SACRIFICI SUPERIORI RISPETTO AL RESTO DEL PAESE PER I CITTADINI IN DIVISA MENTRE SI RESTRINGONO ULTERIORMENTE DEMOCRAZIA E DIRITTI PER QUELLI A STATUS MILITARE, LETTERA APERTA A PDL E PRESIDENTE DEL CONSIGLIO – di Francesco Natale Parisi

domenica 13 giugno 2010

SACRIFICI SUPERIORI RISPETTO AL RESTO DEL PAESE PER I CITTADINI IN DIVISA MENTRE SI RESTRINGONO ULTERIORMENTE DEMOCRAZIA E DIRITTI PER QUELLI A STATUS MILITARE, LETTERA APERTA A PDL E PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

Pubblichiamo di seguito una libera manifestazione di pensiero di Francesco Natale Parisi, presidente del Direttivo della Sezione territoriali Ficiesse di Prato. Il titolo è della redazione del sito.

 

Le notizie circa la manovra di 24 miliardi di euro tanto paventata dai giornali nei giorni scorsi ormai è realtà. Il governo ha emanato il DL 78/2010 per ovviare alla difficile situazione finanziaria in cui versa il nostro paese.

Leggo con sorpresa molti articoli di allarmi lanciati per il colpo inferto all’economia delle forze dell’ordine, “lacrime e sangue” dice addirittura qualcuno.

Ma non riesco a provare sgomento. Non c’è niente di cui meravigliarsi, scandalizzarsi o vergognarsi, non sono sicuro se è quel che ci meritiamo, ma sicuramente è quel che abbiamo.

Parlo da deluso elettore del PDL e dico semplicemente che queste sono le persone che, molti come me del comparto sicurezza, hanno votato. Mi rincresce dirlo, ma costoro, dopo aver preso i nostri consensi, ora rimangono indifferenti al grido di dolore che si leva dal comparto ed alle legittime aspettative più volte mortificate. Con i dati di fatto fanno capire come ci considerano veramente e sfoderano la peggiore delle offensive che sino ad oggi sia mai stata sferrata nei nostri confronti.

Ma si è andato pure oltre, e quando è ancora calda la penna del giudice che ci ha negato perfino il diritto di veder avviate le trattative per l'avvio della previdenza complementare, ci mortificano elargendo a pochi adepti quel che a noi è stato negato (vedasi la recente elargizione del sistema retributivo ai dipendenti del Senato immessi in servizo sino al 31 dicembre 2007).

A questa maggioranza farei due distinte osservazioni, una all’intera coalizione poiché ho l’impressione che collegialmente sia un’entità diversa, una invece direttamente al Presidente del Consiglio, con la precisazione che quel che oggi spinge qualunque persona del comparto sicurezza a parlare è la preoccupazione. Preoccupazione che sino a ieri era rivolta alla pensione, quindi al pericolo di veder minato il futuro di una serena vecchiaia, ma che oggi si spinge così travolgente da includere anche il presente con il pericolo di vedere minato addirittura il sostentamento odierno e cioè lo stipendio.

All’intera coalizione farei notare che forse vi è un limite oltre il quale bisogna necessariamente provare imbarazzo. Imbarazzo per aver continuato sin dall’inizio del mandato a proferire promesse, enunciare continuamente spot e aver invece dato semplici pacche sulle spalle, partorendo poi nel concreto provvedimenti che hanno portato solo mortificazione. Imbarazzo nell’aver dimenticato le agguerrite ramanzine fatte all’allora governo Prodi quando si parlò di contratto definendo offensivo quel che ci fu dato. Imbarazzo nel prendere atto del regalo odierno.

Non vi è dubbio circa la difficoltà del momento e che bisogna fare tutti dei sacrifici, ma la senzazione, divenuta, a mio avviso, ormai certezza, è quella di un comparto mai tenuto in considerazione che alla prima vera buona occasione viene silurato ferocemente.

Ma quel che è ancora più mortificante è il metodo adottato per attuare la politica nei confronti del comparto, metodo secondo il quale bisogna seguire un preciso iter che prevede la formulazione di promesse, la puntuale disattesa delle stesse all’atto dell’emissione dei provvedimenti legislativi e poi, dopo le proteste, fare una piccola marcia indietro e concedere “qualcosina”, ottenendo nel complesso un risparmio e contestualmente un generale peggioramento per le condizioni del comparto. Tutto ciò avendo comunque dato l’impressione di un buon uomo compassionevole per le gentili concessioni.

Se si vuole ricercare una riprova a quanto detto, basti pensare a quanto accaduto con la questione malattia del DL 112/2008, cosiddetto decreto Brunetta, dove si è dovuto penare non poco per far escludere il comparto sicurezza dalle decurtazioni.

Per quanto riguarda il presente invece osserviamo:

1. Le promesse: rinnovo contratto (due contratti), riforma delle carriere, rappresentanza militare;

2. ciò che è stato tolto: il Decreto legge n. 78 con i tagli, e gli effetti che non oso neanche commentare in questa sezione;

3. ciò che forse sarà restituito: le rassicurazioni fatte dal Presidente del Consiglio, e dai vari ministri Maroni, La Russa, Gasparri, nel corso della consueta cena tenuta in occasione della festa annuale della Benemerita circa l’opportunità di escludere le forze dell’ordine e forze armate dai tagli della manovra in virtù della specificità che forse, all’atto concreto, risparmierà parzialmente il comparto dalla manovra.

E’ dunque legittimo chiedersi: a che gioco si sta giocando? ma queste manovre chi le vara, l’opposizione? ma non si poteva escludere prima il comparto? la specificità non serve forse a questo? Ma come si fa a dimenticarsene? Si soffre forse di amnesia oppure all’interno della compagine governativa vi è una posizione dominante che, nella realtà, fa prevalere sempre il suo volere sugli altri?

Bene, quella componente dominante, qualora esistente, non rappresenta la maggioranza assoluta e penso non abbia avuto i consensi degli appartenenti alle forze di polizia, conseguentemente non esiste ragione per la quale la stessa debba dettare in modo esclusivo le regole che ci riguardano.

Voglio, altresì, rimarcare quanto asserito al punto 3-1 del programma del PDL, che sicuramente ha spinto tanti e tanti elettori, come me, a donare (sprecare) il voto in favore dell’attuale maggioranza che governa il paese: “AUMENTO PROGRESSIVO DELLE RISORSE PER LA SICUREZZA”.

Mi scuso per non aver citato gli altri punti, ma il principale motivo che mi ha indotto a dare la mia preferenza al PDL è contenuta proprio in tale punto. Non è quindi per miopia che evidenzio ora solo ciò, poiché come ho detto prima, sono consapevole delle difficoltà del momento, ma voglio esprimere questo mio pensiero perché penso che vi sia incoerenza da parte di qualcuno.

Infatti, visto che qualcuno le ha “scritte” queste parole, prego costui, di illuminarci e renderci edotti sul loro vero significato, perché appare molto difficile che ci sia fatto credere che tale significato sia:

- tagli per più 3 mld di euro in tre anni;
- niente risorse per il rinnovo del contratto;
- specificità sancita solo per “imbavagliarci”;
- riordino delle carriere negato e risorse estirpate;
- riforma della rappresentanza militare negata;
- previdenza complementare negata;
- ed infine il regalo inaspettato del bavaglio alla libera espressione di pensiero dei militari furbescamente introdotto con l’art. 1472 del decreto legislativo 266/2010, alla faccia della semplificazione.

A Lei, Presidente, dico invece che le polemiche sterili mi hanno sempre disturbato ed è per questo che le rivolgo la preghiera di voler considerare quanto qui espresso non come tali ma come un grido di dolore che si alza dall’intero comparto.

Con fiducia e fattiva voglia di collaborazione le dico senza presunzione di essere il depositario assoluto della verità, che tante sono le strade che potrebbero essere intraprese per migliorare la situazione.

Lei, almeno per me, ma penso per tanti di noi, ha rappresentato la speranza e per questo abbiamo messo quella crocetta. C’era la convinzione che fosse in grado di fare quello che nessun altro avrebbe mai avuto il coraggio di fare.

Perché, caro Presidente, per fare alcune cose ci vuole coraggio. Il coraggio di andare anche contro corrente e porre in essere quelle azioni che la gente aspetta da ormai troppo tempo e di cui ha disperatamente bisogno.

Nella struttura statale, lei lo sa molto bene, vi sono molti sprechi e lei sa dove si annidano. Lei ha tutti i mezzi per cercarli, trovarli e debellarli. La politica ha ormai dei costi troppo elevati e non è più eticamente sostenibile proporre ai cittadini quei costi e quegli “stipendi” faraonici dei parlamentari e tutta una serie di personaggi pubblici, quando la comune gente stenta ad arrivare a fine mese. Lei ci ha costruito un’intera campagna elettorale su questo. Ma sa benissimo che non è solo il costo della politica che rende pesante ed obeso questo Stato, bensì una serie di fattori che gravitano intorno alla politica, come la nomina di talune funzioni, l’esistenza di talune istituzioni veramente inutili e la mancanza di efficienza generalizzata della pubblica amministrazione.

Lei ha promesso di non mettere le mani nelle tasche degli italiani, ma mettendole nelle tasche degli operatori del comparto ci fa sentire stranieri. Noi, proprio noi che allo Stato abbiamo giurato fedeltà sino all’estremo sacrificio.

Presidente, non metta le mani nelle nostre tasche, piuttosto abbia il coraggio di intraprendere quel cammino, quelle riforme, di cui tutti abbiamo tanto bisogno. Le riforme annunciate dal ministro Brunetta, come quelle da altri ministri devono essere tutte necessariamente portate a termine, ma devono essere creati, e dove esistenti, mantenuti, alcuni meccanismi che facciano dell’efficienza un ciclo virtuoso.

