IL CASO DEI PREMI ANTIEVASIONE NEGATI AI FINANZIERI. OVVERO: QUANDO PER ESSERE MERITEVOLI CI VUOLE IL SINDACATO. INTERVENTO DI MICHEL MARTONE SU “IL MESSAGGERO”
“TRA MERITOCRAZIA E SINDACALIZZAZIONE UN RAPPORTO ANCORA DIFFICILE”
Il Messaggero, giovedì 8 maggio 2008
di MICHEL MARTONE
NONOSTANTE i proclami elettorali, sono giorni difficili per la meritocrazia nel nostro Paese. La si predica a parole ma la si disattende nei fatti. Come ieri dalle pagine del Corriere denunciava Sergio Rizzo, dimostrando come il premio destinato ai dipendenti degli Enti Locali “virtuosi” si sia di fatto risolto nell’ennesima distribuzione a pioggia, che colpisce tutti ma non premia nessuno.
Ma i casi sono purtroppo molto più numerosi e riguardano tutti i settori del pubblico impiego e persino quello del ministero dell’Economia. Dove in questi giorni si registra una grande agitazione perché, tra gli ultimi atti del suo mandato, il ministro Padoa Schioppa ha deciso di riconoscere il premio per la lotta all’evasione fiscale, che vale 400 milioni di euro, agli 80.000 dipendenti del Ministero ma non ai 64.000 appartenenti alla Guardia di Finanza che di quella lotta sono stati protagonisti.
Si tratta di una scelta quantomeno dubbia che merita alcuni approfondimenti perché dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, il perverso rapporto che corre tra sindacalizzazione e meritocrazia nel nostro Paese. Questi i termini della questione.
In base alla Finanziaria del 2004, al personale del ministero dell’Economia spetta un premio da determinare in percentuale sulle somme recuperate dalla lotta all’evasione fiscale e sui risparmi nelle spese dell’Amministrazione.
Si tratta di un principio moderno e sacrosanto, anzi tipicamente meritocratico, che mira a contrastare l’evasione fiscale e lo sperpero di denaro pubblico premiando gli uffici meritevoli. E per questo i finanzieri pensavano che quest’anno avrebbero partecipato anche loro alla distribuzione dei 400 milioni di euro del premio perché, com’è sotto gli occhi di tutti e riconoscono anche Padoa Schioppa (nella foto) e Visco, una buona parte del merito della lotta all’evasione fiscale e più in generale dei buoni risultati dell’Amministrazione finanziaria di questi anni è dovuta proprio al loro lavoro e al loro impegno.
Senonché, agli sgoccioli del suo mandato, il ministro dell’Economia, noncurante dei risultati raggiunti in questi anni dalla Guardia di Finanza, ha firmato un decreto, concordato con i sindacati, che distribuisce il premio a tutti i dipendenti del Ministero ma non agli appartenenti al Corpo per la ragione che, essendo militari, non hanno sindacati e quindi non possono partecipare alla contrattazione collettiva integrativa. Come se non essere sindacalizzati fosse una colpa.
Una colpa di cui peraltro non sono neanche responsabili visto che la legge, per preservare il carattere militare del Corpo, impedisce loro di scioperare come di contrattare per ottenere migliori condizioni di lavoro.
Ora, fino ad oggi, i finanzieri, nonostante il diverso status civile dei colleghi di molti altri Paesi, hanno sempre accettato, per rispetto istituzionale, la limitazione della loro libertà sindacale. Ma ciò non significa che non siano meritevoli e che quindi non sentano di aver diritto, al pari degli altri dipendenti del Ministero, al premio per la lotta all’evasione fiscale. Visto che la praticano ogni giorno e che
Ed infatti, ora il Corpo è in stato di agitazione, molti cominciano a volere la sindacalizzazione e qualcuno già parla di sciopero, perché se la legge impedisce loro di svolgere attività sindacale il Decreto ministeriale dimostra che senza sindacalizzazione non c’è merito.
E a noi resta un dubbio. Possibile che nel nostro Paese la meritocrazia debba sempre cedere il passo alla sindacalizzazione?