RESOCONTO DA GRNET.IT DELL'INCONTRO DEL 5 MAGGIO 2008 TRA LE ASSOCIAZIONI FICIESSE, ASSODIPRO E PASTRENGO

martedì 13 maggio 2008

5 MAGGIO 2008. LE ASSOCIAZIONI A CONVEGNO

 

5 maggio. Una data che porta alla memoria numerosi avvenimenti importanti. A esempio il 5 maggio 1821 muore in esilio sull’isola di S. Elena Napoleone Bonaparte; il 5 maggio 1949 il Trattato di Londra sancisce la fondazione del Consiglio d’Europa e, sempre la sera del 5 maggio, ma del 1860 una spedizione si imbarcava dallo scoglio di Quarto (oggi un quartiere di Genova) che in seguito saranno ricordati come “i Mille” di Garibaldi.  Il 5 maggio 2008, a Roma, sarà una data che faremo bene a ricordare in futuro, perché per la prima volta, i principali esponenti  delle più importanti associazioni che ruotano intorno al mondo militare si sono dati appuntamento. “Nei secoli fedeli” ma con gli occhi ben aperti sulla realtà sociale e sulla condizione dei militari in Italia, e con la volontà di cambiarli in meglio: dall’Associazione “Pastrengo” dei Carabinieri, l’Arma per antonomasia, parte una iniziativa che, nel senso della solidarietà e di unità d’intenti, vuole aprire una nuova via alla cooperazione fra tutti gli operatori del settore, allo scopo di promuovere una riforma radicale che finalmente, riavvicini, sul piano delle tutele individuali e collettive, il mondo militare alla società civile. Il gruppo di lavoro che ne seguirà, composto da esperti provenienti dai Carabinieri, Finanzieri, Avieri e Marinai, avrà il compito di scrivere una “proposta di legge” condivisa da tutte le associazioni, da presentare poi agli interlocutori istituzionali interessati a promuoverlo nelle giuste sedi.
Da molti anni infatti, soprattutto con la professionalizzazione delle Forze Armate, gli operatori avvertono un urgente bisogno di organismi che su base paritaria a quella sindacale, possano avere la piena legittimità a dialogare con gli interlocutori politici senza la mediazione degli stati maggiori, un po’ come avviene in quasi tutta Europa. Il punto di partenza che il nuovo organismo intende fare proprio, è la raccomandazione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa n° 1742 del 2006 (Diritti Umani dei membri delle Forze Armate Europee) . All’interno di questo eccezionale documento – che vale la pena di leggere per intero - vi è infatti una frase emblematica : “Non ci si può aspettare che i membri delle Forze Armate nelle loro operazioni rispettino le leggi umanitarie e i diritti dell'uomo se il rispetto per gli stessi diritti non sia garantito anche all'interno della truppa dell'Esercito”.  Questa è la “magna carta”  da cui scrivere la nuova legge di principio, in materia di diritti e libertà fondamentali, da riconoscere a tutti gli appartenenti alle Forze Armate Italiane.

Chi scrive ha avuto l’onore di essere stato invitato a questo importante incontro interassociativo, in modo da potervi raccontare com’è andata. I partecipanti

FICIESSE

Per la Ficiesse, “un'associazione culturale costituita il 14 maggio del 1999 a Roma su iniziativa di 47 cittadini per rispondere ad esigenze profondamente avvertite all'interno e all'esterno della Guardia di Finanza”, era presente il presidente del Direttivo nazionale, Giuseppe Fortuna,  già colonnello della Guardia di finanza, dalla quale si è congedato nel 2000, per assumere il ruolo di dirigente presso il Garante per la protezione dei dati personali a Roma.

Fortuna, come tutti, ha condiviso lo spirito dell’incontro portando in dote l’esperienza maturata da Ficiesse, specialmente in rapporto con gli attuali organismi di rappresentanza militare, mostrando un sincero interesse a conoscere le altre realtà associative per meglio comprenderne le dinamiche.

ASSOCIAZIONE CARABINIERI “PASTRENGO”

Per la Pastrengo, l’associazione dei carabinieri, nata “per la tutela e la salvaguardia dei propri iscritti”, erano presenti  il suo presidente onorario e fondatore, Vincenzo Bonaccorso, profondo conoscitore delle realtà associative militari europee,  che ha fornito agli astanti l’esperienza maturata dall’unico sodalizio di militari in servizio attivo, e il Cap. CC. (r) Rezzonico Avv Marco, Segretario Generale, che ha illustrato con dovizia di particolari la “storia” dei tormentati rapporti  intercorsi tra la Pastrengo e il vertice dell’Arma . Di recente la Pastrengo si è vista revocare l’autorizzazione ministeriale dal ministro Parisi,  per motivi che GrNet.it ha puntualmente illustrato ai propri lettori. La Pastrengo, in quanto unico punto di riferimento per migliaia di carabinieri, continua comunque ad esistere ed operare,  ma lascia un vuoto desolante nel panorama militare.

