DOMANDE CRITICHE AI DELEGATI COCER GDF SULLE SCELTE DEGLI ULTIMI MESI (PREMI ANTIEVASIONE AL FAF, STRAORDINARI, TAGLI ALLE OPERAZIONI INVECE CHE A RAPPRESENTANZA E FUNZIONAMENTO): “MA STATE FACENDO GLI INTERESSI DELLA BASE O DEI VERTICI?” - di Finanziot

giovedì 27 novembre 2008

Riportiamo il messaggio inserito il 25 novembre 2008 nel forum internet di Ficiesse da “Finanziot”. Il titolo è della redazione del sito.

 

 

DAL FORUM DI FICIESSE

TOPIC: Rappresentanza e rappresentati (Cocer)
MESSAGGIO: del 26.11.2008, ore 20:09
AUTORE: Finanziot
 

 

TESTO

Volendo trarre spunto dall’ultima audizione del Cocer GdF presso la Commissione Difesa, ovvero dall’ultimo incontro dello stesso organo di rappresentanza con il Comandante Generale, emergono, intatte, alcune problematiche che da tempo attanagliano la Rappresentanza militare del Corpo.

Il cittadino comune avverte lo “scollamento” tra il popolo (SOVRANO) e la politica, i finanzieri avvertono lo “scollamento” tra i propri (LEGITTIMI) interessi e le opinioni del Cocer che, al di là delle consuete dichiarazioni a carattere generale, che potremmo definire istituzionali, risultano in parecchie occasioni rivolte in favore del personale della categoria dirigenziale del Corpo, quest’ultima recepita come una casta all’interno di una struttura pubblica, quale la nostra.

Contraddittorie le tesi sostenute innanzi all’organo politico: laddove si auspica la detassazione di straordinari e prestazioni accessorie (rientrando nel comparto privato e pubblico), successivamente si apprezza l’attestazione di specificità del comparto sicurezza e difesa fornito dalla politica (uscendo dal comparto sopra indicato), della serie ancora una volta non sappiamo se siamo carne o pesce!!!!!!

Totalmente assente della dovuta energia e determinazione, altresì, l’atteggiamento assunto dinanzi alle autorità di vertice del Corpo quando in ballo ci sono 20 milioni di euro dirottati arbitrariamente, complice la politica, al Fondo di Assistenza dei Finanzieri, nonostante nelle stesse maglie dello statuto dell’Ente vi sia la risposta che la totalità degli appartenenti al Corpo, in questo preciso momento storico, contraddistinto da una recessione economica preceduta da un altrettanto deleterio periodo di inflazione galoppante, aspettavano.

Ma è così difficile, per chi ci rappresenta, tenere una posizione coerente e che si avvicini alle legittime aspettative del personale del Corpo che opera sul campo? E’ così difficile, nel palesare la comprensione per il disagio dell’attuale bilancio dello Stato, veicolare gli argomenti di discussione su concreti miglioramenti contrattuali? E’ così difficile, nell’evidenziare le difficoltà degli attuali capitoli di spesa, assumere un atteggiamento propositivo che, anche se non tenuto da conto dalla Commissione politica nel proseguire della contrattazione, accenda una piccola luce sulla forte volontà di cambiamento all’interno della GdF?

Questi sono gli interrogativi, e altri ancora ne potrebbero sorgere discorrendo, che verrebbe una forte tentazione di assegnare una medaglia d’oro a chi, dell’andamento dell’amministrazione, non si interessa, pensando che la rappresentanza NON SERVA A NESSUNO ovvero SERVA AGLI INTERESSI DI POCHI.

Ora, a titolo di esempio, qualcuno di voi mi saprà sicuramente spiegare cui prodest l’assegnazione di ulteriori ore di straordinario (da remunerare a chi fornisce valore!!!) e la detassazione delle stesse, anche se dal “combinato disposto” delle due affermazioni precedenti risulta chiaramente - di nuovo - la cd. “casta”: trovatemi un qualsiasi reparto del Corpo in cui vi siano 2 (due) militari dei ruoli peisaf che percepiscano 55 ore di straordinario mensile a carattere fisso e continuativo!

