioni della società civile. Infatti, quelle norme furono cambiate grazie a una mobilitazione della società civile e in particolare della stampa cattolica che vedevano gli effetti delle armi italiane nelle guerre africane.
Ma non è un caso che certe cose si facciano in agosto quando, moglie mia non ti conosco, gli italiani sono tutti al mare.
ROSARIO LEONARDO
CLETO IAFRATE
GIUSEPPE CERCHIO