CONTI ITALIANI IN LIECHTENSTEIN, LOTTE INFINITE E SPOILS SYSTEM IN SALSA ITALIANA - di Giuseppe Fortuna

lunedì 03 marzo 2008

Tra Visco e la Guardia di finanza davvero non corre buon sangue. Sarà probabilmente questa la prima impressione del lettore di fronte alla polemica scoppiata per la questione dei conti italiani nelle banche del Liechtenstein. Soltanto pochi mesi fa il viceministro si era scontrato con gran fragore mediatico e politico con l’allora comandante generale Roberto Speciale. Oggi si lascia trascinare in un’altra polemica imbarazzante addirittura con l’intero organismo parasindacale delle Fiamme Gialle, il Cocer. Il che, considerato il prestigio di cui il Consiglio gode presso la base, Ã¨ un po’ come litigare con 65mila finanzieri tutti insieme. 

D’altra parte, lo si sapeva. L’uomo Ã¨ tanto bravo e competente nella lotta all’evasione quanto ostinato, ruvido e irrimediabilmente antipatico nei rapporti umani. Veltroni lo sa. E lo sa anche, e molto bene, il generale Speciale. Che, come si capisce dall’intervista apparsa ieri su Il Giornale, già scalda i motori in attesa di guadagnare col Pdl uno scranno senatoriale.

Queste le apparenze superficiali. Ma la realtà è tutta qui o c’è dell’altro? 

C’è altro. Molto altro. Questi episodi secondo noi sono segnali di uno dei problemi più delicati, urgenti e complicati che la prossima legislatura sarà chiamata ad affrontare: quello dell’ormai insostenibile divaricazione operativa tra Agenzia delle entrate e Guardia di finanza, cioè tra la componente civile e quella militare della medesima amministrazione finanziaria. Come abbiamo sottolineato più volte (si veda per tutte il documento “Contribuenti per scelta” nella homepage del sito www.ficiesse.it), i due organismi semplicemente SI IGNORANO, si comportano come se l’altro non esistesse, come se non operassero esattamente nel medesimo settore.

Per accorgersene, Ã¨ sufficiente leggere i rispettivi rapporti o relazioni annuali, cioè quei documenti in cui si dà pubblicamente conto (in modo fin troppo autocelebrativo) dei risultati portati a casa nell’anno precedente, di quanto si Ã¨ stati bravi e di quanto in più si potrebbe fare se si potesse disporre di maggiori risorse.

Ebbene, in questi solenni resoconti patinati nessuna delle due strutture fa un seppur minimo cenno all’altra. Tamquam non essent. Finanza? Boh!? Agenzie? De che!? 

Non ci credete? Fate una prova. Andate al sito internet dell’Agenzia delle entrate  e scaricate il file della “Relazione di attività 2006″. Digitate con l’apposita funzione (l’icona col binocolo nella barra degli strumenti) le parole “guardia di finanza” e aspettate un paio di secondi. Ecco i risultati, o meglio “il” risultato, perché la locuzione “guardia di finanza” è presente – incredibile a dirsi – una sola volta, a pagina 16 del documento, e per una notazione assolutamente incidentale a proposito di una nuova applicazione informatica in materia di segnalazioni sospette.

Provate poi a vedere se la GDF dedica maggiore attenzione ai “fratelli-coltelli” dell’agenzia delle entrate. Ripetete l’operazione con il “Rapporto annuale Guardia di Finanza - Anno 2006″. Cliccate il solito binocolino, scrivete “agenzia delle entrate” nell’apposito campo e aspettate mezzo secondo. Risultati: zero! Capito bene: z-e-r-o. Anche la Guardia di finanza non parla mai di Agenzia delle entrate. Parole tabù.

La domanda, allora, è questa: Ã¨ normale che i vertici delle strutture deputate alla funzione prima ed essenziale per un paese civile, quella di garantire il finanziamento della società civile da parte dei cittadini sulla base della capacità contributiva di ciascuno, marcino così palesemente ognuna per conto proprio? E che per conto proprio facciano marciare anche le quasi 100mila unità di personale – che non sono pochissime, anzi sono più di ogni altro paese dell’Unione Europea – di cui complessivamente dispongono?

No, non Ã¨ normale.

Nel frattempo, se dalle prossime elezioni dovesse derivare un altro cambio di maggioranza, ripartiranno con ogni probabilità le logiche dello spoils system “in salsa italiana”. Con resa dei conti e ulteriore avvicendamento tra i soliti ministri e i soliti direttori di agenzia. Con altri sassolini da cavarsi dalle scarpe e altri avvicendamenti  dei dirigenti di vertice prima della naturale scadenza dei contratti.

Avanti così. Tanto paga Pantalone. 

 

GIUSEPPE FORTUNA


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