REPUBBLICA SUL CASO LIECHTENSTEIN: AL TESORO E’ L’ORA DEI RIMPIANTI, “CHANCHE BRUCIATA DALLA CRISI POLITICA, L’AGENZIA DELLE ENTRATE NON HA FONDI SUFFICIENTI MA LA GUARDIA DI FINANZA SÌ”
REPUBBLICA, GIOVEDÌ 28 FEBBRAIO, PAGINA 26
Il caso Liechtenstein avrebbe aperto nuove strade alla lotta all’evasione
(di Luca Iezzi)
ROMA - “ Poteva essere il momento ideale per sferrare il colpo decisivo all’evasione. L’opportunità che l’Europa ci offre sarà del tutto sciupata”. Rammarico e delusione si respira a via XX Settembre all’indomani sull’onda dell’indagine tedesca sugli evasori fiscali.
Il governo fermo alla normale amministrazione non può cogliere l’occasione della collaborazione internazionale, l’Agenzia delle entrate farà i suoi controlli , ma al ministero dll’Economia guardano alle implicazioni più ampie del blitz tedesco: per la prima volta l’intera Europa si muove e collabora contro l’evasione fiscale, un bel passo in avanti rispetto agli sforzi dei singoli paesi , l’unico che può veramente colpire la grande evasione su patrimoni da miliardi di euro.
Peer Steinbrueck, ministro per le Finanze tedesco ha già annunciato che l’Ecofin del prossimo 4 Marzo dedicherà una parte della discussione al tema dell’evasione e alla possibilità di piegare i paradisi fiscali ad una maggiore collaborazione. Lì Tommaso Padoa Schioppa sarà spettatore interessato, ma di certo non potrà giocare quel ruolo propositivo di un’amministrazione che ha ottenuto risultati, anche eclatanti, su propri contribuenti che aveva spostato residenza e averi all’estero. “Si alzano gli standard della lotta all’evasione, la si sottrae alla polemica nazionale e un po’ caricaturale su chi strangola i contribuenti italiani” ci si rammarica al ministero.
“L’agenzia delle entrate, l’amministrazione civile non ha nemmeno i fondi per fare quello che hanno fatto in Germania-si spiega- ma i militari, la Guardia di Finanza li avrebbe.
Se in Europa la lotta ai paradisi fiscali fosse coordinata allora nessuno potrebbe sentirsi al sicuro”. Andorra, Montecarlo, San Marino, La Svizzera non solo avrebbero meno forza nell’opporre il loro segreto, e i file dei clienti diventerebbero merce alla portata degli investigatori europei. Inoltre il segnale che arriva dalla Germania è vissuto come la conferma di avere scelto la via giusta nella lotta all’evasione. Se i servizi segreti tedeschi non temono di pagare un informatore per ottenere di poter violare il segreto bancario di quei paesi che si ostinano a non collaborare con l’Europa e a dare asilo agli evasori del continente, come si può in Italia essere ancora fermi ad addossare ad una sola parte politica l’onere di far pagare le tasse? Ed infatti il timore è proprio che la vicenda Liechtenstein, in chiave elettorale italiana, serva a dare proprio il segnale opposto: chi teme un fisco paneuropeo troppo invadente correrà verso il Pdl, grazie alla lunga teoria di sanatorie, condoni,scudi fiscali il quale a sua volta potrebbe far intravedere quell’allentamento della fauci del fisco che ormai nemmeno più la Svizzera è in grado di garantire. Ma più che le valutazioni etiche sul comportamento del buon contribuente al Ministero pensano agli effetti immediati sui conti pubblici: entrate che tornano a crollare e deficit di nuovo sopra il 3%.