RIORDINO DEI SOVRINTENDENTI, UNO SPECCHIETTO PER LE ALLODOLE SE NON SI RIQUALIFICANO LE FUNZIONI di Dario Dal Mut

martedì 26 ottobre 2004

Accade che oggi a quasi dieci anni di distanza dall’approvazione del decreto legislativo 12 maggio 1995 numero 199 si faccia riecheggiare con insistenza la prospettiva di un nuovo riordino delle carriere. Si crea  nel personale  l’illusione di una facile progressione di carriera con l’intento di avvantaggiare pochi: anzi pochissimi.

Si usa il termine “RIFORMA DELLE CARRIERE” come specchietto per le allodole sostenendo che con provvedimenti da emanarsi entro breve termine finanzieri, appuntati, sovrintendenti, marescialli ed ufficiali potranno beneficiare di migliori posizioni e di uno stipendio adeguato.

Non credo che sia così semplice. Anzi sono sicuro che non è così semplice.

Siamo tutti d’accordo che la riforma del 1995 ha manifestato ad oggi tutto il suo limite e che comunque occorre mettere mano ad un nuovo riordino. Mi pare che oltre ai COCER siamo d’accordo su questo anche i sindacati della Polizia di Stato della Polizia Penitenziaria e del Corpo Forestale dello Stato. Mi pare che anche le forze politiche sia di maggioranza che di opposizione sono favorevoli ad un nuovo riordino.

Però anche qui occorre essere chiari.

Con l’attuale assetto del comparto sicurezza e del  comparto difesa ogni operazione ordinamentale per quanto circoscritta e limitata comporta costi altissimi tali da “bruciare” subito le scarse risorse a disposizione. Infatti oggi con il minimo intervento ad una sola qualifica o grado in base al legame contrattuale con le forze armate si generano riflessi a catena che comportano costi altissimi ed esborsi annui per decine di milioni di euro. Il riallineamento né è la prova più lampante.

Anche qui dunque matura la grande priorità: SEPARARE IMMEDIATAMENTE IL COMPARTO SICUREZZA DAL COMPARTO DIFESA.

Occorre poi essere chiari e comprendere bene che “riordinare” non significa solo cambiare nome alle qualifiche o attribuire finte progressioni di carriera o diventare tutti capitani e ispettori. Non vuol dire attaccare sulla divisa un gallone in più. RIORDINARE SIGNIFICA INDIVIDUARE UNA REALE CORRISPONDENZA TRA IL GRADO RIVESTITO E LA FUNZIONE ESERCITATA, VALORIZZANDO CONSEGUENZIALMENTE SUL PIANO ECONOMICO QUESTA CORRISPONDENZA. Non sono necessari generali con lo stipendio da soldato. La dignità di un lavoratore la si misura anche nel rapporto che esiste tra la ricompensa economica percepita e la funzione svolta.

Una valorizzazione ed una riqualificazione professionale quindi. Valorizzazione e riqualificazione che deve comprendere tutti anche quel ruolo che ancora oggi è troppo sottostimato e mi riferisco al ruolo sovrintendenti. Un ruolo che nasce nella Polizia di Stato nel 1981 e nella Guardia di Finanza con l’equiparazione del 1995 e che ancora dopo 10 anni aspetta una collocazione ed un riconoscimento. Ufficiali di polizia giudiziaria e tributaria impegnati ancora troppo spesso a fare i cucinieri, gli autisti, i piantoni. A che serve far fare sei mesi di corso ad un sovrintendente per poi lasciarlo ai compiti che aveva precedentemente. Riqualificazione professionale quindi riproponendo e ripartendo da quella che è la madre della riforma: la legge 1 aprile 1981 numero 121. Legge completamente dimenticata e disattesa. Se ci guardiano intorno vediamo che neppure i segni distintivi di grado sono uguali tra le forze di polizia che ai sensi dell’articolo 16 di quella legge fanno parte del COMPARTO SICUREZZA. Ognuno attento a difendere il proprio orticello. Il proprio potere. Ma credo che l’Europa ci costringerà ad attenuare se non ad annullare gli egoismi settoriali e, se vogliamo VERAMENTE costruire un futuro che non abbia più bisogno di altre riforme che significano altri costi, dobbiamo dare risposte certe e concrete e non aggiustamenti tanto per non scontentare nessuno.

Inoltre tenuto conto che non esiste nessun rappresentante della categoria dei sovrintendenti presso il COCER credo che sia OPPORTUNO, anzi DOVEROSO, che essi vengano convocati e sentiti in tutte le iniziative che il COCER intende promuovere nella discussione del nuovo riordino.

 

DARIO DAL MUT

Componente del Comitato direttivo nazionale di Ficiesse


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