PERCHE' NON SIAMO PIU' CONTRARI A UN COMANDANTE GENERALE PROVENIENTE DALLA GDF (MA SARA' UNA RESPONSABILITA' DA FAR TREMARE LE VENE E I POLSI) - di Giuseppe Fortuna
PERCHE' NON SIAMO PIU' CONTRARI A UN COMANDANTE GENERALE PROVENIENTE DALLA GDF (MA SARA' UNA RESPONSABILITA' DA FAR TREMARE LE VENE E I POLSI) - di Giuseppe Fortuna
Chi sarà il primo comandante generale proveniente dalle fila delle Fiamme Gialle? Questo l’argomento che tiene banco da mesi nei palazzi della Guardia di finanza. E non può essere diversamente, visto l’impatto che avrà sui destini del Corpo una decisione che sembra raccogliere un consenso così ampio e trasversale a tutte le forze politiche.
Ma cosa cambierà in soldoni nella gestione della Gdf?
Molti ricorderanno che in passato, e precisamente a febbraio del 2002, abbiamo espresso un netto dissenso sull’ipotesi di un “C1” proveniente dal Corpo (http://www.ficiesse.it/home-page/12088/). Osservavamo, in particolare, come la Guardia di Finanza fosse rimasta una organizzazione militare di tipo tradizionale e tendeva quindi ad ostacolare la dialettica e il confronto delle idee, col risultato di chiudersi sostanzialmente su sè stessa e di allontanarsi dalla società civile.
Da allora è passata molta acqua sotto i ponti e dobbiamo riconoscere che quanto a informazione e trasparenza sono stati compiuti passi avanti considerevoli, anche se ancora c’è molto da fare, specialmente sul fronte delle tutele e dei diritti dei cittadini militari.
A nostro avviso vi sono, però, due rischi nella proposta di cui si discute che ci sembra importante segnalare.
Il primo si riferisce agli scenari generali legati ai temi dell’efficacia, dell’efficienza e della qualità delle pubbliche amministrazioni, per i quali ci sembra assuma centrale rilievo quella che può essere considerata come la più singolare delle peculiarità del Corpo: la sua caratteristica di sussidiarietà , di “non indispensabilità ”.
La Guardia di Finanza non svolge, infatti, come noto, alcuna funzione in via prioritaria ed esclusiva, ma opera sempre a supporto, in concorso o in sostituzione di altre amministrazioni.
Ne consegue, secondo noi, che l'istituzione continuerà ad esistere negli anni futuri solo e nella misura in cui riuscirà a garantire un rilevante (e crescente) valore aggiunto rispetto ai suoi competitori naturali (rappresentati, in primo luogo, dalle Agenzie fiscali) e, nel contempo, a rimanere indispensabile nell'istruzione di procedimenti penali a carattere finanziario, economico e societario di particolare complessità (come quelli Parmalat ed ex Banca Popolare di Lodi, tanto per fare due esempi).
Sennonché, per rimanere competitivi non basta certo organizzare corsi di formazione e aggiornamento di buona qualità . Bisogna fare le scelte giuste di lungo periodo. Che vuol dire un vertice nazionale capace di interpretare il presente, di immaginare il futuro e di elaborare visioni strategiche le più convenienti per i destini dell’organizzazione.
Fino a oggi, tali scelte sono state di competenza di un “Numero 1” nominato dall’autorità politica e per di più proviente da una amministrazione (l'Esercito) istituzionalmente deputata a fare tutt’altro. Perciò, i più o meno inevitabili errori e inadeguatezze della gestione sono sempre tornate sulle spalle del ministro pro tempore senza sfiorare quelle degli appartenenti all’elite di vertice del Corpo.
Da domani, questo vantaggio verrà probabilmente meno e il comandante generale Fiamma Gialla, proprio in ragione della sua lunga militanza nel Corpo, sarà gravato da una ben maggiore responsabilità .
C’è poi il secondo rischio.
I lettori non più giovanissimi ricorderanno il devastante “Scandalo dei petroli”, che coinvolse nei primi anni Ottanta i vertici massimi della Guardia di finanza: comandante generale e capo di stato maggiore. Ricorderanno anche, una decina d’anni più tardi, la vicenda altrettanto dolorosa della “tangentopoli” milanese.
Ebbene, si trattò di vicende che ebbero un impatto terribile sull’istituzione e su ogni suo singolo appartenente e a nulla valse la considerazione che fatti del genere capitano, più o meno periodicamente, nelle amministrazioni finanziarie di tutto il mondo. In quelle occasioni, politici di rilievo e opinionisti di livello nazionale ebbero parole di grandissima severità nei confronti della Guardia di finanza, arrivando a paventarne lo scioglimento. E in entrambi i casi fu di grande aiuto, da una parte, la militarità dei finanzieri e, dall’altra, le osservazioni sulla responsabilità della nomina politica di comandanti paracadutati chissà come e chissà perché dall’esterno. (Anche se in realtà , a nostro avviso, giocò un ruolo decisivo lo situazione di sostanziale abbandono e di incapacità operativa in cui languivano gli uffici finanziari di quei tempi che non permetteva di rinunciare all'apporto dei finanzieri-militari).
E' evidente che almeno tale ultimo argomento non sarà più spendibile nel prossimo futuro e che la Guardia di Finanza, anche in ragione del carattere di “non indispensabilità ” di cui s’è detto, potrebbe difficilmente resistere a prove di altrettanta severità , specialmente ora che il suo primo “competitor” (l’Agenzia delle entrate) manifesta ben altra efficienza e capacità operativa rispetto al passato.
Ecco, allora, il compito che avranno di fronte il primo comandante generale proveniente dal Corpo e i comandanti che avranno l’onore e la gravosa responsabilità di seguirne le orme: guidare le donne e gli uomini che vestono la loro stessa divisa riuscendo a trasmettere l’entusiasmo e l’orgoglio di far parte di un’istituzione che è rimasta indispensabile per il paese e per i cittadini.
GIUSEPPE FORTUNA
Direttore del sito www.ficiesse.it
Vicepresidente del Direttivo nazionale Ficiesse
g.fortuna@ficiesse.it