GIUSEPPE FORTUNA: PERCHÉ COSÌ TANTE TENSIONI NEL COBAR GDF DELLA LOMBARDIA, RISPONDIAMO ALLA SOLLECITAZIONE DEL DELEGATO DOTTORE LUMBARD

mercoledì 21 maggio 2008

1. MOTIVI DELL’ODIERNO INTERVENTO

 

Un paio di mesi fa, dal forum internet della nostra associazione (www.ficiesse.it) il delegato del Cobar della Guardia di finanza della Lombardia che utilizza il nickname “Dottore Lumbard” ha sollecitato un mio intervento sulle forti tensioni che si manifestano nell’organismo fin dall’inizio dell’attuale mandato.

 

Accolgo l’invito con piacere, sebbene con il solito ritardo, di cui mi scuso, dovuto al sovrapporsi dei numerosi impegni di lavoro e di associazione. Lo faccio non soltanto perché me lo chiede un gradito componente della comunità del forum, che è nel contempo un delegato di quel Consiglio, ma anche perché la situazione presenta diversi profili di interesse generale che può essere utile analizzare in vista della riapertura del dibattito parlamentare per la riforma della legge del 1978 sulla rappresentanza militare.

 

Confesso, però, che c’è anche un’ulteriore motivazione che mi spinge a vergare queste righe. Mi riferisco all’esigenza di replicare a talune affermazioni presenti in alcuni verbali e documenti del Cobar Lombardia secondo le quali Ficiesse avrebbe un ruolo e una qualche responsabilità nelle tensioni di cui si tratta.

 

Preciso subito che tali indicazioni sono completamente prive di fondatezza: l’associazione non fa altro che svolgere i ruoli che le sono propri in ragione delle sue finalità statutarie. Noi facciamo informazione, diamo notizie, cerchiamo di stimolare la conoscenza, l’apertura e il dibattito, nella certezza che tali attività, oltre che pienamente conformi alla legge, siano nell’interesse della Guardia di finanza, del suo personale, del paese e dei cittadini.

 

Perciò, ci ha sorpreso e ci è dispiaciuto aver letto in uno stampato del Comando Regionale della Guardia di finanza di Milano diffuso nel settembre scorso (Infocobar Lombardia) che Ficiesse avrebbe pubblicato “notizie false”, finalizzate “a svilire e annullare l’operato” del Cobar in argomento.

 

Lo stampato fa riferimento a un dossier su mense e vitto prodotto da sei delegati di quel Consiglio e da noi pubblicato sul sito internet dell’associazione il 2 marzo dello scorso anno. Non sappiamo quali sarebbero le notizie definite “false” contenute nel dossier, visto che Infocobar non ha ritenuto di fornire indicazioni più precise in merito. Sappiamo, però, che quando vengono diffuse informazioni anche soltanto imprecise, la regola (non soltanto giuridica) sarebbe quella di chiederne la pubblica rettifica, inviando precisazioni idonee a descrivere i fatti in quella che si ritiene sia la loro effettiva configurazione. Siamo, ovviamente, sempre a disposizione per provvedere ora per allora in tal senso.

 

Prima di iniziare l’analisi sui motivi delle tensioni interne al Consiglio di base lombardo, va precisato che ci baseremo esclusivamente su tre tipi di fonti: 1) le delibere e i verbali del Cobar Lombardia riportati nel forum pubblico di Ficiesse; 2) i messaggi inseriti nel medesimo forum provenienti da utenti di cui è certa l’identità e non da anonimi; 3) i contenuti del già citato “Infocobar Lombardia”.

 

  

2. LA SPACCATURA INTERNA AL CONSIGLIO

 

Dalla lettura delle delibere e dei verbali emerge che nel Cobar Lombardia si è prodotta una spaccatura tra un GRUPPO MINORITARIO composto da 5/6 delegati e il resto del Consiglio.

 

Una situazione del genere è fisiologica negli organismi della rappresentanza militare, che, come ripeteremo più avanti, per scelta precisa del legislatore, sono improntati al metodo democratico e ammettono  l’esistenza di “MINORANZE” (si veda, ad esempio, la lettera dell’art. 24, comma 2, del Rarm).

 

Ciò che appare francamente meno fisiologico è che nel Cobar Lombardia:

 

§  posizioni dissonanti si verifichino anche su questioni palesemente a favore del personale rappresentato per le quali ci si aspetterebbe (e che avrebbero più forza con) l’unanimità;

 

§ i verbali di riunione siano zeppi di scontri verbali aspri e con frequenti scambi di accuse tra alcuni delegati;

 

§ siano state assunte, nei confronti di delegati della “minoranza”, deliberazioni di censura ex art. 35 del Rarm, peraltro su sollecitazioni di assai dubbia legittimità provenienti da altri delegati.