ASSODIPRO

Per l’Assodipro, associazione nata soprattutto per porre rimedio alle “gravi lacune rispetto alla tutela degli interessi sociali, economici e normativi degli appartenenti alle Forze Armate e Forze di Polizia in servizio e in pensione e per le loro famiglie”, era presente il suo autorevole presidente Emilio Ammiraglia, che tra gli intervenuti rappresentava la “memoria storica” dei movimenti democratici dei militari, nati negli anni ’70, ad opera di un gruppo di temerari che, come una vampa incendiaria, propagò la protesta all’interno delle forze armate dell’epoca, suscitando quella voglia di riscatto rispetto a regolamenti di disciplina (che risalivano al ventennio fascista), che portò l’intero parlamento a prendere atto della grave situazione sociale in cui versavano i militari. Il racconto avvincente, e in parte straziante, degli avvenimenti di quegli anni di lotte, sono stati narrati con maestria da Cesare Medail, un giornalista del Corriere della Sera, che pubblicò un libro dal titolo “Sotto le stellette”, scaricabile gratuitamente dal nostro portale.

All’importante riunione non potevano mancare gli outsider, i fuori classe, impegnati nella lotta contro la compressione dei diritti dei militari:

Amedeo BERDOZZO:

È considerato un’icona democratica all’interno dell’Arma. Le sue idee e le sue esternazioni, improntate al riconoscimento ai militari delle tutele previste per i normali cittadini, sovente hanno causato qualche mal di pancia al Comando Generale,  e per tale motivo il vertice della Benemerita non gli ha risparmiato punizioni e rimproveri, mettendo in scena un copione già visto anche in altre forze armate. Il suo punto di vista, caratterizzato da un eloquio schietto ed avvincente, ha permesso al consesso di capire i sentimenti, le speranze e le aspettative che i carabinieri ripongono in una profonda riforma degli attuali codici e regolamenti che riguardano la vita di ogni militare, dove il necessario equilibrio tra diritti e doveri è fortemente scompensato a favore di questi ultimi, causando un malessere generalizzato che di certo non aiuta ad affrontare con entusiasmo il pericoloso mestiere di tutori dell’ordine pubblico.

Luca COMELLINI:

Comellini, all’interno della compagine militare, è senza dubbio il precursore di un nuovo metodo di ottenere maggiori tutele e garanzie per il cittadino militare: il ricorso alla Giustizia (Amministrativa e, quando serve, Penale). Non deve destare meraviglia l’aggettivo “nuovo” usato per  descrivere il modus operandi di Comellini. Per un normale cittadino adire la via giudiziaria non rappresenta quasi mai un problema (lentezza del sistema a parte), ma per un militare è tutta un’altra storia. Mettere mano alle carte bollate, può scatenare una serie di “effetti collaterali” (trasferimenti, vessazioni, mobbing) che inducono i meno coraggiosi ad una rassegnazione simile a quella di un prelato di manzoniana memoria. Comellini invece ha una fiducia cieca nella nostra Giustizia (come la dovrebbe avere ogni cittadino italiano), e  nei principi sanciti nella nostra Costituzione. Qualche esempio? Tempo fa presentò una petizione (prevista dall’art. 50) sull’abrogazione o la modifica della legge 382/78 (Norme di principio sulla disciplina militare). I suoi superiori lo hanno messo sotto inchiesta perché, anche se dagli atti risultava inequivocabilmente essere un cittadino italiano, il Comellini ha dimenticato di essere un militare (alias minus habens). Quali articoli del regolamento di disciplina abbia infranto l’indomito frequentatore delle aule di giustizia non si sa bene, ma intanto un bella inchiesta non si nega a nessuno, specialmente se il signor nessuno-Comellini fa anche attività politica, ricoprendo la carica di “responsabile del dipartimento per i rapporti con le forze armate” di un partito, e come tale, forse, se si cerca bene tra le volutamente vaghe norme di disciplina militare che riguardano i rapporti tra questi ultimi e la politica, qualche cosina a suo carico si trova sempre. Diamine!

Insomma, l’autorevolezza dei partecipanti alla riunione del 5 maggio non è in discussione, e nel frattempo lo scenario politico è cambiato.

Le recenti dichiarazioni del neo ministro della Difesa Ignazio La Russa sono, almeno in teoria, incoraggianti. L’altro ieri ha affermato: "spero di dare alle Forze Armate la possibilità di trasmettere ancora di più alle giovani generazioni i valori che rappresentano: l'amore per la Patria, la democrazia, l'indipendenza della nazione, la sicurezza internazionale. Se riusciremo a far sì che i giovani mutuino dalle Forze Armate questi valori, avremo fatto un ottimo servizio".

Nel porgere al neo ministro gli auguri per il prestigioso incarico, gli proponiamo un quesito che scaturisce proprio dalla Raccomandazione dell’Assemblea Parlamentare Europea: come possono i militari italiani trasmettere i valori e il rispetto per la democrazia, se la pratica di detti valori viene loro sottratta ad opera di anacronistici regolamenti militari?

Giuseppe PARADISO


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