LA STAMPA WEB DEL 29/10/2006, DURA REPLICA DEL GENERALE SPECIALE: «NEL FANGO PER COLPA DI QUALCHE SCIAMANNATO»

domenica 29 ottobre 2006

di Enrico Martinet

COURMAYEUR. «Bufale», dice Roberto Speciale, generale comandante della Guardia di Finanza. E’ ai piedi del Monte Bianco e si affida all’ironia per parlare della vicenda di spionaggio sui redditi di politici, sportivi e perfino veline. Fra i 127 indagati ci sono anche uomini della Finanza. «Dieci, anzi adesso credo siano sei - specifica il generale -. Scusi, i finanzieri, donne e uomini, sono 68 mila. Mi pare che 6 o 10 siano numeri insignificanti. Poi siamo noi a fare l’indagine. La magistratura ci ha dato l’incarico, segno che l’istituzione è sana. Anzi, di più». Ma il viceministro Vincenzo Visco che ha parlato di spionaggio politico, ha detto: «La cosa più grave è che ci siano stati militari che rispondono a una catena di comando». Speciale sta alla larga dai commenti. Ricorda: «Sono un uomo delle istituzioni, non sono certo io che posso parlare, fare analisi».

Ma la vicenda del coinvolgimento di sottufficiali delle Fiamme gialle gli fa dire: «Se sono coinvolti è giusto che vengano perseguiti. Ci pensa la magistratura. Certo è che se le responsabilità ipotizzate verranno provate gli daremo in testa. Ma sono responsabilità di singoli, il Corpo non c’entra. Non c’è alcuna linea di comando coinvolta, neppure un’ombra di una congettura del genere». Di «bufala» ha parlato anche il senatore a vita Francesco Cossiga, facendo paralleli con altre inchieste del passato, anche con la loggia segreta «P2». E c’è chi, come Angelo Bonelli, capogruppo dei Verdi alla Camera, lancia l’ipotesi dell’esistenza di una «P3», un ritorno agli anni delle trame, dei tentativi di dare spallate allo Stato con la complicità di servizi segreti deviati e alti ufficiali. Situazione preoccupante? Categorico il comandante della Finanza: «No, nessuna preoccupazione. Io di noi posso parlare a testa alta. C’è qualcuno che confonde l’autonomia della Guardia di Finanza con altro. Noi siamo servitori dello Stato, dei cittadini. Siamo un’istituzione seria, efficiente, efficace. La dimostrazione è nel lavoro di tutti i giorni e in quello che abbiamo fatto in questi anni. La mia storia militare ha 45 anni ed è segnata da un percorso integerrimo. Glielo ripeto, noi lavoriamo soltanto per fini istituzionali. Posso assicurarlo, così come posso garantire dal mio punto di osservazione che la situazione non è preoccupante, non è assimilabile in alcun modo agli anni dei servizi deviati».

E lo spionaggio nei redditi dei politici? Il generale: «Sa come li chiamo io quelli che sono entrati in quei “file”? Sciamannati. Ecco. Credo lo abbiano fatto per curiosità oppure per soldi. E’ come la vicenda Telecom, miserie umane, mi creda, venduti per qualche spicciolo, una guardata che valeva 15-20 euro. Miserie, appunto. Ma verranno individuati, non c’è dubbio. Nessuno, per quanto bravo sia, può entrare con un computer in quei dati e non lasciare tracce. Chi lo ha fatto sarà punito». Il comandante della Guardia di Finanza ha raggiunto ieri la Valle d’Aosta (il primo nella storia del Corpo) per una visita ufficiale ai reparti. Ad accoglierlo il generale Antonio Carelli, da poco alla guida del comando regionale. Con loro anche un altro generale, il comandante delle Fiamme Gialle nell’Italia del Nord-Ovest Francesco Petracca che ribadisce: «Siamo stati noi a fare il servizio, la nostra struttura di Milano».

Speciale agli uomini schierati a Pollein, alle porte di Aosta, quasi sembra tornare sulle voci che lo danno in partenza, visti i rapporti non eccellenti con il sottosegretario Visco: «Fin quando resterò in carica mi spenderò per il vostro benessere e per preservare l’onorabilità del Corpo. Se potessi vi aumenterei lo stipendio anche di 4 o 5 volte, ma purtroppo posso garantirvi solo serenità». E a Courmayeur, alla presenza del presidente-prefetto della Regione Luciano Caveri giudica così la vicenda di spionaggio dei redditi: «O è una curiosità pelosa, oppure l’hanno fatto per un piatto di lenticchie».

 


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