  

 

3. DI COSA SI DOLGONO I DUE GRUPPI

 

Come si legge nei verbali di riunione riportati sul forum di Ficiesse, i delegati del gruppo minoritario affermano che le loro delibere verrebbero bocciate in modo deliberato e sistematico per essere ripresentate da delegati della “maggioranza” con qualche integrazione o correzione di tipo prevalentemente formale. Il fine ultimo di tali comportamenti sarebbe quello di METTERE IN CATTIVA LUCE, agli occhi degli elettori, i componenti del gruppo minoritario in modo da pregiudicarne il consenso e le possibilità di rielezione.

 

I delegati dell’altro gruppo (e ci riferiamo, più precisamente, ai cinque o sei più attivi) rivolgono alla “minoranza” le seguenti critiche:

 

§ di voler far perdere tempo e di rallentare volutamente i lavori del Consiglio;

 

§ di perseguire non gli interessi della base ma altri non meglio specificati (presumibilmente personali);

 

§ di essere iscritti a Ficiesse, le cui “scelte associative” seguirebbero “logiche estranee al Cobar” (si vedano in questo senso le dichiarazioni nel verbale del 21.2.2008 proprio del delegato C.S., alias “Dottore Lumbard”).

 

 

4. I RISCONTRI SULLE DOGLIANZE DELLA MINORANZA

 

Proviamo a vedere se nei documenti disponibili nel sito di Ficiesse si trovino riscontri alle rispettive contestazioni, partendo dalle doglianze del gruppo minoritario.

 

L’esistenza di una strategia volta a danneggiare l’immagine della minoranza agli occhi degli elettori si può rinvenire in alcuni verbali trascritti nel forum internet della nostra associazione.

 

In particolare:

 

1) verbale dell’11 luglio 2007. Il delegato della “minoranza” SI. presenta una delibera su un argomento di interesse per il personale del Corpo: la trasformazione e l’eventuale soppressione degli enti di previdenza. Interviene il delegato della maggioranza CO. per precisare all’assemblea che lo stato di avanzamento dei lavori è presente sulla rete intranet e che quindi la delibera “risulta del tutto inutile”. Interviene anche LA., altro delegato della maggioranza, che, “condividendo il pensiero del delegato CO.”, informa che è in fase di elaborazione da parte di altri delegati una delibera proprio per chiedere lo stato di avanzamento dei lavori. Prende poi la parola un terzo delegato della maggioranza, D’A., il quale, “condividendo il pensiero dei delegati LA. e CO.”, conferma che si sta elaborando un documento di sintesi sul lavoro svolto dal Cobar Lombardia nel corso del primo anno di mandato e che, in tale occasione,  verrà chiesto con un’unica delibera lo stato dei lavori di tutte le questioni evidenziate dal Consiglio al Cocer. Intervengono i delegati CA. e CA. non appartenenti al gruppo minoritario, per i quali la delibera di SI. va riformulata per la presenza di errori sintattici. Il presidente chiede al proponente se, alla luce degli interventi succedutisi, intende chiedere comunque la votazione. Il delegato SI. chiede la votazione con le modifiche proposte dai delegati CA. e CA. ritenendo opportuno comunque un pronunciamento del Cobar su un argomento che suscita timori in una vasta platea di personale. La delibera, posta in votazione, viene respinta a maggioranza. A questo punto interviene il delegato DIN., anch’egli non appartenente al gruppo minoritario, che nell’apprezzare l’intento di SI., afferma che non sarebbe stato utile deliberare su un argomento, come quello previdenziale, per il quale vi sono sulla rete intranet diverse pubblicazioni del Cocer e propone di riformulare la delibera sul medesimo tema proposto da SI. per manifestare l’apprezzamento del Cobar Lombardia all’impegno del Cocer. Tre delegati della maggioranza intervengono a loro volta per condividere la dichiarazione di voto di DIN.;

 

