MA CHI DIFENDE I DIRITTI DEI MILITARI? DAL PD SOLO BELLE PAROLE, DIMENTICANDO PARISI; INTANTO IL SINDACALISTA SEN. SALTAMARTINI (PDL) VUOL PROROGARE L’INUTILE RAPPRESENTANZA MILITARE (Lettera di Luca Comellini con risposta di Lucia Annunziata – La Stampa)

lunedì 18 maggio 2009

Posta e risposta - La Stampa
14/5/2009

Il 5 maggio alla Camera si è svolto un convegno sui diritti dei militari organizzato dal Pd per presentare alle rappresentanza militari, intervenute in pompa magna, uno squallido Ddl, il n. 1157, volto a garantire l’esistenza della rappresentanza militare e assoggettare il diritto associativo dei cittadini militari agli umori regolamentari del ministro competente. Grandi discorsi e belle parole che nei fatti non hanno trovato nessuna conferma e hanno evidenziato una scarsa memoria del leader del Pd che sembra aver dimenticato che nella passata legislatura uno dei loro è stato il ministro della Difesa che ha avuto il grande coraggio di avallare atti ufficiali dove, in merito ai diritti sindacali, nel luglio 2007, si affermava di «scongiurare che singoli militari, soprattutto se in servizio attivo, ritengano di poter esprimere pubblicamente siffatte considerazioni». Dalla parte opposta, quella che governa, le cose in merito ai diritti dei militari non vanno certo meglio. Nei resoconti parlamentari si legge che il sen. Saltamartini, certo per onorare l’impegno del governo di prorogare il mandato elettorale dei membri della Rappresentanza militare, sottoscritto in concomitanza alla firma dei recenti accordi contrattuali, ha presentato un emendamento che sposta al 30 giugno 2011 il termine del mandato dei consigli Cocer Coir e Cobar, dimostrando così, rispetto al suo passato di sindacalista nella Polizia di Stato, scarsa sensibilità ai diritti sindacali di cui devono godere anche i militari. Ciò sembra in linea con le recenti affermazioni del ministro della Difesa sulla fortuna dei Carabinieri che non hanno a che fare con i sindacati. Tutti, sia al governo sia della finta opposizione, dimenticano che la rappresentanza militare, oltre a non servire a nessuno - esclusi i vertici - ed essere in antitesi con le raccomandazioni europee, costa 40 milioni di euro l’anno a differenza delle organizzazioni sindacali che possono contare solo sulle quote di adesione senza gravare sulle casse dello Stato e sulle tasche dei contribuenti. Credo che questi soldi (circa 120 milioni di euro fino al 2011) potrebbero essere più proficuamente utilizzati, magari per pagare gli straordinari ai poliziotti e ai militari oppure, e anche meglio, per aiutare le popolazioni colpite dal terremoto.
LUCA MARCO COMELLINI

So - da altre lettere inviateci - che lei, dottor Comellini, è molto impegnato nella difesa del diritto di libertà di opinione dei militari. Pubblico la sua lettera di oggi perché ci indica un caso molto specifico di disaccordo sulle politiche ufficiali del Paese in merito alla rappresentanza dei militari. Spero che, grazie a questo tramite, le arrivi una risposta molto più appropriata di quel che le potrei dire io, da parte di entrambe le parti che lei ha chiamate in causa: il governo e l’opposizione.
Lucia Annunziata


Tua email:   Invia a: