ASAPS E ILSECOLOXIX.IT: UCCISO A GENOVA DA UNO SQUILIBRATO L’AGENTE DI POLIZIA DANIELE MACCIANTELLI ACCORSO PER PRESTARE AIUTO AI GENITORI
(ASAPS) GENOVA, 26 settembre 2008 – Lo ha ammazzato con un fendente in pieno petto, proprio quando sembrava che lo stato di agitazione che aveva fatto arrivare sul posto la volante del Reparto Prevenzione Crimine fosse ormai superato. Daniele Macciantelli, 36 anni, assistente della Polizia di Stato originario di La Spezia ma in servizio all’RPC di Genova, è morto così. Un pregiudicato, Daniele Pace, 26enne noto anche per i suoi problemi psichiatrici aveva seminato lo scompiglio in una casa di Pontedecimo, quartiere della popolosa periferia del capoluogo ligure, dove abita con i genitori. Arriva prima un’ambulanza del 118, chiamata proprio dai familiari di Pace, ma la situazione è presto degenerata. Ecco così che il 113 invia sul posto due pattuglie, tra cui quella di Daniele, impegnate nel quadrante notturno: è iniziata una trattativa per indurre il 26enne a calmarsi e proprio quando sembrava che la pazienza dei poliziotti fosse sul punto di essere premiata, lo squilibrato ha afferrato con una mossa fulminea un coltello da cucina con una lama da 26 centimetri affondandola per intero nel petto dell’assistente Macciantelli. Un atto di sconsiderata violenza omicida consumatosi in una frazione di secondo: il poliziotto è stato rianimato e defibrillato sul posto dagli stessi sanitari chiamati a soccorrere l’assassino, ma la ferita era troppo grave. Quell’unico fendente aveva lambito il cuore e perforato un polmone. È spirato sotto i ferri al San Martino. (ASAPS)
DA ILSECOLOXIX.IT
Poliziotto ucciso nella notte
Non ce l’ha fatta. Troppo gravi le ferite per quell’assurda coltellata, ricevuta da un giovane, con problemi psichici, che aveva deciso di non farsi accompagnare in ospedale dai militi del 118. È morto così, nella notte, dopo una breve agonia al San Martino, Daniele Macciantelli (36 anni), poliziotto in forze al reparto Prevenzione crimine della caserma di Genova Bolzaneto col grado di assistente.
La tragica vicenda incomincia alle 21.30: ai centralini del 118 arriva, da salita Serra Riccò a Pontedecimo, la chiamata di una donna. «Nostro figlio sta dando in escandescenze, io e mio marito non riusciamo a calmarlo».
Quando, oltre al personale sanitario, giungono anche i poliziotti in forza al Reparto prevenzione crimine della caserma di Bolzaneto, il giovane, che è seguito dall’igiene mentale presso un ospedale del ponente, afferra un coltello dalla cucina e colpisce al torace Macciantelli. Il giovane è stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio. Si tratta di D. P., 27 anni, che vive a Pontedecimo insieme ai genitori.
Le indagini.
Proseguono le indagini sulla morte del poliziotto, condotte dalla squadra Mobile di Genova, che in mattinata consegnerà gli atti preliminari al magistrato che si occupa del caso, il pubblico ministero Massimo Terrile; l’accusa per Danilo Pace (26 anni), che ha sferrato la coltellata rivelatasi poi mortale, è di omicidio volontario.
Pace è stato trasferito nel carcere di Marassi. Già in passato, secondo quanto raccontato al Secolo XIX dal padre Vito, era stato protagonista di episodi di violenza per i quali si era reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine: nel marzo del 2005 i carabinieri erano stati chiamati a Pontedecimo per sedare una rissa in strada nella quale il giovane era rimasto coinvolto; nel settembre del 2006, nuovo intervento dei militari, questa volta nell’abitazione, per calmare il giovane che dava in escandescenze; l’anno scorso, infine, durante una lite Pace aveva rotto un sopracciglio a un poliziotto, che aveva reagito fratturandogli un braccio.
Sconvolto da quanto accaduto, il padre di Pace ha raccontato che la malattia mentale del figlio sarebbe incominciata circa quattro anni fa, che in questo tempo lui ha sporto numerose denunce a polizia e carabinieri, oltre ad appelli all’Asl genovese e all’ospedale Villa Scassi di Sampierdarena, ora accusati di non avere fatto abbastanza. In conclusione, parole di solidarietà, dolore e anche scuse alla famiglia del poliziotto rimasto ucciso.
Il delitto
Le testimonianze raccolte dagli operatori di polizia che si trovavano all’interno dell’appartamento di Pontedecimo confermano la prima ricostruzione: in serata Pace era stato colto da una crisi e aveva dato in escandescenze. I genitori si erano rivolti al 118, ma i militi che non erano riusciti a calmare l’uomo, avevano girato la chiamata al 113. Sul posto sono intervenute due pattuglie delle volanti.
Quattro operatori sono saliti nell’appartamento: Macciantelli, che era tra questi, ha conversato a lungo con Pace nel tentativo di riportarlo alla calma; quando la situazione sembrava essere tornata alla normalità, Pace, che nascondeva il coltello dietro la schiena, ha colpito il poliziotto all’addome.