2) verbale del 7 febbraio 2008. Il delegato DIN. presenta una proposta di delibera in tema di rimborso spese per indennità di missione elaborata con altri sei colleghi, tutti esterni al gruppo minoritario. Si precisa che la proposta di delibera è nata da altra proposta presentata nel corso della 24^ riunione dal delegato SI., appartenente invece alla minoranza, e che la proposta è stata rielaborata d’intesa con alcuni delegati del Cobar Lombardia dell’Arma dei Carabinieri. La proposta viene approvata a maggioranza. Interviene il delegato della minoranza DO., che dichiara il proprio rammarico “nel constatare che per l’ennesima volta viene sottratto un argomento ad un delegato promotore”. Replica il proponente DIN., per quale i proponenti si sono limitati a trovare una soluzione all’argomento proposto da SI. Ribatte il delegato SI., facendo osservare, in merito alla dichiarazione di DIN., che la sua proposta presentata nella 24^ riunione avrebbe potuto facilmente essere integrata aggiungendo i due punti nuovi presenti nella delibera odierna e che questo ha fatto perdere quattro mesi. Controribatte DIN: nella 24^ riunione non c’erano i tempi per modificare la proposta di SI. I delegati della maggioranza D’A. e  LA. replicano alle affermazioni del delegato della minoranza DO. dichiarandosi rammaricati “che alcuni delegati pensano solo a chi ha proposto l’argomento e non alla soluzione dei problemi che affliggono i militari rappresentati” e che la “polemica sterile” del delegato DO. è del tutto priva di fondamento.

 

La lettura dei verbali sembra confermare soltanto l’esistenza delle gravi difficoltà di dialogo tra i delegati delle due parti (si fa riferimento, ovviamente, a quelli più attivi dei due gruppi), con una notevole dose di diffidenza e conflittualità reciproca.

 

Ma è nello stampato “INFOCOBAR LOMBARDIA”, edito a settembre del 2007 dal Comando Regionale della Guardia di finanza della Lombardia, che si rinvengono elementi che inducono invece a ipotizzare l’esistenza di una intenzione volta a screditare agli occhi degli elettori la minoranza.

 

A pagina 4 del documento, infatti, risulta inserita una TABELLA recante, sull’asse delle ascisse, le 57 delibere approvate dal Cobar e, sull’asse delle ordinate, i nomi dei 26 delegati, con l’indicazione per ciascuno – attenzione – del numero di delibere non "approvate", bensì “PRESENTATE”.

 

Da tale tabella si rileva che:

 

§ i delegati della maggioranza che nei verbali da noi esaminati risultano i più attivi nel contrasto con al minoranza hanno presentato tra 15 e 31 delibere;

 

§ il delegato DO. ne avrebbe presentate soltanto 2;

 

§ il delegato SI. ne avrebbe presentate 0.

 

Si tratta di informazioni palesemente errate e senza dubbio idonee a recare pregiudizio all’immagine e al prestigio dei delegati del gruppo minoritario. Si tratta, inoltre, di una iniziativa di dubbia legittimità con riferimento sia alla legge sulla stampa (che impone di svolgere una serie di adempimenti per i prodotti tipografici che non risultano presenti), sia al codice sulla protezione dei dati personali (che non permette trattamenti di dati personali da parte di pubbliche amministrazioni che non siano esplicitamente previsti da norme di legge o di regolamento), sia infine all’art. 23, comma 5 del Rarm (che vieta i rendiconti informativi di tipo nominativo ammettendo soltanto quelli che si riferiscono all’attività dei consigli nel loro complesso). 

 

 

5. I RISCONTRI SULLE LAGNANZE (DEI COMPONENTI PIÙ ATTIVI) DELLA MAGGIORANZA

 

Proviamo ora a verificare se possano sembrare fondate anche le doglianze rivolte ai componenti del gruppo minoritario.

 

Ci riferiremo in particolar modo all’accusa di “far perdere tempo” al Consiglio, tralasciando le altre, che ci sembra tocchino sensibilità individuali che forse sarebbe stato più appropriato lasciar fuori da questo genere di contese.

 

In che consisterebbe il “far perdere tempo”? Lo spiegano i soliti verbali. Significa sottoporre al Consiglio questioni già trattate e già decise a maggioranza o insistere nel presentare una proposta o una mozione che non ha chiaramente i numeri per essere approvata.

 

Ma - ecco il punto - queste “perdite di tempo” sono davvero comportamenti censurabili oppure sono consentite dall'ordinamento? Andiamo a leggere cosa c'è scritto in proposito nella legge 382 e nel regolamento di attuazione della rappresentanza militare (Rarm).

Art. 20, comma 1, legge 382: “Sono vietati gli atti diretti comunque a condizionare o limitare l'esercizio del mandato dei componenti degli organi della rappresentanza.

