SPECIFICITA' DEI MILITARI: BEFFA PER LA BASE, BENGODI PER I VERTICI (FINCHE' A CONTRATTARE CONTINUERANNO A ESSERE I GENERALI) - di Gianluca Taccalozzi
SPECIFICITà € DEI MILITARI: BEFFA PER LA BASE, BENGODI PER I VERTICI (FINCHà ‰ A CONTRATTARE CONTINUERANNO A ESSERE I GENERALI) – di Gianluca Taccalozzi
Pubblichiamo di seguito una libera manifestazione di pensiero di Gianluca Taccalozzi sul tema della specificità  . Il titolo è della redazione del sito.
Torna alla Camera la norma (art. 20 DDL 1441 quater-B) che accentua la specificità  degli addetti al comparto sicurezza e difesa rispetto al resto del pubblico impiego.
Una specificità  che, come spiega sempre la scheda di lettura del ddl 1167 Servizio studi del Senato, <<discende dalla considerazione della peculiarità  dei compiti, degli obblighi e delle limitazioni personali, previsti da leggi e regolamenti, per le funzioni di tutela delle istituzioni democratiche e di difesa dell'ordine e della sicurezza interna ed esterna, nonchà © dei peculiari requisiti di efficienza operativa richiesti e dei correlati impieghi in attività  usuranti>>.
Agli addetti del comparto sicurezza e difesa vengono quindi imposte pesanti limitazioni dei diritti costituzionali, costrizioni che andrebbero però compensate da vantaggi economico-previdenziali in quanto, sempre dalla scheda del Servizio studi del Senato, <<discenderebbe poi dalla norma in esame anche l'automatica esclusione del personale del comparto da tutte le disposizioni dirette alla razionalizzazione ed al contenimento della spesa per il pubblico impiego>>.
Il ragionamento è quindi: i minori diritti per i militari, sono bilanciati da maggiori vantaggi economici e previdenziali; una filosofia che da sempre accompagna il pensiero conservatore e che era pienamente operativa già  prima del 1981.
Ma siamo sicuri che l’assioma “MENO DIRITTI, UGUALE PIÃ â„¢ SOLDI” funzioni davvero anche oggi?
In realtà  , oggi è vero esattamente il contrario: “MENO DIRITTI, UGUALE MENO SOLDI”. Solo quando i lavoratori subordinati hanno ottenuto i diritti sindacali e la facoltà  di contrattazione hanno anche migliorato le loro condizioni economiche e anche l’evoluzione storica del comparto sicurezza e difesa offre un chiaro esempio in tal senso.
Prima del 1981 tutto il comparto era militarizzato e gli addetti non godevano dei diritti degli altri lavoratori: sindacato, orario di lavoro, libertà  di movimento, aspettative, ecc. Tuttavia ciò era bilanciato dalla pensione di anzianità  e da un trattamento previdenziale privilegiato.
Nel 1981 la Polizia di Stato è stata smilitarizzata ed ai suoi appartenenti sono stati concessi: sindacato, contrattazione, orario di lavoro ed un nuovo ordinamento delle carriere. Ma per il principio “meno diritti, uguale più soldi”, da quel momento ai poliziotti smilitarizzati avrebbero dovuto essere ridotti i vantaggi previdenziali oppure al personale rimasto militare avrebbero dovuto essere concessi vantaggi ulteriori.
Niente di tutto ciò è avvenuto. Anzi, ad ogni tornata contrattuale, i poliziotti civili hanno ottenuto sempre maggiori concessioni e vantaggi che solo successivamente (e parzialmente) sono stati estesi ai militari.
Una situazione che ha alimentato il malcontento tra i poliziotti militari, in primis tra i carabinieri, che infatti hannom proposto numerosi ricorsi tendenti ad ottenere lo stesso trattamento economico e di carriera di cui godono i “cugini” smilitarizzati.
Si è arrivati così alla sentenza della Corte Costituzionale n. 277 del 1991 che ha imposto l’attuale unico comparto sicurezza e difesa, secondo i principi di “sostanziale omogeneità  ” degli ordinamenti e di “non disallineamento” dei trattamenti economici tra le amministrazioni del comparto. I poliziotti civili hanno continuato a contrattare e ad ottenere benefici che, però, da allora, sono stati quasi automaticamente estesi anche ai colleghi militari.
