IL MESSAGGERO - D’ARRIGO PARLA, IL COCER È CON LUI. MA L’INTERVISTA DEL COMANDANTE DIVIDE LE FIAMME GIALLE IN DUE ANIME

giovedì 20 dicembre 2007

 

IL MESSAGGERO – 20 dic. 07

 

D’ARRIGO PARLA, IL COCER È CON LUI

Ma l’intervista del comandante divide le Fiamme gialle in due anime

 

Un alto ufficiale: «Ha detto che cambierà il 60% dei comandanti? non ci riuscirà»

I delegati Cocer: «E’ energico, ha voluto dimostrare di saper prendere in mano la situazione»

 

 

di CARLO MERCURI



ROMA - «D’Arrigo ha detto che cambierà il 60 per cento degli ufficiali in posizione di comando? Ha detto una fesseria. Non ce la potrà mai fare. I trasferimenti costano. E i soldi chi glieli dà?». Gli alti ufficiali della Guardia di Finanza sono rimasti stupiti della sortita a mezzo stampa (intervista a “Repubblica”) del comandante generale, Cosimo D’Arrigo, e soprattutto della sua intemerata contro l’ex numero uno, Roberto Speciale. «Erano amici», dicono.

Speciale ha il suo carattere, certo. «Ma è un povero cristo - afferma un generale - Uno che ho visto lavorare pure a ferragosto, che non ha conosciuto sabati e domeniche, dodici ore di lavoro al giorno. Sì, certo, ci sono le cordate. Ma ognuno di noi fa la sua carriera, stabilisce con i colleghi rapporti di stima e di amicizia. Poi si cresce di livello, i colleghi magari ti chiedono un favore, e tu glielo fai. L’importante è sapersi fermare a un certo punto, sennò si fa una specie di catena di Sant’Antonio e questo significa non avere il senso dello Stato».

C’è da dire che dopo il caso-Speciale ha ripreso vita, in seno alla Guardia di Finanza, la fazione che preme per la “soluzione interna”, quella di un comandante generale proveniente dal Corpo, alla maniera dei carabinieri, e non più un comandante che viene dall’Esercito. Ma sono proprio i più anziani e gallonati tra gli ufficiali a gettare acqua sul fuoco: «Un comandante che provenga dall’Esercito - affermano in coro - è anzi una garanzia proprio contro le cordate. Noi preferiamo avere a che fare con qualcuno che venga da fuori». Infine c’è da registrare anche un’opinione sul rapporto turbolento Speciale-Visco: «Mi sembra una specie di commedia degli equivoci. Ricordo il ministro Tremelloni - dice un alto ufficiale - Nessuno legava con lui eppure non successe tutto questo can-can. E’ la prima volta che vedo fatti del genere accadere all’interno della Guardia di Finanza».

Questa consapevolezza accresce il pudore di parlare di sé, presso il popolo dei finanzieri, sia al vertice che alla base. Per chi fa un lavoro che si giova del silenzio non è producente stare sempre sulle prime pagine dei giornali. «Mammamia quanto è stato duro, il generale D’Arrigo», esclama un delegato del Cocer a proposito della famosa sortita del comandante. Avrebbero gradito un tocco più felpato, i militari delle Fiamme gialle, un maggiore rispetto per il vecchio capo con cui loro - dicono - hanno lavorato bene. Ma l’Istituzione guarda avanti e «D’Arrigo è energico: ha voluto dare dimostrazione di saper prendere in mano la situazione». A lui, sostiene il Cocer, «va tutta la nostra stima e il nostro pieno e leale sostegno». Inoltre, come recita un comunicato della Rappresentanza militare, «nonostante le “turbolenze” del quadro di riferimento, i finanzieri intendono evitare qualunque coinvolgimento in dispute e controversie che non li riguardano e respingono qualsiasi tentativo di strumentalizzazione».


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