MILITARI E DIFESA, LA STRATEGIA MIOPE E ANTIEUROPEA CHE SI CERCA DI IMPORRE ALLA POLITICA: VIA I DIRITTI, NESSUN CONTROLLO DEMOCRATICO INTERNO E GRANDI VANTAGGI PER I GRADI-VERTICE – di Gianluca Taccalozzi
Pubblichiamo una libera manifestazione di pensiero di Gianluca Taccalozzi sul complesso delle riforme che si stanno attuando per Forze Armate e Forze di Polizia a struttura militare. Il titolo è della redazione del sito.
Negli ultimi decenni il settore militare, sulla scia della smilitarizzazione della Polizia di Stato, ha subito un’autentica rivoluzione normativa che lo ha notevolmente avvicinato al resto del pubblico impiego, con il riconoscimento alcuni diritti un tempo impensabili per i militari (orario di lavoro, accesso agli atti, motivazione degli atti amministrativi, ecc.).
Mutamenti legislativi e culturali mal digeriti dai vertici militari che, al di là del retorico richiamo alla coesione delle organizzazioni militari, hanno scorto in tali aperture una concreta minaccia al pressoché illimitato potere di cui godevano (e godono) nell’esercizio dell’azione di comando.
Oggi, in assoluta controtendenza rispetto al resto d’Europa e nel silenzio di politica e istituzioni (uniche voci fuori dal coro Radicali e Cocer AM), si sta materializzando un clamoroso ritorno al passato con la rimilitarizzazione in senso tradizionale del comparto sicurezza e difesa. Un progetto evidentemente immaginato dai vertici militari e favorito da una serie di situazioni contingenti quali l’approdo a forza di governo del settore di una parte politica storicamente conservatrice e vicina ai vertici militari, la mancanza di impegno, sul tema, del principale partito opposizione (il PD) completamente e sorprendentemente appiattito, già dalla scorsa legislatura, sulle posizioni della maggioranza, l’inadeguatezza dello strumento della rappresentanza militare, la stanchezza e l’abulia degli attuali delegati dei Cocer (con la sola eccezione di quello dell’Aeronautica Militare) e la pressoché totale disinformazione che si registra sull’argomento nei confronti di cittadini e operatori.
Si profila la creazione di una “governance” del settore militare completamente autonoma, chiusa e priva di ogni tipo di controllo democratico, attraverso la limitazione/abolizione di tutti quegli istituti che, in un modo o nell’altro, hanno finora faticosamente garantito un minimo di trasparenza delle amministrazioni militari ovvero rappresentanza militare, ricorsi al giudice amministrativo, libertà di pensiero e libertà di associazione, quanto meno di tipo misto e culturale.
Uno scenario di tutto comodo per i vertici militari che saranno così liberi di adottare ogni tipo di provvedimento (in nome di generiche esigenze di sicurezza nazionale) in completa autonomia senza controlli, senza controparti e senza una correlata ed adeguata responsabilità amministrativa. E’ questo che si cela dietro la famigerata specificità del comparto sicurezza e difesa appena approvata in Parlamento, con tanti vantaggi per vertici e tante vuote promesse per gli operatori. I segnali sono ormai evidenti e si possono rilevare da provvedimenti già approvati, da proposte legislative, da azioni degli Stati Maggiori o dalle mancate promesse del Governo:
Ø mancata riforma della rappresentanza in senso sindacale (vuota promessa per gli operatori);
Ø doppio mancato rinnovo contrattuale (vuota promessa per gli operatori);
Ø mancata adozione della previdenza complementare (vuota promessa per gli operatori);
Ø mancato riordino delle carriere (vuota promessa per gli operatori);
Ø proroga del mandato della rappresentanza (vantaggio per gli attuali delegati);
Ø proposta di limitazione/abolizione del diritto di ricorrere alla giustizia amministrativa (vantaggio per i vertici);
Ø norma salva-generali in relazione a responsabilità connesse a malattie professionali es. amianto o uranio impoverito (vantaggio per i vertici);
Ø parziale riforma delle carriere ufficiali dell’Arma dei Carabinieri (vantaggio per i vertici);
Ø proposta di nomina di un Comandante generale interno per la Guardia di Finanza con aumento del trattamento economico di quiescenza per i generali di corpo d’armata (vantaggio per i vertici);
Ø proposta di riforma dell’art. 37 del codice penale militare (vantaggio per i vertici);
Ø mancata modifica, da biennale a triennale, dell’adeguamento automatico del trattamento economico dei dirigenti (vantaggio per i gradi vertice);
Ø varo della DIFESA Spa (vantaggio per i vertici);
Ø mancata riforma del settore sicurezza con la razionalizzazione delle Forze di Polizia e la competenza esclusiva del Ministero dell’Interno (vantaggio per i vertici militari);
Ø mancata adozione del numero unico di emergenza (vantaggio per i vertici militari).
Se è questo lo scenario che si intende creare attorno al nuovo modello di Difesa, è allora urgente ed inevitabile che il comparto sicurezza venga nettamente diviso dal comparto difesa.
Un ordinamento militare di questo tipo, infatti, danneggerebbe in maniera irreparabile le Forze di polizia ad ordinamento militare, in particolare la Guardia di Finanza, che si vedrebbe costretta ad operare nel dinamico e moderno settore della polizia economico-finanziaria con un vestito (il nuovo modello militare) rigido, antiquato, completamente inadeguato, mal sopportato dal proprio personale e privo di quei controlli sulla gestione che andrebbero inevitabilmente ad aumentare il rischio corruzione.
GIANLUCA TACCALOZZI
Presidente Direttivo nazionale Ficiesse
g.taccalozzi@ficiesse.it