E qualcuno di voi mi saprà spiegare come, riguardo alle assegnazioni monetarie, sui capitoli di spesa le voci sofferenti siano quelle prettamente operative (carburante e quant’altro) mentre quelle cd. “di rappresentanza” non sembrano aver patito analoghe problematiche!

Come sempre qualcuno di voi mi saprà spiegare che è strettamente necessaria per il Corpo la mole faraonica (senza metafore, un faraone per una piramide impiegava qualche uomo in più ma per molto minor tempo) di personale e articolazioni per assolvere alle funzioni logistiche ed amministrative, nonché dei gradi di vertice che nell’ultimo periodo sono oggetto di forti critiche per la loro deleteria moltiplicazione, attuata in un non lontano passato?

Quindi ci dovremmo rassegnare a subire le determinazioni politiche danneggianti, a subire i contratti “contrattati” da altri, ad avere riordini dei gradi proposti da altri, ed anche a sindacalizzarci e smilitarizzarci come vorrà qualcun altro?

Già quanto sopra esposto renderebbe di fatto legittimo il malcontento circolante tra le fila del Corpo, e la stagnazione di idee tra il personale, quando invece si dovrebbe cercare di creare una nuova e necessaria forma di affrontare la politica, di fare politica attiva.

Il concetto di politica attiva qui è da intendersi come il dovere civile, di ogni appartenente alla GdF, di partecipare direttamente alla vita del Corpo; la mancanza di personalità e di autorevolezza di chi ci rappresenta risiede proprio in questa mancata partecipazione politica del personale rappresentato, ed ognuno di noi ne è direttamente responsabile.

Non è intenzione di chi scrive, peraltro, convincere nessuno di voi, si cerca comunque di far passare alcuni concetti chiave volti al futuro del Corpo; iniziamo con l’osservare che l’impegno sindacale, in effetti, più è gravoso e più è gratificante, e che le uniche gratificazioni che vanno riconosciute ad un esponente sindacale (o di rappresentanza) sono quelle che arrivano dal personale rappresentato, e non devono mai essere i riconoscimenti che provengono dall’alto, devono essere quelle che derivano dal vincere una battaglia sindacale, e non dal prostrarsi alla gerarchia o all’autorità politica.

In conseguenza di ciò, proviamo a valutare il tutto in chiave propositiva per il prossimo futuro oppure, in astratto, facciamo in modo che questo serva ad innescare, all’interno dell’Amministrazione, nell’ambito delle conversazioni quotidiane di ognuno di noi sul luogo di lavoro, una corrente di pensiero che riesca a provocare una netta inversione di tendenza delle rappresentanze del personale.

Potremmo cominciare, nell’interesse primario del personale e dell’amministrazione, con il pretendere che:

1) il Cobar sia espressione del personale rappresentato, e che quest’ultimo stia con il fiato sul collo dei propri rappresentanti, e non costituisca solo un serbatoio di preferenze in occasione delle elezioni della rappresentanza, ma sia il serbatoio di proposte da veicolare a livello centrale, costi quel che costi;

2) il Coir sia espressione dei Cobar confluenti, e quindi espressione ancora una volta del personale rappresentato, costi quel che costi;

3) il Cocer, costi quel che costi, assuma all’esterno del Corpo l’effettiva rappresentanza, intesa come necessità, aspettativa del personale tutto così come espresso dai Cobar, dai relativi Coir nell’ambito delle richieste di pareri, delle adunanze nazionali, che si propone siano a carattere periodico minimo semestrale.

Cominciamo a parlare di comprensione, di condivisione, della necessità che ad ognuno, nel suo piccolo, sia data la possibilità di dare il proprio contributo per una causa comune; proviamo a coinvolgere tutti gli appartenenti al corpo in un progetto “a partecipazione allargata“, e allora si potrà cominciare a parlare di efficacia ed efficienza, di motivazione dei finanzieri.

Proporre, altresì, che le rappresentanze debbano agire “costi quel che costi” a tutela dei rappresentati, presupporrebbe che le stesse inizino ad agire con un senso di responsabilità e determinatezza tale da risultare anche indigesti alle alte gerarchie; se prima non creiamo i presupposti per una forte consapevolezza da parte della base, come stiamo forse facendo anche in questo ambito, non si riuscirà mai a realizzare nessun tipo di apertura “sindacale”.

Vi è piena coscienza, peraltro, che al momento non siamo in grado di disporre di guide spirituali, o di traghettatori, e che la rappresentanza, sia in ambito centrale che periferico, è frammentata al suo interno, ma vi è altrettanta coscienza che il lamentarsi in massa non serva A NESSUNO.

Per cambiare le cose non occorrono qualità straordinarie: basterebbe rendere tutti più consapevoli, finirla di operare critiche fini a se stesse, accompagnando alla critica una forte spinta propositiva.

Ricordiamo allora ai componenti delle rappresentanze militari, eletti con i voti di noi tutti, che non sono lì per fare le statuine, ma per gli interessi del personale, devono rispondere ai loro elettori delle loro azioni, devono esaudire le richieste legittime che provengono dalla base, devono effettuare assistenza e consulenza, devono fare vera attività di rappresentanza, e poi il resto, e se non gradiscono le pressioni del personale diano le dimissioni e ritornino a fare il “normale servizio d’istituto”; valutiamo la rappresentanza non in chiave militare e filo gerarchica, ma esclusivamente in chiave democratica, ed al di là, per il momento, del valore riconosciuto ai singoli rappresentanti.

Perché, anche grazie a internet, tutti possiamo rilevare che, a livello nazionale, non vi è lo stesso modo di approcciare determinate problematiche da parte degli organi di rappresentanza regionali; in altri termini alcuni affrontano tematiche al limite della cd. “grave mancanza disciplinare” ed in altri si evidenzia un totale “mutismo” sia di delibere che di pensiero; conseguenza di ciò è che filtrano, per il tramite dei Coir, verso il Cocer delibere (molto poche e molto poco articolate) che non trovano conforto da parte degli altri organi periferici, e pertanto sono destinate (per un buon 85-90%) a non trovare ascolto, “ingessando” anche l’attività di rappresentanza centrale, non adeguatamente supportata (che già di suo …).

Al di la delle “adunanze”, ove non è materialmente possibile affrontare tutte le problematiche interessanti il personale a livello collettivo, si avverte la necessità che i Cobar si tengano aggiornati tra di loro; attenzione, non si parla di creare un “cartello” di Cobar, ma si parla proprio della grande opportunità offerta dalla stessa amministrazione tramite internet, con la pubblicazione di tutte le delibere dei Cobar sparsi per le varie regioni: queste, qualora ritenute possano essere di interesse nazionale, dovrebbero essere riprese e reiterate da tutti i Cobar ed inoltrate, in blocco, ai corrispondenti Coir, veicolandole fino al Cocer.

L’aspetto più preoccupante dato dalle precedenti considerazioni, e che rimarco ulteriormente, è che il disinteressamento della maggioranza del personale, l’apatia dilagante sull’attuale politica di rappresentanza militare, di fatto si tradurrà, ove fossimo sindacalizzati, in analogo atteggiamento deleterio verso il sindacato; si ha il terrore che chi NON HA rappresentato il personale finora, pur essendo stato votato per più mandati, vada a confluire in una sigla sindacale, approfittando dell’atteggiamento disinteressato di cui sopra del personale.

E proprio per questo, se non si arriva ad una forte rappresentanza (pur come congegnata attualmente, soggetta agli Stati Maggiori), intesa come consistente spinta agli organi rappresentativi da parte di tutti i militari di ogni ordine e grado, non vi potrà essere una valida alternativa sindacale in un prossimo futuro che soddisfi gli interessi generali di tutti gli appartenenti.

Un saluto a tutti

FINANZIOT

 


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