E' rimasta comunque da sanare la diversità  di diritti riconosciuti al personale civile rispetto a quello militare mentre, nel frattempo, i vantaggi previdenziali un tempo riconosciuti a tutto il comparto sono stati quasi del tutto abrogati, paradossalmente proprio in ragione di quegli stessi diritti concessi però solo ai poliziotti civili.
Nuove rivendicazioni dei militari, altri ricorsi e altra pronuncia della Corte Costituzionale sentenza 499 del 1999. Stavolta però l’Alta Corte ha affermato che il diritto di associazione sindacale (art. 39 Costituzione) può essere limitato o meglio non riconosciuto per ragioni di coesione delle amministrazioni preposte, anche in via residuale e concorsuale come la Guardia di Finanza, alla sacra difesa della Patria (art. 52 Costituzione). Dunque, sindacato e contrattazione ai poliziotti sì ed ai militari no, compresi carabinieri e, soprattutto, finanzieri che alla difesa della Patria concorrono in via davvero residuale e marginale.
Pertanto, ancora oggi, nel comparto sicurezza e difesa il principio “meno diritti, più soldi” risulta tutt'altro che attuato. Al contrario vige nei fatti il principio “meno diritti, meno (o al massimo gli stessi) soldi”. In proposito si veda l’ultimo Accordo Nazionale Quadro e l’ultima distribuzione del Fondo incentivante (contrattazione di secondo livello) della Polizia di Stato che prevedono tutele e vantaggi inimmaginabili per il personale militare.
Una situazione di evidente distorsione che continua ad alimentare le rivendicazioni sindacali del personale militare, in particolare della Guardia di Finanza e dell’Aeronautica Militare, solo in parte attenuate dal sostanziale “non disallineamento” coi poliziotti dei trattamenti economici imposto dalla sentenza 277 del 1991.
Ebbene oggi, con la c.d. specificità  , si vuole riproporre e rafforzare il principio “meno diritti, più soldi”, sempre considerando il comparto nel suo insieme e senza tener conto delle diversità  in termini di diritti tra personale civile e personale militare, con una sottile ma essenziale aggravante: i “meno diritti” sono certi, almeno per i militari, mentre i “più soldi” sono solo promesse e buone intenzioni. Tant’è che il comma che prevede i premi economici è qualificato come “NORMA DI PRINCIPIO NON IMMEDIATAMENTE PRECETTIVA”.
Si legge, infatti, sempre dal Servizio studi del Senato che <<al riguardo, il relatore alla Camera ha espressamente qualificato la norma posta dal comma 1 come disposizione “di principio” (…)>>, in quanto secondo il Governo, <<riconoscere in via permanente la “specificità  ” del comparto, in primo luogo, comporterebbe in via obbligata la previsione di stanziamento nella legge finanziaria di risorse aggiuntive, finora riconosciute soltanto previo accertamento di compatibilità  con i vincoli di finanza pubblica e non permanentemente>>.
La prova dei fatti si avrà  quando questa disposizione, una volta approvata, inizierà  a produrre effetti in ambito di riordino delle carriere e, soprattutto, di riforma della rappresentanza militare e rinnovo contrattuale. Per il momento i presagi sono tutt’altro che favorevoli ai militari. Infatti, da un lato, gli Stati Maggiori, anche in nome di questa nuova emananda specificità  , chiedono una “non” riforma della Rappresentanza Militare (vedi intervento del Generale Borrini in Commissione Difesa del Senato) (= meno diritti); dall’altro il Governo (d.lgs. 150/2009) ha allungato a tre anni la durata del contratto economico (solo per i non dirigenti) del comparto sicurezza e difesa, alla faccia dei vantaggi economici della specificità  (= meno soldi), e prorogato la durata del mandato dell’attuale rappresentanza (d.l. 152/2009) (ancora = meno diritti).
Non c’è niente da fare, quando con l’Autorità  politica contrattano i vertici e non il personale, i benefici economici vanno soltanto agli alti gradi, come avvenuto con le ultime riforme di Carabinieri e Finanzieri del 2000-2001 che hanno aumentato a dismisura le posizioni dirigenziali e ghettizzato le carriere interne con l’istituzione dei ruoli speciali, mentre agli altri sono rimaste le briciole e le gravi limitazioni dei diritti.
In allegato,il nuovo ANQ Polizia di Stato; Decreto distribuzione fondo incentivantante 2008 Polizia di Stato; scheda di lettura DDL 1167 Servizio Studi del Senato.
Gianluca Taccalozzi
Presidente Direttivo Nazionale Ficiesse
gianlucataccalozzi@alice.it