WWW.LAVOCE.IT: PER L'EUROPA UN PRESIDENTE ELETTO DAI CITTADINI - di Michele Ruta

domenica 28 settembre 2008

WWW.LAVOCE.INFO, Michele Ruta 25.09.2008

Mancano nove mesi alle elezioni europee del giugno 2009. L'Unione Europea ha il dovere e l'opportunità di cogliere questa occasione per rilanciare la propria azione e per rilanciarsi agli occhi dei propri cittadini.

LA (PERCEZIONE DELLA) DEMOCRAZIA IN EUROPA

Il distacco tra l'opinione pubblica europea e la sua leadership non fa quasi più notizia. I referendum che ripetutamente hanno bocciato la Costituzione prima e il Trattato di Lisbona poi hanno evidenziato diversi limiti nelle fondamenta e nell'azione dell'Unione Europea. In particolare, sembra esistere un trade-off tra la necessità di efficienti istituzioni sopranazionali e la percezione che queste istituzioni siano soggette a un controllo democratico.
Le politiche comuni dell’Unione (commerciale, ambientale, eccetera) sono efficienti poiché rispondono al bisogno di coordinamento di economie altamente interdipendenti e alla necessità di raggiungere un livello di scala che le singole politiche nazionali non possono avere. Contrariamente a quanto alcuni sostengono, le politiche dell’Unione sono anche democratiche poiché generalmente soggette al potere di controllo del Parlamento europeo e dei governi nazionali. (1)
All'Unione Europea non manca tanto la democrazia, quanto la percezione della democrazia.L'Unione è il laboratorio più avanzato nell'esercizio della democrazia a livello sopranazionale, ma è percepita come poco democratica dai suoi cittadini. Per rilanciare l'azione delle istituzioni di Bruxelles è necessario aumentare la partecipazione dell’elettorato nel processo decisionale dell’Unione.

LA PROPOSTA: ELEZIONE DIRETTA DEL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE

Il presidente della Commissione europea è la figura chiave dell'Unione. Il suo ruolo principale è di dare la linea politica alla Commissione. In sostanza, di decidere quali saranno le basi dell'azione dell'esecutivo di Bruxelles per i prossimi cinque anni. Oggi, il presidente è designato dal Consiglio europeo (i capi di Stato e di governo dei 27 paesi membri) e ufficialmente eletto dal Parlamento.
Già dieci anni fa, il think-tank Notre Europe, fondato da Jaques Delors e oggi presieduto da Tommaso Padoa-Schioppa, aveva proposto una soluzione semplice ed efficace che riguardava il processo di selezione e di nomina del presidente della Commissione. La proposta consisteva in un unico punto: i partiti politici europei dichiarino prima delle elezioni il nome del loro candidato per la presidenza della Commissione. (2)
Questa semplice iniziativa ha il doppio merito di essere utile e attuabile. È utile perché riduce il gap tra il funzionamento democratico dell'Unione e la percezione che ne hanno i cittadini europei. Permette un dibattito sulla personalità più adatta a ricoprire l'incarco di maggior rilievo nelle istituzioni europee e sulle linee guida dell'azione della Commissione. Stimola una discussione aperta sui programmi politici che i partiti europei desiderano attuare una volta eletti, migliorando la trasparenza della vita politica di Bruxelles. Concentra l'attenzione sui temi europei, invece di trasformare le elezioni europee in inutili referendum sull'azione dei governi nazionali. Dà nuova linfa ai partiti europei come macchine per la selezione dei candidati migliori. Rende più comprensibile il funzionamento delle istituzioni europee - se non altro, perché questo è il modo in cui vengono selezionati i governi nazionali e locali.
L'altro merito fondamentale della proposta risiede nella facilità della sua attuazione: lavora nei Trattati non sui Trattati. L'assetto costituzionale dell'Unione lascia aperto lo spazio a questa possibilità attraverso due elementi essenziali, che sono ovvi nelle democrazie parlamentari. In primo luogo, le elezioni europee sono sincronizzate con il rinnovo della Commissione. Secondo, il presidente della Commissione deve ricevere il voto di fiducia del Parlamento europeo. (3) In altre parole, non esiste alcuna necessità di cambiamenti formali dell'attuale architettura dell'Unione coi complicati processi di ratifica che tali modifiche richiedono.
Non mancheranno critiche a questa proposta. Alcuni noteranno l’esistenza di ostacoli pratici: ad esempio, il Consiglio europeo deve accettare di dividere il potere di nomina con l'elettorato europeo. Altri obietteranno, giustamente, che questa soluzione non è la panacea di tutti i mali dell'Unione. Tuttavia, l'elezione diretta del Presidente della Commissione ha il merito di rispondere al problema, fondamentale, del calo di fiducia dei propri cittadini sfruttando l'attuale struttura dei Trattati.
Qualcuno, infine, rispolvererà l'annosa questione dei limiti insormontabili all’esercizio della democrazia fuori dai confini nazionali. Sarà, ma l’Unione europea esiste perché risponde a una necessità del nostro tempo. Più che domandarsi se in astratto possa o meno esistere una democrazia sopranazionale percepita come tale dalle comunità che la compongono, è necessario affinare le innovazioni istituzionali e le pratiche democratiche che permettono a chi fa parte dell'Unione Europea di viverla e farla vivere come un insieme. L'elezione diretta del presidente della Commissione va in questa direzione.
 

NOTE

(1) Ciò è senz'altro vero per il metodo di codecisione che coinvolge sia il Parlamento europeo che il Consiglio dei ministri. In alcune aree esiste uno sbilanciamento di poteri a favore del Consiglio, spesso definito come il "deficit democratico" dell'Unione. Benché non elimini il problema, il Trattato di Lisbona riduce sostanzialmente il numero di tali aree.

(2) Si veda Padoa-Schioppa (1999), “From the Single Currency to the Single Ballot-Box”, e la lettera aperta “Politicising the European Debate”, Notre Europe, Paris. Entrambi i documenti sono disponibili sul sito internet:http://www.notre-europe.eu/en/

(3) Già nel 2004, i partiti di centrodestra che avevano vinto le elezioni europee chiesero e ottennero la nomina da parte del Consiglio europeo di un loro candidato. La differenza sostanziale è che il candidato alla presidenza della Commissione fu indicato dopo le elezioni.


 


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