Art. 12, del Rarm:

 

§ comma 4: “i membri dei consigli della rappresentanza devono essere messi in condizione di espletare le funzioni per quali sono eletti ed avere a disposizione il tempo che si renda necessario, fatte salve le esigenze operative e quelle di servizio non altrimenti assolvibili”;

 

§ e comma 6: “ai delegati deve essere comunque garantita libertà di opinione nell’espletamento dei compiti connessi con lo specifico incarico, fermo restando che l’inosservanza delle norme contenute nella legge 11 luglio 1978, n. 382, e nel presente regolamento è considerata a tutti gli effetti grave mancanza disciplinare”.

 

Si tratta di norme fondamentali, che, come detto già all’inizio, configurano i Consigli, pur mantenendoli interni all’amministrazione, quali  organi democratici e NON ORGANI GERARCHICI E AUTORITARI, come erroneamente ritengono alcuni delegati della maggioranza.

 

Il che vuol dire che ogni idea, ogni opinione, anche se fosse condivisa da un solo delegato e avversata da tutti gli altri, ha il più pieno e garantito diritto di essere espressa, spiegata e difesa in assemblea.

 

Questa è la democrazia. E in democrazia non si perde mai tempo.

 

Torniamo per un attimo ai verbali. In quello relativo alla riunione del 14 giugno 2007 leggiamo che il delegato della maggioranza D’A., “mostrandosi amareggiato per la perdita di tempo che questo Organismo è stato ‘costretto’ a subire per discutere cose già dibattute e risolte in altre riunioni, chiede al presidente di valutare se il comportamento tenuto nell’occasione dai delegati DO., RO. e ZU. sia passibile di censura”.

 

Poteva quel delegato chiedere al presidente di dichiarare la censura nei confronti di un altro delegato che, a suo avviso, stava facendo perdere tempo al Consiglio? Certamente no, perché, come già spiegato, il Cobar non è un organismo gerarchico.

 

Anzi, è proprio il delegato D’A. che, con tali affermazioni e ancora di più con la richiesta di censura, si è reso responsabile, come sancisce il già citato art. 12, comma 6 del Rarm, di una “grave mancanza disciplinare”.

 

Questo perché in un organismo che funziona con il metodo democratico, l'attaccare illegittimamente un delegato perché esprime delle idee, il cercare di far pressioni su di lui, il paventare sanzioni disciplinari e addirittura il sollecitare il presidente a intervenire in tal senso costituiscono ATTI VIETATI dall’art. 20 della legge 382 in quanto, appunto, chiaramente diretti “a condizionare e limitare l’esercizio del mandato”.

 

Per questo, francamente ci stupisce che il presidente possa aver più volte permesso tali illegittimi comportamenti e che si sia addirittura risolto a emettere tre deliberazioni di censura senza che si fosse verificato il previsto presupposto della turbativa dell'ordine delle riunioni. Peraltro, lo ricordiamo, questo genere di deliberazioni non possono “in nessun caso” essere oggetto di discussione (comma 6 dell’art. 35 del Rarm) e, quindi, non ne è consentita la sollecitazione da parte di componenti del Consiglio.

 

 

6. L’ORIGINE DELLE TENSIONI

 

Non abbiamo però ancora indagato su quali possano essere state le cause che hanno scatenato tante e tali tensioni, tensioni che, tra l'altro, non risulta si siano mai verificate in altri Consigli dell’attuale o dei precedenti mandati.

 

Alcune indicazioni ce le fornisce ancora una volta il forum internet di Ficiesse nei numerosi messaggi postati sul caso del Cobar Lombardia.

 

Escludendo gli interventi provenienti da utenti anonimi, notiamo che la polemica è stata aperta, tra i primi, proprio da Dottore Lumbard (nick corrispondente al delegato del Cobar Lombardia C. S.), con diversi post inseriti tra maggio e novembre del 2006 nei topic intitolati “Imminente Coir”, “Eletto il Cocer X Mandato” e “Sovrintendenti".

 

In tali messaggi Dottore Lumbard osserva tra l’altro che:

 

-  durante le elezioni per il Coir si sono verificati “scontri” e “tiri mancini” scaturiti da “intrecci e alleanze balorde” che hanno portato al Coir un altro sovrintendente (il brig. D.), diverso da quello (M.M.) che era sostenuto dalla maggior parte dei delegati della categoria B del Cobar di Milano;

 

- il brig. DO. si sarebbe candidato non per difendere gli interessi del suo ruolo, ma per sostenere e far eleggere al Cocer un ispettore di Roma;

 

- gli eletti al Coir sarebbero per 4/5 iscritti a Ficiesse;

 

- nel precedente mandato le delibere del Cobar Lombardia sarebbero sempre state sistematicamente bloccate al Coir e mai trasmesse al Cocer.

