CONTI ITALIANI IN LIECHTENSTEIN, VISCO A REPUBBLICA: "STIAMO FACENDO LE VERIFICHE, ANCHE I POLITICI IN QUELLA LISTA”. DOPO I CONTROLLI I NOMI SARANNO COMUNICATI ALLE PROCURE
Solo alla fine dei controlli e della scrematura delle posizioni legali i nomi verranno comunicati alle procure e quindi resi noti.
(di Massimo Giannini)
"Qui ormai si è scatenato il terrore....". La Fiscopoli del Liechtenstein lambisce i santuari della politica e fa tremare le fondamenta dei palazzi romani.
E Vincenzo Visco, che ha in cassaforte la black list con i 150 nomi eccellenti con patrimoni occultati nelle banche del Principato, registra il terremoto con un misto di soddisfazione, ma anche di preoccupazione: "Questa vicenda è la conferma che noi, in questi due anni di governo, abbiamo cominciato a fare la cosa giusta. La lotta all'evasione ha dato e sta dando i suoi frutti. Ora la novità clamorosa è che si sta muovendo l'Europa. L'inchiesta avviata dalla Germania segna una svolta politico-culturale: un Paese serio queste battaglie le fa, con tutto il peso del suo sistema politico e del suo apparato istituzionale. Anche noi avevamo cominciato. Ma ora, se con le elezioni cambia il quadro politico, che fine farà questo nostro impegno per la legalità fiscale?".
L'aria è quella di sempre: mefitica, quando in Italia si parla di soldi e politica. Oggi è la famigerata "lista dei 150" che hanno nascosto i depositi nel Principato, e che l'Amministrazione finanziaria tiene custodita nei suoi computer, in attesa di decrittarla. Nel '77 fu la misteriosa "lista dei 500" che esportarono 37 milioni di dollari all'estero, e che Michele Sindona fece rimbalzare sulle scrivanie dei potenti della Prima Repubblica per ricattarli, ma senza mai renderla pubblica. Circolano i soliti veleni, aleggiano i soliti sospetti. Anche per questo il viceministro dell'Economia se ne sta chiuso nel suo ufficio al Demanio.
E mai come stavolta il palazzo delle Finanze sembra trasformato, non solo simbolicamente ma anche fisicamente, in una trincea. I centralini sono in tilt. E il telefono dello stesso Visco squilla in continuazione. Chiamate bipartisan, che ruotano tutte intorno a una sola domanda: in quella lista ci sono politici? Il viceministro risponde con cautela. Sa di manovrare una bomba innescata, che può trasformare la campagna elettorale in una crociata esattoriale. E non ha nessuna intenzione di speculare politicamente su questo ipotetico scandalo: "Io - chiarisce subito - mi sto muovendo con la massima correttezza istituzionale. La lista che abbiamo ricevuto dalle autorità tedesche va esaminata con attenzione, da parte dei nostri uffici e da parte della magistratura. Stiamo verificando se questi contribuenti hanno dichiarato i loro conti a Vaduz, e in questo caso non c'è nulla da addebitargli, oppure se non li hanno dichiarati, e in questo caso scatta invece l'ipotesi di reato e l'accertamento fiscale automatico. Stiamo incrociando i dati su queste posizioni estere con le dichiarazioni fiscali effettuate in Italia. Insomma, stiamo facendo tutte le verifiche necessarie su questi elenchi, che oltre tutto potrebbero essere anche parziali e incompleti. Finito questo lavoro, manderemo i fascicoli sugli eventuali illeciti alle procure, e a quel punto i nomi saranno di pubblico dominio". Questa è la procedura adottata dall'Agenzia delle Entrate, che sta resistendo faticosamente a tutte le pressioni esterne.
Il centrodestra grida "fuori i nomi", anche attraverso la bocca di fuoco dei giornali vicini a Berlusconi. Rocco Buttiglione, con un gesto che gli fa onore, annuncia di avere un conto regolarmente aperto in Liechtenstein, poco più di 4 mila euro, sul quale sono transitati i suoi modesti compensi da docente in una prestigiosa università del Principato. Il centrosinistra chiede trasparenza, da Di Pietro a Fassino. Fausto Bertinotti, con una modica quantità di giustizialismo di classe, invoca il "pubblico ludibrio" per questi evasori che impediscono all'Italia di avere "più asili nido". Il clima si incarognisce. E le sane esigenze di equità tributaria si mescolano all'insana passione per la gogna mediatica. La disciplina fiscale rischia di venire inquinata dall'invidia sociale.
