QUEL MIRAGGIO DEL SINDACATO MILITARE. DOPO LA FINANZIARIA NECESSARIO RIVEDERE LA RAPPRESENTATIVITA' DELLE FORZE ARMATE (ItaliaOggi)
ItaliaOggi
Numero 131 pag. 8 del 3/6/2010
PRIMO PIANO
Quel miraggio del sindacato militare
di Piero Laporta
Dopo la Finanziaria necessario rivedere la rappresentatività delle forze armate
La segretezza circonda la manovra finanziaria. I segreti sono gli escrementi della democrazia. Nessun organismo è privo di escrementi. Non è tuttavia saggio farne una ragione di vita. I danni conseguenti al malaccorto uso del segreto avranno conseguenze sulle forze armate: comunque finirà questa manovra finanziaria, alla fine i furbi diranno «avevamo ragione noi» e si imporrà la necessità di un sindacato militare. Vediamo perché.
Le cifre in gioco. Le spese militari erano 1,1 per cento del Pil, quando Antonio Martino divenne ministro. Promise di portarle a 1,5. Quando se ne andò erano quasi 0.8. Oggi sono a 0,9, un'inezia rispetto alla sontuosità della spesa politica e a quello che i soldati danno. Risparmi e spremiture della finanziaria non incideranno più d'uno zero virgola. Per raggiungere pertanto quantità significative dovranno incidere sui gradi medio bassi, già alla fame.
La linea di comando. Il soldato che il 2 giugno sfila ai Fori Imperiali è diviso dal ministro da otto livelli di comando. Nel 1992 i livelli che lo separavano dal ministro erano cinque. Nel 1992 i militari erano 350 mila, oggi sono meno della metà. Tagliate le braccia, è cresciuta la testa, ma è afona. I gradi bassi sono abbandonati a loro stessi, mentre il segreto sulla finanziaria impazza e le altre categorie sono più rappresentate. I soldati professionisti, a conti fatti, sono trattati peggio di quelli di leva.
La rappresentanza militare. Il segreto ne impedisce la funzione principale, quella consultiva. La compartecipazione del Cocer alla concezione dei provvedimenti che ricadono sul personale delle forze armate, è mortificata dai ministri della destra. Fu così con Cesare Previti, peggiorò con Antonio Martino, è sulla stessa strada con Ignazio La Russa. Antonio Martino ebbe una perdita secca di 20mila voti a Roma. Arturo Parisi, al contrario, è ancora ricordato per l'attenzione rispettosa verso il Cocer.
I furbi. Coloro i quali si appropriarono di 4mila case della difesa possono dire «avevamo visto giusto, abbiamo fatto bene». Il taglio delle pensioni e delle buonuscite impedisce ai militari l'acquisto della casa a fine carriera. Quelle case, vendute a prezzi di mercato, 200mila euro ciascuna, avrebbero portato 800 milioni di euro, dieci volte i tagli sulle pensioni militari e due volte quanto Giulio Tremonti regala ogni anno ai suoi funzionari. I furbi avevano visto giusto. I consiglieri intorno a La Russa sogghignano soddisfatti.
La spesa politica. Chi è dentro lo stato, chi conosce i meccanismi dello stato, centrale e periferico, sia quando opera in Italia sia quando opera all'estero, conosce altrettanto perfettamente gli sprechi e le spese della politica, che non sono neppure scalfiti. I militari sono l'antenna più sensibile che lo stato abbia; non corpo separato, come dissero in tempi eversivi; al contrario, collegamento e trasmissione delle istanze della società civile. È pericoloso confondere senso del dovere con stupidità.
La magistratura. L'edificante spettacolo dei magistrati che minacciano lo sciopero, a fronte di sacrifici limitati, è superato solo dall'impavida marcia indietro del governo. Lo stesso governo che, mentre chiede sacrifici ai militari, propone sontuose ristrutturazioni per la magistratura militare, invece di scioglierla. È arduo capire come costoro possano in futuro amministrare giustizia sui militari che esigano il rispetto sinora negato al loro lavoro, alle loro famiglie, a loro stessi.
Il sindacato. Questo porterà inevitabilmente acqua al mulino di quanti vogliono il sindacato dei militari, considerando il Cocer inadeguato, alla prova dei fatti e viste le esibizioni sindacali degli stessi magistrati: l'illusione del sindacato dalla delusione dello stato.
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