 

Il 25 novembre interviene il delegato del Cobar Liguria Dario D.M. (Dal Mut), il quale, rivendicando di essersi sempre comportato in modo corretto e trasparente:

 

- rappresenta come il risultato lamentato da Dottore Lumbard non sia dipeso da strane alleanze ma da problemi interni allo stesso Cobar Lombardia dove “purtroppo, invece che sulle idee ci si è confrontati e scontrati sulle persone”;

 

- conferma l’esistenza del fenomeno delle cordate, osservando che in tanti anni di rappresentanza non aveva mai assistito a confronti così aspri tra delegati, con voci di accordi sotterranei e telefonate (una vera e propria “caccia al voto”) che arrivavano anche da Roma per far passare ai Coir persone che garantissero voti utili alla successiva elezione Cocer.

 

Il 5 dicembre è la volta del delegato del Cobar Lombardia M.M., il quale afferma:

 

- di ritenere che il suo mancato ingresso al Coir dell’Italia nord-occidentale sia dipeso da “qualcuno che ha lavorato in modo da impedirlo”;

 

- che se fosse stato eletto, qualche delegato che oggi siede al Cocer “non sarebbe più lì”;

 

- negli anni precedenti, quanto fatto dal Cobar Lombardia e dal Coir nord-ovest “a livello centrale non ha trovato sfogo”.

 

Ecco, allora, chiarite due cause originarie della spaccatura e delle conseguenti fortissime tensioni.

 

La prima è l'esistenza di alcuni precedenti, forti attriti personali. Causa, questa, sulla quale non intendiamo soffermarci, ma che traspare con chiarezza dai verbali di riunione ed è certamente ben nota a ciascun delegato. Sarebbe un bel gesto se magari questi delegati decidessero di fare un passo indietro per consentire agli altri di riprendere un dialogo più sereno e costruttivo.

 

La seconda causa è stato l’irrompere nella delicatissima fase delle elezioni per il Coir nord-occidentale di un fenomeno nuovo, quello delle CORDATE ELETTORALI.

 

Ecco la novità alla quale sarà bene prestare attenzione nei prossimi mesi, in vista della ripresa dei lavori parlamentari per la riforma della rappresentanza militare.

 

Di che si tratta esattamente? Di veri e propri patti stretti prima delle elezioni per aiutare alcuni aspiranti delegati ad essere eletti nei Consigli di base e via via in quelli di più elevato livello. Per formare una cordata si comincia a lavorare per tempo. Se interessa arrivare al Cocer, si bisogna partire almeno un anno prima dall'inizio delle elezioni. La procedura è semplice anche se lunga e laboriosa. Si individuano in ogni regione d’Italia le persone che hanno possibilità di essere elette nei diversi Cobar. Si contattano e gli si fa un discorso più o meno di questo tenore: noi (è importante dare l’impressione che il gruppo sia forte e coeso) ti aiutiamo ad essere eletto al Cobar, convogliamo su di te i voti dei molti elettori che ci seguono e che fanno servizio nella tua regione, tu in cambio voterai al Coir la persona che ti indichiamo, che a sua volta voterà un altro dei nostri per l’elezione al Cocer.

 

Nulla di illecito, ovviamente. Più o meno quello che, in altre competizioni elettorali, fanno lobbies e gruppi di pressione, come anche partiti,  sindacati e associazioni professionali.

 

Con la NON PICCOLA DIFFERENZA che mentre nei partiti e nei sindacati ci sono idee, programmi e progetti esposti in documenti pubblici, nelle cordate elettorali si lavora nell’ombra, sotto traccia, per finalità che spesso saranno nobili, ma che a volte possono essere (o sembrare) opportunistiche.

 

Ecco perché secondo noi ha ragione l’amico Dal Mut: queste cose succedono quando invece di confrontarsi sulle idee ci si scontra sulle persone.

 

 

GIUSEPPE FORTUNA

Presidente del Direttivo nazionale

dell’associazione Ficiesse

giuseppefortuna@ficiesse.it

 

 

P.S.: Saranno particolarmente graditi interventi di Dottore Lumbard, di altri delegati del Cobar Lombardia e di chiunque volesse far conoscere la sua opinione e dare un contributo propositivo sull'argomento trattato. 

 


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