COSA INSEGNA IL RECENTE CASO DEL COCER AERONAUTICA: MENTRE IN PARLAMENTO NON SI VA OLTRE LE AUDIZIONI, I GENERALI SI AUTOGOVERNANO NELLA LOGICA PRE-78 - di Antonella Manotti

martedì 11 maggio 2010

COSA INSEGNA IL RECENTE CASO DEL COCER AERONAUTICA: MENTRE IN PARLAMENTO NON SI VA OLTRE LE AUDIZIONI, I GENERALI SI AUTOGOVERNANO NELLA LOGICA PRE-78 - di Antonella Manotti

E difficile non essere scettici sul futuro della riforma della rappresentanza militare quando si assiste al perdurare di atteggiamenti di chiusura e di limitazione dei diritti in cui incorrono ancor oggi i delegati della Rappresentanza militare.

Ne è prova l’ennesimo divieto – imposto al Cocer dell’Aeronautica Militare – al quale, il capo di SMD, non ha autorizzato la partecipazione al congresso nazionale della CGIL, a cui i delegati erano stati ufficialmente invitati.

Le motivazioni? Le solite: ovvero che la legge 382/78, vieta la partecipazione dei delegati a manifestazioni politiche o sindacali, se non a titolo personale. Un copione noto, a cui ci hanno abituato anni e anni di esperienza degli organismi di rappresentanza militare.

Quell’essere identificati come organismi interni all’ordinamento militare, gerarchicamente collocati in un sistema in cui ruolo ed autonomia sono continuamente sottoposti a vincoli e limitazioni ha impedito ed impedisce tuttora di “aprire” a quei cambiamenti e a quelle riforme che potrebbero consentire, anche agli appartenenti alle Forze armate, di poter contare su uno strumento di TUTELA efficace.

Ma ciò che più disarma, è assistere allo stanco dibattito parlamentare in cui le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, non riescono ad esprimere una spinta innovativa, tale da avviare seriamente un confronto parlamentare ampio ed approfondito sul tema. Salvo trovarsi di fronte a richieste di proroga del mandato, a cui facilmente si dà risposta affermativa.

I temi della condizione militare, sono oggetto di indagini parlamentari che si ripropongono in ogni legislatura, mentre i dossier di Fondazioni bipartisan, come la Fondazione Icsa, in cui vediamo rappresentati esponenti politici di destra e di sinistra, nonché esperti qualificati tra ufficiali, prefetti, ambasciatori e professori….disegnano uno scenario in cui le Forze Armate, da tempo non ricevono più direttive dal governo e non sanno se al Parlamento e al popolo importi il loro destino.

“Le risorse diminuiscono e gli impegni aumentano, sostengono alla Fondazione - mentre i generali rimasti senza interlocutori decidono da soli come organizzarsi. La mancanza di indirizzi politici, mai formulati dopo l'11 settembre 2001, e il disinteresse del Parlamento, - secondo il dossier - hanno fatto nascere una sorta di autogoverno dei vertici militari, che elaborano in autonomia i loro piani….”

Insomma, il dibattito politico sul futuro delle Forze armate, si sviluppa fuori delle aule parlamentari, nei centri studi o nelle fondazioni dove, evidentemente, i nostri deputati si sentono più gratificati, oppure si affida a nuove progetti organizzativi con “ispirazioni” privatistiche, come Difesa servizi spa, mentre NULLA DI NULLA sanno i militari sul loro destino.

In questo “alone” di separatezza, perché consentire ai delegati della rappresentanza militare di partecipare ad un congresso sindacale in cui si parla di crisi economica, di lavoro, di tasse, di pensioni, di riforme e di diritti? Meglio mantenere le distanze da tutto ciò e lasciare che siano solo le audizioni parlamentari, peraltro “concesse” a discrezione, gli unici momenti di “svago” per i delegati….

Ma se è scontato l’atteggiamento del vertice militare nei confronti della rappresentanza, che non si discosta da quello perseguito in tutti questi anni, non lo è quello della politica che dovrebbe invece mostrarsi sensibile ed attenta alle esigenze di rinnovamento della società. (?)

Ma la politica appare sbiadita, distratta e poco concreta, rivolta più a conservare il proprio potere e quello di pochi amici… piuttosto che alla soluzione dei problemi del Paese e dei cittadini. Compresi i cittadini militari.

Il Cocer Aeronautica ha voluto denunciare con un comunicato il proprio dissenso rispetto all’ennesimo episodio del diniego opposto dallo SMD “che conferma – dicono i delegati - la mancanza di un vero e riconosciuto ruolo di parte sociale del Cocer, permanendo quindi sempre di più la necessità di 'difendere il lavoro e liberare i diritti, tanto piu' quando questi ultimi sono limitati da leggi datate, percepite come illiberali''.

Ed è proprio questo il punto: i Diritti.

Oggi il congresso CGIL, domani quello di un altro sindacato o di un partito…O di una associazione…

L’importante è “non esserci”, o meglio, non consentire la partecipazione del Cocer, per non legittimare un ruolo e dare visibilità alla rappresentanza, che si vuole invece subalterna ed il cui funzionamento si misura in relazione al grado di disponibilità della cosiddetta controparte. Che stabilisce come e quando i militari possono parlare. Sempre “a titolo personale” ovviamente.


ANTONELLA MANOTTI
Direttore de Il Nuovo Giornale dei Militari

 


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