L’INTERVENTO DI GIUSEPPE FORTUNA ALL’INCONTRO DI FIRENZE SULLA SICUREZZA: “DIRIGENTI (E NON POLIZIOTTI) DI QUARTIERE E PATTI PER LA SICUREZZA CHE COINVOLGANO ANCHE LE ASSOCIAZIONI DI CITTADINI”

giovedì 10 aprile 2008

Pubblichiamo di seguito la sintesi dell’intervento del presidente del Direttivo nazionale di Ficiesse, Giuseppe Fortuna, all’incontro tenutosi a Firenze il 7 aprile 2008, con i candidati del Partito Democratico Silvia Della Monica e Massimo Livi Bacci sul tema: “TUTTI PARLANO DI SICUREZZA, ORA PARLA CHI CI LAVORA”.

 

INTERVENTO DI GIUSEPPE FORTUNA

 

Firenze, 7 aprile 2008

 

Mi limiterò in questa sede a svolgere due osservazioni sul tema della sicurezza già evidenziate in interventi pubblici della nostra associazione e in documenti presenti sul sito www.ficiesse.it e sulla rivista “Finanzieri e Cittadini”.

 

La dottoressa Della Monica, il senatore Livi Bacci e l’avvocato Lucibello hanno posto l’accento sulle esigenze di riforma del codice penale e del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, i cui impianti risalgono ormai a quasi ottanta anni fa. Io, invece, vorrei portare l’attenzione su un aspetto che, a nostro avviso, è di altrettanto essenziale rilievo, quello degli interventi sulla “macchina” dell’amministrazione.

 

Poco fa la dottoressa Della Monica ha detto: “ok, cambiamo codice penale e Tulps, ma siamo sicuri che poi ci saranno davvero più poliziotti per strada?” È il medesimo interrogativo che ci siamo fatti noi di Ficiesse nel leggere la parte del programma del Partito Democratico dedicata alla sicurezza. Metteremo più agenti per le strade - c’è scritto -, interverremo su doppioni e sovrapposizioni tra forze dell’ordine, trasferiremo il rilascio dei passaporti e dei permessi di soggiorno dalle questure agli uffici comunali. Bene, ma le unità recuperate (o un numero più o meno equivalente) andranno davvero a lavorare in mansioni operative a immediato vantaggio dei cittadini?

 

L’Italia è il paese che ha in assoluto il maggior numero di agenti destinati alla sicurezza: 300mila solo tra P.S., Carabinieri e Guardia di finanza e altre centinaia di migliaia tra forestali, polizie municipali, polizie locali, polizie idriche, polizie annonarie e chi più ne ha più ne metta. Abbiamo talmente tanti agenti che se soltanto la metà di loro facessero servizio sul territorio dovremmo trovare divise a ogni angolo, su ogni autobus, in ogni mercato rionale. Ma così non è. Dove sta e di cosa si occupa tutto questo personale?

 

In parte, adempiono effettivamente alle missioni istituzionali delle rispettive amministrazioni. In parte servono per far girare macchine elefantiache e spesso sostanzialmente autoreferenziali. Ecco la prima osservazione. Nelle amministrazioni dello Stato, e segnatamente nelle tre principali forze di polizia, ci sono a nostro avviso troppi dirigenti sottratti al territorio e lasciati, loro malgrado, privi di reali responsabilità e largamente, larghissimamente sotto impiegati. Con in più la beffa che, trattandosi di gradi elevati, assorbono anche personale dovizioso dei ruoli inferiori: funzionari, segretari, autisti, persone di fiducia dagli incarichi a volte fantasiosi e improbabili.

 

Col tempo, si sono formate due amministrazioni: una ai vertici, ricca e opulenta, che impiega personale e mezzi senza alcun problema, l’altra sul territorio, che piange miseria, che ha troppe auto vecchie e pure senza benzina e con agenti quantitativamente e qualitativamente inadeguati all'immenso lavoro da svolgere.

 

Come intervenire?

 

Innanzitutto, non si dovrebbe cedere alla tentazione tutta italiana di creare, come sistematicamente accade da molti anni, nuove velleitarie funzioni (ha ragione il Silp a denunciare come i poliziotti di quartiere siano degli inermi “notai dell’illegalità”) o l'ennesima authority.

