"GUARDIA DI FINANZA - CARABINIERI, UN MATRIMONIO DA SCIOGLIERE" - di Gianluca Taccalozzi

sabato 31 gennaio 2009

La Guardia di Finanza è una Forza di polizia ad ordinamento militare posta alle dipendenze del Ministro dell’Economia e delle Finanze (capo I D.lgs. 68/2001), a cui l’ordinamento demanda, in via principale compiti di polizia economica finanziaria (amministrativa, tributaria e giudiziaria) (capo II D.lgs. 68/2001) ed, in via concorsuale e residuale, compiti di difesa, di polizia militare e di sicurezza (capo III D.lgs. 68/2001, art. 1 legge 189/1959 e art.16 Legge 121/1981), oltre alla partecipazione a compiti di protezione civile. Nell’ambito del pubblico impiego, il Corpo è inquadrato nel “Comparto sicurezza e difesa” ed è rimasto in regime di diritto pubblico ovvero non interessato dalla riforma, iniziata nel 1992 ed tuttora in corso, che ha preso il nome di privatizzazione del pubblico impiego.

Come detto, il Corpo della Guardia di Finanza espleta in via principale compiti di polizia economico-finanziaria e di polizia tributaria, sia in ambito penale che amministrativo, settori che nel corso degli ultimi anni hanno vissuto una profonda stagione di riforme. Infatti, per le stesse ragioni che hanno portato alle riforme del pubblico impiego (privatizzazione) ovvero la contrazione della spesa pubblica ed il rilancio dell’economia italiana in ambito globale, sono state varate, già dagli anni ‘90, e si stanno varando tuttora, diverse riforme in campo di finanza pubblica, quasi tutte tese alla semplificazione del rapporto cittadino-contribuente/pubblica amministrazione/cittadino-fruitore, quali ad esempio:

Ø la riforma del sistema repressivo tributario, penale ed amministrativo, con la depenalizzazione della gran parte delle violazioni tributarie previste dalla Legge 516/1982 (la nota “manette agli evasori”), l’introduzione dello Statuto del contribuente e dei meccanismi partecipativi di estinzione delle sanzioni (accertamento con adesione, ravvedimento operoso, ecc.);

Ø la riforma del contenzioso tributario;

Ø la riforma dell’Amministrazione Finanziaria, con il varo dell’Agenzia delle Entrate;

Ø la riforma della riscossione, con il varo di Equitalia SpA;

Ø il potenziamento degli studi di settore;

Ø la riforma del controllo doganale, correlata all’abbattimento di quasi tutte le frontiere terrestri e all’apertura dei mercati nazionali, con il varo dell’Agenzia delle Dogane.

La Guardia di Finanza, prima di tale processo riformatore, rivestiva un ruolo centrale nell’ambito della prevenzione e, soprattutto, della ricerca e della repressione dei reati tributari, nella sua veste di efficace polizia tributaria amministrativa/giudiziaria impegnata nella lotta all’evasione fiscale e nel presidio dei confini nazionali a tutela dell’economia interna. Dopo le medesime riforme, al contrario, il Corpo, sta pian piano perdendo le proprie prerogative e il ruolo centrale nell’ambito dell’Amministrazione Finanziaria che prima rivestiva. In tale nuovo contesto normativo/culturale non vi è più bisogno, infatti, di un’amministrazione militare, tanto efficace e reattiva quanto rigida, autoritaria e costosa, in una situazione generale che muove verso logiche di semplificazione, di partecipazione attiva del contribuente e di apertura dei mercati nazionali. La riprova di questa mutata esigenza è data dal fatto che l’Amministrazione Finanziaria (a partire dell’Agenzia delle Entrate e dall’Agenzia delle Dogane) che prima delegava in toto l’attività esecutiva alla Guardia di Finanza, ora tende sempre di più ad espletare tale attività in maniera completamente autonoma.

Per operare nel controllo del settore economico-finanziario oggi si necessità di un elevato profilo professionale e di elevate capacità cognitive/culturali e di un relativamente minore grado di reattività e prontezza operativa, caratteristiche più prossime a logiche e metodi di organizzazioni aziendali manageriali che non a metodi e logiche di organizzazione militari. Ciò di cui oggi ha bisogno l’Amministrazione Finanziaria e, più in generale il Paese, è un’amministrazione snella, dinamica, professionalmente attrezzata e specializzata organizzata e strutturata su modello di organizzazione moderno, dinamico e meritocratico, a cui demandare i compiti di contrasto all’evasione tributaria e, più in generale, di prevenzione e repressione di ogni violazione finanziaria penale/amministrativa (bancarotta, riciclaggio, usura, reati societari, controllo del mercato ed ei capitali), al servizio della Magistratura e delle autorità amministrative competenti (Agenzia delle Entrate, Agenzia delle Dogane, Banca d’Italia, Consob, Isvap, Autorità indipendenti, ecc.). Una nuova Forza di polizia economico/finanziaria altamente specializzata alle dirette dipendenze del Ministro dell’Economia ed inquadrata nel comparto sicurezza con compiti ben definiti ed esclusivi di polizia economico-finanziaria.