Proprio per non alimentare questo clima da caccia alle streghe, e per non trasformare un elenco di nomi in una lista di proscrizione, Visco si muove con grande prudenza. E alla domanda cruciale sui politici risponde sdrammatizzando: "Politici? Niente di particolare. Stiamo verificando le singole posizioni. Ma non aspettatevi cose esplosive...". Dunque, par di capire, se qualche nome c'è non si tratta di pezzi da novanta.
E in nessun caso, da parte dell'Amministrazione finanziaria, si farà un "uso politico" degli accertamenti. Quello che invece il viceministro conferma, è il profilo composito degli evasori in lista. C'è qualche "grosso nome", del pianeta dell'industria e anche del mondo dello spettacolo. Ci sono medi imprenditori, manager d'azienda, professionisti, intere famiglie "con lo stesso cognome" e con conti intestati a genitori, figli e nipoti.
Ci sono "somme modeste", poche centinaia di migliaia di euro". Ma anche "cifre più grosse", e poi persino qualche "cifra grossissima, da diversi milioni di euro". Non ci sono conti cifrati o intestati a società di comodo, non ci sono i miliardi della provvista estero-su-estero dei grandi gruppi finanziari, non ci sono i fondi neri di qualche partito. "Questa roba - osserva il viceministro - in genere finisce sui conti in Svizzera o a Montecarlo, che sono ancora più blindati...". Si tratta invece di movimenti di capitale "quasi" normali, se non fosse che sono stati nascosti nel Principato per evitare di pagarci le tasse in Italia.
Ma è proprio su filoni come questo che si è concentrata in questi mesi l'attenzione delle Finanze. I "nomi eccellenti" finiti nella rete dell'Amministrazione, dal principe delle moto Valentino Rossi al re degli occhiali Leonardo Delvecchio, sono serviti per far capire all'opinione pubblica che nessuno può e deve sfuggire ai suoi doveri fiscali. E ora gli accertamenti partiti in ben dieci paesi sugli oltre 1.400 conti segreti del Liechtenstein dimostrano che questa "missione" non è più solo italiana. La Merkel che incontra il principe Alberto, il prossimo vertice dell'Ecofin dedicato al tema dei "paradisi fiscali", la riunione già convocata dall'Ocse tra le Amministrazioni finanziarie di tutte le nazioni coinvolte: è quella che Visco chiama "la svolta politico-culturale delle grandi democrazie occidentali".
E non solo quelle che, come Italia, Francia o Germania, hanno il più alto livello di tassazione diretta, e quindi vedono con preoccupazione crescente la nuova ondata di capitali in fuga verso le piazze offshore. Ma anche quelle più liberali e liberiste, come la Gran Bretagna o gli Stati Uniti, dove la pressione fiscale è molto più bassa, ma l'evasione e l'elusione sono comunque in crescita costante. Non è un caso se persino Linda Stiff, la potente responsabile dell'Agenzia fiscale americana, abbia appena lanciato il suo anatema contro le stiftung, le fondazioni create al di fuori del circuito bancario e usate nei paradisi fiscali come schermo giuridico contro le investigazioni tributarie.
Senza voler vestire i soliti panni del Torquemada delle tasse, Visco considera questi primi esperimenti di collaborazione fiscale transnazionale come la positiva conferma del lavoro avviato in Italia in questi due anni. "Checché ne dicano i critici, abbiamo recuperato 20 miliardi di evasione fiscale. E le ultime operazioni, come l'inchiesta su un'importante società di consulenza di Milano che proprio in queste ore ha portato a 30 arresti con accuse che vanno dalla frode fiscale all'associazione a delinquere, dimostrano che la "macchina" funziona e dà risultati". Ma dimostrano anche che il lavoro da fare, per combattere l'evasione, è ancora tanto. Ed è proprio su quest'ultimo aspetto che il sorriso di Visco si incrina, e il suo sigaro smette di sbuffare: "Ho solo un rammarico: che ne sarà di tutto questo lavoro che abbiamo impostato, nei prossimi mesi?". Se vincerà il centrodestra, la risposta è già scritta. Ma se vincesse il centrosinistra, secondo il viceministro, la risposta non è ancora chiara.
(29 febbraio 2008)