 

Secondo noi, invece, ed ecco la seconda opinione, la strada da seguire passa per il riconoscimento e la valorizzazione di una nuova funzione di controllo democratico dei cittadini. Funzione che non deve più essere limitata al momento delle elezioni politiche, ma estendersi senza soluzione di continuità alla vita della società civile e al rapporto con le amministrazioni locali e statali. Bisogna creare nuovi strumenti per attribuire ai cittadini questa funzione. Pensiamo a cittadini che, riuniti in associazioni (alcune importanti esperienze esistono già da alcuni anni), possano assumere un ruolo nuovo, moderno e attivo nello stimolare l’efficacia e l’efficienza delle amministrazioni locali e centrali e  specialmente PRETENDERE DALLE AMMINISTRAZIONI di:

 

1)  essere informati sull’andamento di fenomeni (che vuol dire, per il settore sicurezza, pubblicazione sistematica dei dati sull’andamento dei reati nei diversi ambiti territoriali);

 

2) essere coinvolti nelle programmazioni annuali e triennali (quindi, pubblicizzazione dei programmi e degli obiettivi assegnati ai dirigenti);

 

3) poter controllare se i risultati sono stati effettivamente raggiunti e se la situazione è davvero migliorata (pubblicazione dei consuntivi di gestione).

 

E se gli obiettivi non dovessero essere conseguiti e i miglioramenti sul territorio (e sotto le porte di casa) non si fossero davvero verificati, gli stessi cittadini devono potersi “incazzare”. E chiedere a gran voce che i responsabili siano rimossi e sostituiti con dirigenti più capaci e affidabili.

 

Insomma, non serve il poliziotto, serve il DIRIGENTE DI QUARTIERE. Che, per la sicurezza, sarà ciascun responsabile dell'ufficio o del comando territoriale della Polizia, dei Carabinieri e della Guardia di finanza.

 

Negli Stati Uniti, come noto, la democrazia dal basso funziona perché i cittadini eleggono sceriffi e pubblici ministeri. Un sistema, però, che fa arricciare il naso a noi europei perché si tende a prevenire e reprimere soltanto ciò che porta il consenso al fine di poter essere rieletti e confermati negli incarichi (non a caso l’azione penale in quei sistemi è facoltativa).

 

Ma il nostro, di sistema, ha esattamente il difetto opposto. Altrettanto grave, se non di più. Nelle amministrazioni centrali, chi vuol far carriera può non preoccuparsi del servizio che i cittadini ricevono. Quello che conta è entrare nella cordata giusta, obbedire a chi comanda oggi, capire chi comanderà domani. E chissenefrega del territorio e delle esigenze dei cittadini.

 

Dobbiamo trovare, allora, soluzioni intermedie. Che siano coerenti con la nostra cultura giuridica. Ma troviamole. Avviciniamo le amministrazioni al territorio. Cominciamo a dare ai cittadini possibilità di conoscere e di valutare i risultati degli uffici e possibilità di pretendere che miglioramenti (misurabili e percepibili) ci siano davvero.

 

Questa, secondo noi, è la direzione di sviluppo che dovrebbero prendere i neonati PATTI PER LA SICUREZZA, che ci sembrano oggi mere petizioni di principio ma che potrebbero positivamente evolversi in qualcosa di nuovo e diverso: in IMPEGNI DI RESPONSABILITÀ cogenti per i responsabili delle articolazioni territoriali di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza, con determinazione dei principali obiettivi da raggiungere in termini di modificazioni attese dei fenomeni (gli outcome).

 

Il che vuol dire, quante rapine in meno fra tre anni nelle ville della provincia di Treviso, quanti furti di automezzi in meno in provincia di Napoli, quanti borseggi in meno a Roma sull’autobus 64 o nel mercato di Porta Portese. E magari, per la Guardia di finanza, quanto gettito in più dovrà arrivare entro tre anni dalle aziende tessili di Prato o dalle concerie di Solofra.

 

Insomma, quello che è già realtà in Gran Bretagna, dove le amministrazioni sottoscrivono con enti locali, parti sociali e associazioni di cittadini i "PUBLIC SERVICE AGREEMENT", patti della cui attuazione rispondono, CON LE LORO PERSONALI CARRIERE, i pubblici dirigenti. E vuoi vedere che prima o poi dirigenti  e direttivi cominceranno a far carriera, non soltanto per la loro abilità politica, ma anche per saper accontentare i cittadini?

 

Grazie.

 

GIUSEPPE FORTUNA

giuseppefortuna@ficiesse.it


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