Questo è, a nostro avviso, il naturale e logico ruolo istituzionale che il Corpo della Guardia di Finanza dovrebbe andare a ricoprire nei prossimi anni ed in questa direzione dovrebbero essere pensate e realizzate le riforme ordinamentali, strutturali e culturali che dovrebbero traghettare l’attuale Corpo della Guardia di Finanza verso la futura Polizia Economico Finanziaria.

Tuttavia se all’interno della amministrazione del Corpo i segnali sembrano incoraggianti, si sta infatti tentando di innovare la cultura ed il metodo di management (esternalizzazione servizi non tipicamente istituzionali, informatizzazione, pianificazione orario settimanale, orario differenziato, specializzazione e formazione del personale, ecc.), altrettanto non si può dire per le proposte di riforma che interessano la Guardia di Finanza, oggi presentate dalla politica e ci riferiamo, in particolare, alla “specificità” del comparto sicurezza e difesa, al riordino delle carriere ed alla riforma della rappresentanza militare. In questo contesto, infatti, si continua a considerare la Guardia di Finanza alla stessa stregua delle Forze Armate o dell’Arma dei Carabinieri in ragione dei compiti di difesa che il Corpo espleta in via del tutto marginale, senza tener conto delle caratteristiche del settore economico/finanziario in cui opera in via principale lo stesso Corpo.

Oltretutto in un quadro politico/sindacale del comparto difesa che muove verso logiche di specificità ed isolamento dal resto del pubblico impiego che privilegiano la reattività, la certezza di esecuzione dell’ordine, l’anzianità di servizio, prevedendo/rafforzando il concetto di limitazione dei diritti dei militari in servizio attivo e di fedeltà alle istituzioni tipico delle organizzazioni militari. Una linea che, pur se da noi non condivisa, trova giustificazione logica e soprattutto giuridica solo ed esclusivamente per i “sacri” compiti di difesa, mentre altrettanto non si può dire per i compiti di sicurezza e, soprattutto, per i compiti di polizia economica finanziaria demandati alla Guardia di Finanza.
Ci appare pertanto inspiegabile e dannoso, includere la Guardia di Finanza in riforme (specificità, riordino e riforma della rappresentanza militare) che si stanno pensando per le amministrazioni impegnate nei compiti di difesa. Al contrario, riteniamo opportuno che in Italia si inizi seriamente a considerare la definitiva e netta separazione del comparto sicurezza da quello difesa, destinando esclusivamente al Ministero degli Interni i compiti di sicurezza interna ed esclusivamente al Ministero della Difesa i compiti di sicurezza esterna, seguendo una direzione ormai prevista quasi tutta Europa e da ultimo anche in Francia dove il Governo Sarkozy ha sganciato la Gendarmerie (i nostri Carabinieri) dal Ministero della Difesa ed in Spagna dove il Governo Zapatero ha riconosciuto il diritto di associazione professionale alla Guardia Civil (anch’essa paragonabile ai nostri Carabinieri. La separazione dei due comparti è subordinata all’eventuale spostamento dei Carabinieri nel comparto sicurezza e quindi alle dipendenze del Ministero dell’Interno, una soluzione fortemente osteggiata dalla Benemerita come da ultimo rappresentato da Eduardo Sivori sul quotidiano Libero del 30.01.2009 che tra l’altro ha dato spunto al titolo di questo articolo. Tuttavia riteniamo che la legittima, ma non condivisibile, posizione conservatrice dei Carabinieri non debba in nessun modo ostacolare il naturale ed opportuno passaggio della Guardia di Finanza dal comparto difesa a quello sicurezza.

Se la Guardia di Finanza non verrà sganciata dal comparto difesa (ed in particolare dall’Arma dei Carabinieri) e sarà viceversa interessata dai processi di riforma in corso di definizione (ideati e sponsorizzati dall’ala più conservatrice della politica e dei vertici militari ed o ignorati o non adeguatamente contrastati dalle posizioni più moderate e riformiste delle medesime istituzioni), rivedrà paradossalmente a trovare inadeguata per i principali compiti di polizia economica finanziaria e meglio organizzata per i residuali compiti di ordine pubblico o di polizia di sicurezza, rischiando seriamente di vedersi fattivamente demansionata dalla più qualificante funzione di esclusiva e specializzata polizia economico finanziario a terza polizia generalista impegnata nel settore dell’ordine pubblico e della repressione dei reati più comuni.

GIANLUCA TACCALOZZI
Segretario Sezione Ficiesse Roma
gianlucataccalozzi@alice.it

 

 


Tua email:   Invia a: