LA PANTOMIMA DEGLI SCONTRINI FISCALI INUTILI. COSI’ VANNO ABOLITI (ItaliaOggi)
LA PANTOMIMA DEGLI SCONTRINI
Meglio di noi la ex Jugoslavia. Così vanno aboliti
di Stefano Sansonetti
09/03/2010 » Da vessillo antievasione a carta straccia. Se qualcosa non cambia, è meglio archiviare la storia dello scontrino fiscale e cancellarlo per sempre. La soluzione può sembrare draconiana, ma il fatto è che oggi sempre più esercenti «emettono lo scontrino ma non lo registrano tra i ricavi giornalieri». Il problema è che c'è ancora una moltitudine di passaggi manuali che portano alla trascrizione dei corrispettivi di un esercizio commerciale negli appositi libri. Con tutto un corollario di furbizie e illegalità che ormai fanno dello scontrino fiscale un'autentica «pantomima». L'analisi, a dir poco spietata, è contenuta nel libro «La materia oscura dell'Iva», scritto recentemente dal capo dell'ufficio studi dell'Agenzia delle entrate, Roberto Convenevole. Con uno studio accurato di tutta la magmatica materia dell'Iva, il lavoro ha fornito numeri shock sulle degenerazioni che ormai hanno minato il funzionamento dell'imposta sul valore aggiunto. Nel testo, come ha svelato ItaliaOggi del 5 marzo scorso, si calcola che i falsi crediti Iva, ormai, hanno raggiunto i 20-25 miliardi di euro. E si stima che l'80% dei contribuenti che chiedono una compensazione fiscale non ne abbia alcun diritto. Accanto a questi dati, però, spuntano altre analisi preoccupanti, che ItaliaOggi fornisce in questa seconda puntata dedicata al lavoro del capo dell'ufficio studi dell'Agenzia delle entrate. Il tema è quello degli scontrini fiscali. Senza tanti complimenti, Convenevole interviene sul tema dichiarando in premessa che «oggi in molte situazioni lo scontrino fiscale è diventato una pantomima». Anche su questo la degenerazioni si sprecano e vanno a inficiare il valore di contrasto all'evasione che l'emissione del documento potrebbe avere. Le disfunzioni, prese in considerazione nel libro, iniziano proprio dal caso in cui gli esercenti emettono lo scontrino, «ma non lo registrano tra i ricavi giornalieri». Ci sono naturalmente anche i casi in cui il documento non viene emesso affatto, e quindi nemmeno registrato, e quelli in cui al cliente viene consegnato un semplice facsimile. Ma è sul primo problema che viene richiamata l'attenzione. Nello studio, infatti, si ricorda che oggi ancora esistono dei passaggi manuali che portano alla trascrizione dei corrispettivi giornalieri di un commerciante negli appositi libri. Un sistema un po' da terzo mondo, se l'autore è costretto a richiamare come esempio più virtuoso quello dei paesi della ex Iugoslavia, fino a pochi anni fa devastati dalla guerra civile. Ebbene, in quel sistema è già in uso ciò che dovrebbe essere fatto anche da noi. Non che si tratti di chissà quale ricetta. Basterebbe che la trascrizione dei compensi giornalieri di un commerciante venisse fatta dal registratore di cassa, «il quale invierà quotidianamente la somma dei corrispettivi all'anagrafe tributaria».
L'analisi, ancora una volta, lascia quasi senza parole, anche alla luce di alcuni provvedimenti adottati anni fa. Durante il governo Prodi, per esempio, l'allora viceministro dell'economia, Vincenzo Visco, si inventò la chiusura dell'esercizio commerciale in caso di mancata emissione del documento: giù la saracinesca dopo la terza infrazione. E nemmeno possono convincere, rebus sic stantibus, alcune proposte emerse in tempi recenti, come quella di abbinare lo scontrino fiscale alla lotteria «gratta e vinci». Secondo Convenevole una misura del genere implicherebbe «una militarizzazione degli scontrini per evitare le frodi da parte degli esercenti e non risolverebbe l'aspetto della esatta registrazione quotidiana dei corrispettivi che oramai avviene sempre più raramente». Di più, perché al punto in cui siamo «l'eliminazione degli scontrini fiscali servirebbe a levare un alibi all'amministrazione civile e militare. Il monitoraggio della cassa degli esercizi commerciali lo si può fare a prescindere dall'esistenza degli scontrini fiscali, utilizzando le moderne tecnologie». Se invece si ha intenzione di rivitalizzare lo strumento bisogna fare almeno due cose: colorare la carta dello scontrino, in modo che il cliente sappia immediatamente che documento ha ricevuto, ed eliminare i passaggi manuali relativi alla trascrizione dei compensi giornalieri. E poi c'è anche il rapporto tra scontrini e studi di settore. «Mantenere entrambi», spiega l'autore, «serve solo a generare confusione» negli esercenti, che si chiedono perché «scontrinare se lo studio di settore mi dice che ho un ricavo potenziale inferiore a quello effettivo». E anche confusione nei clienti, che a loro volta si domandano: «Perché se ti pago il conto non mi dai la ricevuta fiscale oppure lo scontrino?». Un amaro dilemma.
(fonte ItaliaOggi)