IL GEN. D’ARRIGO AL SENATO: LA MILITARITÀ DELLA GUARDIA DI FINANZA E’ DETERMINANTE PER LA SUA COMPATTEZZA ED EFFICACIA. PER SVUOTARE LA RICHIESTA DI SINDACATO SERVE UNA RIFORMA DELLA RAPPRESENTANZA, MA SEMPRE INTERNA AL CORPO.
Pubblichiamo il resoconto stenografico dell’audizione del Comandante Generale della Guardia di Finanza in Commissione Difesa del Senato nell’ambito dell’ indagine conoscitiva sulla condizione del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia ad ordinamento militare (abbiamo già pubblicato il resoconto sommario il 20/11/09 http://lnx.ficiesse.it/news.php?id=3504 )
Il Gen. D’Arrigo ha toccato moltissimi argomenti nel corso del suo intervento, a partire dal riordino della carriere che a suo dire andrebbe varato sulla base di quanto già approvato al Senato nella XIV Legislatura.
Dall’intervento abbiamo estrapolato alcuni passaggi conclusivi che riguardano la natura militare del Corpo e la rappresentanza del personale e che riteniamo tra i più interessanti.
“””””Mi sono finora soffermato su alcuni aspetti fondamentali della condizione del personale del Corpo: motivazione, professionalità, benessere. Tuttavia, ciascun comandante sa bene che per ottenere un’adeguata risposta dal proprio personale occorre che esso sia animato da motivazioni forti, dal desiderio di migliorare e dal senso di appartenenza; in una parola, dalla coesione. L’arma vincente è proseguire nella direzione intrapresa per suscitare una partecipazione motivata, consapevole e collaborativa all’azione di servizio attraverso la quale la Guardia di finanza persegue i propri obiettivi. In ciò - e ne sono fortemente convinto - gioca un ruolo fondamentale la condizione di militarità del Corpo, che contribuisce in maniera determinante, anche facendo leva sullo spirito di corpo del personale, alla compattezza e alla coesione dell’istituzione. Sono convinto che essa costituisca un vero e proprio moltiplicatore di efficacia, amplificando e valorizzando le capacità operative in virtù delle sinergie che l’attuale modello consente di sviluppare.
Lo status militare determina nel contempo l’accentuazione dei doveri del personale, per il cui puntuale assolvimento l’ordinamento ha apprestato forme di garanzia particolarmente stringenti nell’interesse generale (codici penali militari, regolamento di disciplina militare). Nel caso del Corpo, a tali obblighi si uniscono le incombenze connesse alle qualifiche rivestite dal personale nel campo della polizia giudiziaria, della pubblica sicurezza e della polizia tributaria, cui sono correlate elevate responsabilità ad ogni livello, che permangono anche e sistematicamente oltre l’orario di servizio.
Tutto ciò spiega perché l’intero comparto sia stato sottratto alla cosiddetta privatizzazione del pubblico impiego, attuata sin dal 1993. In proposito, mi preme sottolineare come il panorama normativo di riferimento per la Guardia di finanza risulti, anche per queste ragioni, particolarmente variegato, poiché parte delle fonti vengono mutuate, attraverso specifici rinvii, da quelle che regolano le Forze armate e parte di esse derivano invece da specifiche discipline dettate solo per il Corpo……
Trattando il tema della coesione, va sottolineato il ruolo della rappresentanza militare, i cui organi svolgono una funzione fondamentale nella valutazione della condizione del personale, dando voce alle istanze e ai bisogni del "cittadino-militare" secondo modalità conformi al particolare status.
Come è noto, l’originario quadro normativo di riferimento - funzionale alle iniziali esigenze dell’organismo - è stato nel tempo modificato da diversi provvedimenti normativi, per cui, allo stato, si registrano diverse criticità applicative e carenze di regolamentazione. Tutto ciò ha comportato, soprattutto per il COCER, crescenti difficoltà di funzionamento.
La revisione delle norme che regolano la rappresentanza militare, ancorché le pronunce della Corte costituzionale abbiano, nel tempo, perfezionato il sistema fornendo interpretazioni chiarificatrici, è diventata pertanto, urgente e necessaria.
La posizione del Corpo in ordine a tale argomento è stata espressa nel corso della recente audizione tenutasi presso codesta Commissione, nell’ambito dell’esame in sede referente dei disegni di legge per la riforma dell’istituto.
In questa sede mi preme, però, evidenziare che l’importante ruolo propositivo-consultivo degli organi della rappresentanza militare – come chiarito dalla sentenza della Corte costituzionale n. 449 del 1999 – deve essere assolto all’interno dell’ordinamento militare "nella considerazione" - cito testualmente - "che una diversa configurazione potrebbe risultare non compatibile con i caratteri di coesione interna e neutralità dell’ordinamento militare, da ritenersi valori costituzionalmente protetti e da tutelare con priorità in un bilanciamento con altri valori altrettanto garantiti". In tale quadro, si auspica che le linee di riforma della rappresentanza militare configurino chiaramente nuovi meccanismi di funzionamento e responsabilità degli organi rappresentativi, affinché - pur mantenendo la connotazione di strutture interne alle singole amministrazioni – possano espletare più efficacemente le proprie prerogative.
In proposito, per quanto riguarda gli organi di rappresentanza del personale della Guardia di finanza, appare necessario che gli stessi mantengano la propria autonomia nell’esame delle questioni di pertinenza del Corpo e che la relativa autorità di riferimento rimanga il Comandante generale, unico responsabile verso il Ministro dell’economia e delle finanze per la risoluzione delle problematiche sollevate dai delegati. Coerentemente con tale esigenza, andrebbero conservati gli attuali assetti dei Consigli intermedi (COIR), le cui autorità di riferimento dovrebbero continuare ad essere i comandanti interregionali (o figure equiparate).
Un intervento di riforma, inoltre, dovrebbe confermare l’esclusione dalla competenza degli organi di rappresentanza militare degli aspetti concernenti il rapporto gerarchico-funzionale e - al pari di quanto previsto per i sindacati delle Forze di polizia - delle materie relative all’ordinamento, all’addestramento, alle operazioni, al settore logisticooperativo e all’impiego del personale, aspetti che dovrebbero restare nell’esclusiva responsabilità della linea di comando.
II provvedimento di riforma, ove ispirato alle indicate valutazioni propositive dell’amministrazione, a nostro avviso consentirebbe alla rappresentanza militare di esprimersi con strumenti e modalità paragonabili a quelli propri dei sindacati di polizia, svuotando almeno in buona parte l’attualità del dibattito sulla sindacalizzazione del personale a status militare; di conferire maggiore incisività all’istituto, adeguandone il ruolo ai tempi e alle istanze del personale, seppure nel rispetto delle peculiari esigenze funzionali delle istituzioni militari; di salvaguardare la militarità correttamente intesa in senso moderno come risorsa preziosa, in quanto fattore di coesione, di disciplina e di attaccamento alle istituzioni. “”””””””