Il Pm ha disposto l’autopsia sul cadavere per domani, sabato.
Tragedia annunciata
«Era da immaginarlo. C’erano sempre i Carabineri qua. Aveva gia’ rotto tutti i vetri di casa. E’ stata una tragedia annunciata»: è la testimonianza di una vicina di casa. Non era la prima volta che dava in escandescenze - ha ricordato un altro inquilino del palazzo -. Non andava d’accordo col padre. Erano gia’ intervenuti i Carabineri e la Croce. Il ragazzo lo portavano via ma tornava subito a casa. Era pericoloso - ha affermato il vicino - qualche volta veniva giu’ della roba, l’ultima volta ha buttato giù dei piatti. Ho dei nipotini - ha concluso - e avevo sin paura a farli venire qui perche’ magari...non si sa mai».
Chi era la vittima
Daniele Macciantelli era un assistente capo del reparto Prevenzione crimine Liguria, sezione di Genova, caserma di Bolzaneto. Anche suo padre, morto alcuni anni fa, era stato ispettore di polizia. Entrato nella Polizia di Stato nel 1992, Macciantelli aveva prestato servizio a Milano, arrivando poi a Genova al VI reparto Mobile e transitato successivamente al reparto Prevenzione crimine. In mattinata il questore di Genova, il dirigente dell’ufficio Prevenzione generale e quello del reparto Prevenzione crimine hanno accompagnato i familiari del giovane (fratello, sorella e anziana madre, residenti alla Spezia) all’obitorio dell’ospedale San Martino.
«Un comportamento sempre ineccepibile, con grande spirito di servizio e abnegazione»: così la dirigente del reparto Prevenzione crimine della Liguria, Francesca Seccia, descrive Macciantelli, che da tempo viveva a Genova, dove si era anche fidanzato.
Fisico prestante e atletico, fuori dal lavoro era appassionato di arti marziali, attività sportiva che praticava regolarmente. Nel reparto Prevenzione crimine della Liguria era specializzato in questioni tecniche e si occupava anche della manutenzione dei mezzi. «Al momento della tragedia - ha spiegato la dottoressa Seccia - stava adottando tutte le tecniche di mediazione consigliate in situazioni di questo genere».
Daniele Macciantelli era già stato insignito della “Parola di lode” e delle medaglie di bronzo e argento per meriti acquisiti in servizio. A ricordarlo è stato il prefetto di Genova, Anna Maria Cancellieri, esprimendo il cordoglio per la morte del giovane poliziotto: «Sono molto colpita e rattristata» ha ribadito il prefetto, che ha anche rivolto «un sentimento di vicinanza a tutti i colleghi del giovane Daniele che, se pur segnati da questo tragico evento, continueranno senz’altro ad affrontare quotidiani rischi e disagi, nella difesa della legalità e della pubblica sicurezza».
Sindacati di polizia sgomento e protesta
«Vogliamo che chi ha responsabilità di Governo pensi bene a quello che fa, specialmente quando considera gli operatori delle Forze dell’Ordine dei «fannulloni». Noi non siamo pubblici impiegati, ma Professionisti della Sicurezza che rischiano la vita». Lo dichiarano in una nota congiunta i sindacati di polizia Siulp, Sap, Silp Cgil, Fsp Ugl, Coisp e Siap che hanno diffuso una nota in cui esprimono dolore e cordoglio per la perdita del collega Daniele Macciantelli. «È morto semplicemente per aver fatto il proprio dovere - i legge nella nota - come accade ogni giorno a migliaia di poliziotti che, nonostante gli stipendi più bassi di Europa e una classe politica (tutta!) che si riempie di belle parole soltanto in campagna elettorale, svolgono con abnegazione e professionalità servizi e impieghi che comportano il rischio della vita. Noi in questo momento vogliamo solo essere vicini alla famiglia di Daniele». «In un momento così drammatico - commenta Andrea Traverso, segretario del Silp Cgil di Genova - ci stringiamo intorno alla famiglia di Daniele distrutta da un incolmabile dolore.
La sincera solidarietà espressa dalla cittadinanza conforta una categoria che ancora una volta è sgomenta di fronte ad un altro collega morto sul lavoro. una categoria che però dovrebbe poter contare anche sulla solidarietà governativa e politica quando denuncia le carenze croniche del comparto sicurezza. è difficile e delicato rappresentare il nostro disagio quando un dramma come questo sconvolge gli affetti di una famiglia e dei colleghi più vicini a daniele, ma abbiamo il dovere di farlo e continueremo a farlo». Alle istituzioni chiediamo soltanto dignità, questo non è il momento delle polemiche, ma del dolore e della preghiera». Lo afferma il segretario generale del sindacato autonomo di polizia (Sap) Nicola Tanzi, riferendosi ai tre poliziotti morti a Caserta e Genova. «Il personale della polizia di Stato paga ancora una volta un pesante tributo di sangue all’impegno e alla professionalità spesi ogni giorno, in strada, al servizio del cittadino. Siamo vicini alle famiglie di questi ragazzi - conclude - e soprattutto vogliamo che nessuno si dimentichi mai del loro sacrificio estremo».