L’ESPRESSO: "LA MIA SFIDA SARA' GENERALE. INTERVISTA AL COMANDANTE GENERALE COSIMO D’ARRIGO"
L’Espresso, 1° novembre 2007
(di Gianluca Di Feo)
Gli strascichi dello scontro istituzionale e il futuro della lotta all'evasione. Parla il comandante della Guardia di Finanza. Colloquio con Cosimo D'Arrigo
Un figlio di nessuno. Cosimo D'Arrigo ha trasformato la definizione del ministro Arturo Parisi nel suo biglietto da visita. Questo generale passato in mezz'ora dall'anticamera della pensione al vertice del Corpo più importante per la sicurezza economica del Paese, con l'incarico di condurlo fuori dalle turbolenze della stagione di Roberto Speciale, in quarant'anni di carriera non ha mai avuto nulla a che fare con la politica. E dice che non permetterà ai partiti di influenzare l'attività delle Fiamme Gialle. L'anima di D'Arrigo è quella del carrista, che ispira anche la sua visione strategica: individuare i punti deboli e aggredirli con il massimo della potenza.
Un programma niente male se applicato alla Guardia di Finanza, che si sta risollevando dagli strascichi di uno scontro istituzionale senza precedenti. Ma che richiede tempo per prendere confidenza con un'organizzazione che ha 64 mila uomini e si occupa "con risultati riconosciuti e apprezzati" di una lunga serie di sfide. Lui le cita tutte: "Lotta ai falsi, al contrabbando e alle frodi comunitarie; contrasto al lavoro nero e all'immigrazione clandestina; guerra al narcotraffico, alla corruzione, all'usura e al riciclaggio; tutela del risparmio". La missione principale è quella di salvare i conti dello Stato combattendo l'evasione, contro la quale vuole schierare un network di banche dati. Così nella prima intervista della sua vita, a cinque mesi dall'insediamento Cosimo D'Arrigo presenta le linee guida del suo comando. A partire dallo stupore per la nomina imprevista. "È stata una sorpresa totale. Mi chiamò il ministro Parisi per chiedermi se ero disponibile a far inserire il mio nome in una lista ristretta di candidati. Io con grande imbarazzo, ma con orgoglio ho dato la disponibilità. Ho pensato a una frase dei miei vecchi: 'Ci sono incarichi che non si possono né chiedere, né rifiutare'. Trenta minuti dopo Parisi mi ha annunciato che ero il nuovo comandante generale".
D. Quanto è difficile passare dai carri armati ai finanzieri?
R. Nell'Esercito quella del carrista è una specialità particolare. Perché devi vivere chiuso in una macchina con altre tre persone e maturare una mentalità di squadra: o si fa bene tutti o, in combattimento, se uno sbaglia si muore tutti insieme. È anche una specialità molto meccanica: nell'immaginario, ufficiali e equipaggi sono sempre con la tuta blu sporca di grasso e la chiave inglese in mano. Insomma, un approccio molto pragmatico. L'una e l'altra cosa si sposano perfettamente con l'attività della Guardia di Finanza. Anche perché, dopo avere fatto il carrista, dove ci si diverte pure, da generale si passa a incarichi organizzativi, di gestione del personale, di progettazione di strutture che richiedono piglio manageriale. E la Guardia di Finanza è un'organizzazione militare che ha una peculiare professionalità di polizia economica. Il comandante deve incrementare questa professionalità senza entrare nel merito delle questioni investigative.
D. Lei è arrivato al vertice della Guardia di Finanza nel momento più delicato della sua storia recente. Il ministro Padoa-Schioppa ha detto che era stata resa "un corpo separato"...