Fare cassa prelevando dalle tasche del personale del nostro comparto è veramente una cosa sbagliata, mi creda, non per il prelievo vero e proprio, ma l’effetto psicologico che ciò causa: “non rende onore al lavoro svolto”. Provi a commissionare un’indagine per capire in che stato è il morale delle forze dell’ordine e delle forze armate. Avrà dei dati non confortanti. Provi a commissionare un sondaggio per verificare quanta voglia e quanta motivazione hanno in corpo questi operatori per contribuire ad avere uno stato sempre migliore, a condizione di non essere mortificati. Avrà delle belle sorprese, perché queste persone sono la culla del senso dello Stato.

Si cerchino gli sprechi, siano abbattuti i faraonici stipendi dei super manager statali, si trovino le soluzioni, si scovino e si puniscano i veri fannulloni, senza per questo dover dare a tutti quanti del fannullone, si creino vero ottimismo e fiducia.

Quale grande imprenditore che lei è saprà benissimo qual è l’imperativo di chi ha come obbiettivo la produttività, ovvero l’efficienza. Nel nostro comparto mediante l’efficienza si deve essere in grado di abbassare i costi complessivi della sicurezza ma allo stesso tempo dare più risorse, remunerare meglio il personale e fornire più sicurezza ai cittadini. Giungere al risparmio mediante l’efficienza e l’eliminazione degli sprechi, questa è la chiave di lettura e lei sa che è possibile, non il blocco degli stipendi.

Ci sono dati che confermano questa tesi, come ad esempio il fatto certo che siamo uno dei paesi europei con più addetti alla sicurezza ma con un sistema poco efficiente e addetti non tra i meglio pagati.

Che efficienza non ve ne sia e che bisogna puntare a perseguirla è confermato da tanti segnali che anche l’Europa ci lancia, come ad esempio la richiesta di unificare i numeri di emergenza (112, 113, 117) per la quale noi preferiamo invece pagare una multa giornaliera di 30mila euro per l’inottemperanza; dal rilievo mosso circa l’esistenza dei troppi corpi di polizia.

Abbia coraggio Presidente, l’efficienza è possibile. Tempo addietro il ministro Maroni parlò di unificare le forze dell’ordine al fine di recuperare efficienza e di aver mandato degli ispettori a studiare il sistema francese, ma tutto finì nel silenzio più assoluto.

Abbia coraggio Presidente di fare riforme bottom/up e non sposare solo le cause degli stati maggiori, perché così si partoriscono mostri che non servono a nessuno, che tutelano pochi, che servono a pochi e che non danno consenso, ma che soprattutto radicano la pericolosa sensazione dell’iniquità di chi governa e di uno stato dei potenti e non del popolo (che è il vero sovrano).

Se proprio dovesse servire una riforma ed una unificazione delle forze di polizia, che si faccia, e che prevalga il senso dello Stato e non il più ristretto, se pur comprensibile, senso di appartenenza ad una singola istituzione dello Stato. Se ciò dovesse servire, che sia fatto il sacrificio, ma non eviti di fare queste come altre verosimili necessarie riforme mettendo le mani nelle nostre già martoriate tasche.

Abbia il coraggio Presidente di dare più democrazia alle forze armate e a talune delle forze dell’ordine, concedendo quantomeno una rappresentanza militare autonoma e più espressiva della volontà e delle esigenze della base perché, mi creda, la libertà porta beneficio a tutti quanti. Imbavagliare taluni operatori della sicurezza e della difesa, veri ed unici angeli custodi del popolo, dentro e fuori dal territorio nazionale, non rende alto il senso di giustizia.

Pensi al senso di ingiustizia che si creerebbe con i provvedimenti contenuti in questa norma, ritenuta iniqua dagli operatori del comparto perché chiamati a contribuire ai sacrifici in modo abnorme rispetto ad altri cittadini.

La sicurezza, Presidente, è una cosa per tutti. Un apparato motivato ed efficiente, messo in condizioni di lavorare con mezzi idonei e con il rischio remunerato al giusto prezzo, è interesse di tutti.
Provi ad esempio ad immaginare un operatore della Guardia di Finanza che a causa della grave situazione finanziaria attuale viene chiamato a dover perseguire al massimo e con uno sforzo ulteriore la lotta all’evasione fiscale, fenomeno definito “macelleria sociale” perfino dal Governatore della Banca d’Italia e vessillo di iniquità sociale contrario anche ai basilari principi dettati dalla costituzione, se poi l’iniquità la riscontra sulla propria pelle.

Nella speranza di una benevola e non faziosa lettura della presente lettera, si esprime piena comprensione per il difficile lavoro svolto dalla compagine governativa ma si spera in un positivo riscontro delle legittime aspettative rappresentate.

Cordialmente

FRANCESCO NATALE PARISI
Presidente Direttivo Sezione Ficiesse di Prato

 


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