R. Io parlo per quello che ho trovato, perché un nuovo comandante generale si guarda intorno. E credo davvero che il Corpo sia sano. Io credo anche che il ministro si riferisse a una situazione contingente di scarso rapporto di fiducia che si era concretizzato in due elementi fondamentali per la vita della Guardia di Finanza. Il ministro che dà l'indirizzo politico e il comandante generale che ha la responsabilità di dare attuazione a questi indirizzi. Ma la Guardia di Finanza non può e non poteva essere considerata nemmeno in quel momento un corpo separato. C'è un esempio che mi torna in mente. La Guardia di Finanza è come una bellissima auto sportiva dove in un certo momento viene cambiato il volante. Il volante ha dei rapporti meccanici che non si adattano con la scatola dello sterzo. Perché sono elementi costruiti con specifiche diverse. Ed ecco che eravamo in presenza di una bella auto sportiva che poteva avere difficoltà di percorso. Se lei rende compatibili questi elementi, la macchina torna a essere perfetta.
D. Mentre se avesse proseguito la corsa rischiava di finire fuori strada?
R. È un'ipotesi. Ma non ci sono stati gravi incidenti. Da parte dell'autorità politica c'era però la percezione che se ne sarebbero potuti verificare in futuro.
D. Lo scontro tra il governo e il suo predecessore ha creato confusione nell'opinione pubblica sulla lealtà della Guardia di Finanza. Questa confusione si è trasmessa anche nei reparti?
R. Questa confusione nei reparti non l'ho colta. Ci può essere stata una giustificabile amarezza nei finanzieri per essere stati considerati, come struttura, poco leali. Una sensazione che c'è stata, anche se il ministro non ha mai parlato di slealtà. Il rispetto delle direttive non è mai stato in discussione, come indicano i risultati del 2006 e del 2007 ampiamente positivi. Attualmente a ottobre più dell'80 per cento del programma annuale è stato eseguito. E si tratta di un piano assegnato e quindi seguito direttamente dal viceministro Vincenzo Visco, che è il programmatore delle misure di lotta all'evasione fiscale.
D. Ad aumentare la confusione, il film 'L'ora di punta' descrive un sistema di corruzione nelle Fiamme Gialle. È una fiction, realizzata con i fondi pubblici della Rai. Lei l'ha visto?
R. Non l'ho visto. Ma ci ha colpito molto. Il nostro atteggiamento? Siamo una democrazia, la libertà di espressione è totale. L'unica cosa che abbiamo eccepito è che la Rai poteva consultarci per verificare se l'impalcatura narrativa poteva reggere rispetto alla realtà del Corpo.
D. Nelle ultime settimane sono emersi una serie di comportamenti discutibili da parte del precedente comandante generale, come la vicenda dell'aereo usato per consegnare le spigole fresche rivelata da 'Repubblica'. Lei teme che possano danneggiare l'immagine del Corpo?
R. Non voglio nascondermi dietro a un dito: mi pongo nei panni del cittadino che legge di queste cose e ne trae impressioni profondamente negative. Se la persona ha conoscenza del funzionamento delle istituzioni si rende conto che sono episodi e non riguardano la Guardia di Finanza. Ma è automatico nei più il coinvolgimento del Corpo e questo ci fa male. Indipendentemente dalla valutazione degli episodi, nella quale mi permetta di essere prudente perché ritengo che molti casi potranno risultare meno pregnanti di quello che appare, però sarebbe stato molto meglio se non fossero accaduti, perché non ci aiutano a svolgere serenamente il nostro lavoro.
D. Al suo predecessore sono state contestate alcune nomine firmate nell'imminenza della sua sostituzione. E ci risulta che il generale Speciale, destituito cinque mesi fa, ha ancora la possibilità di arbitrare la carriera degli ufficiali.
R. Sono questioni di tipo tecnico sulle quali vorrei sgomberare le diffidenze. Nel piano dei trasferimenti del mio predecessore non ho trovato nulla di particolarmente strano. Erano stati fatti a marzo e alcuni dei movimenti sono diventati esecutivi dopo, quando il problema è diventato mediatico. La seconda questione invece è la possibilità che il comandante uscente possa condizionare le promozioni perché deve ancora compilare le valutazioni degli alti gradi. Non mi risulta che Speciale abbia ritoccato in peggio i giudizi degli ufficiali. Quando queste carte mi arriveranno, perché lui le sta finendo di completare e dovremo chiudere i fascicoli al 31 ottobre, verranno sempre seguite dalle mie valutazioni.
D. Quindi Speciale non potrà condizionare le promozioni future?
R. Non deciderà lui, ma la commissione da me presieduta è composta dai generali di corpo d'armata, dei quali ho la massima fiducia.
D. Nella sua carriera lei ha sempre avuto incarichi militari operativi, senza rapporti diretti con la politica. Oggi come definirebbe il rapporto delle Fiamme Gialle con la politica?
R. La mia definizione contiene un auspicio. Quello di un rapporto neutro. Neutro ovviamente verso i partiti, non verso la politica che esprime le istituzioni: la Guardia di Finanza deve essere subordinata al rispetto delle direttive di governo. Io trovo invece che amicizie personali, rispettabili in quanto tali, diventino inaccettabili nel momento in cui degenerino in indebite interferenze in attività di servizio. Sarà un mio dovere: su questo non farò sconti.
D. Ma qualcuno dalle segreterie dei partiti le avrà telefonato?
R. No, finora nessuno.
D. La lotta all'evasione è una priorità di questo governo. Persino il 'Foglio' ha riconosciuto che il piano di Visco ha aumentato il gettito. E dentro al Corpo, come viene vissuta questa missione?
R. I risultati sul 2006-2007 derivano dalla programmazione fatta da Visco: che venga indicato come uno degli attori del successo è nell'ordine delle cose. I finanzieri sono nati per la lotta all'evasione. Anche i reparti aeronavali finiscono per contribuire a questo scopo con la caccia agli yacht e ai panfili frutto di patrimoni in nero. I dati sono molto positivi. Nel 2006 è stata scoperta Iva evasa per 4 miliardi di euro e sono stati individuati redditi imponibili sottratti per 17 miliardi. Anche quest'anno il trend è positivo, con aumenti in media del 20 per cento: significa che ci stiamo attrezzando sempre meglio. Non abbiamo dati quantitativi sul rapporto fra il tesoretto e la nostra attività ispettiva. Ma secondo le stime ufficiali nel 2006 un terzo delle entrate in più deriva dalla lotta all'evasione. E alla fine crediamo che Visco abbia ragione quando dice che l'extragettito è dovuto all'aumentata percezione del livello di rischio che i contribuenti sentono. L'azione di deterrenza funziona.
D. Se lei per migliorare il contrasto all'evasione dovesse adottare un nuovo sistema tecnologico, a cosa guarderebbe?
R. L'idea è di potenziare la rete informatica, creando una sorta di “cupola di sfera” che contenga tutti i sistemi che supportano l'attività operativa. Software per l'incrocio di informazioni e per l'accesso a banche dati sempre più estese, migliorando la capacità dei nostri uomini di usarli. Non solo in Italia, ma anche in ambito internazionale. Il nostro sforzo sarà quello di un grande potenziamento tecnologico".
D. Quale categoria mostra maggiore insofferenza per la vostra attività?
R. A nessuno fa piacere essere controllato. Certo, imprenditori e commercianti sono in testa nelle verifiche perché hanno il maggior numero delle partite Iva, ma nelle relazioni dei garanti dei contribuenti non c'è traccia di insofferenza verso i nostri militari. Sui quali compiamo un'azione importante di educazione, non perché non siano educati, ma per cambiare la mentalità del nostro ultimo operatore sul campo, quello che si confronta con persone che sono in situazione di allarme psicologico. Io stesso quando guido e vedo un uomo delle forze dell'ordine che mi ferma con la paletta per prima cosa penso: 'Cosa avrò combinato?'. Bisogna che i nostri abbiano sempre un atteggiamento collaborativo senza ispirare una percezione di vessazione o di stress. È un fronte su cui insisterò ogni giorno. Ricorda la storiella, per la verità un po' cattiva? Quella del commerciante che vede entrare tre rapinatori e sospira dicendo: 'Meno male, temevo fossero finanzieri'?"
D. È quella che raccontava Berlusconi ...
R. A me fa sorridere. Ma per noi deve essere un obbligo morale far sì che non si pensi più così alle Fiamme Gialle, nemmeno per scherzo. E sono confidente che otterremo ottimi risultati sotto questo aspetto.