IL BAVAGLIO PER I MILITARI. UN DECRETO STABILISCE NUOVE REGOLE PER LIMITARE LA LIBERTA' D'ESPRESSIONE A CHI INDOSSA LA DIVISA (Terra)

domenica 20 giugno 2010

 Terra – 13 giugno 2010

Il bavaglio per i militari

Un decreto legislativo stabilisce nuove regole per limitare la libertà d'espressione a chi indossa la divisa. In pratica non potranno più parlare di fatti o circostanze già note e comunque non riservati

di Adele Parrillo

Contrariamente alle quotidiane esternazioni di elogi e apprezzamenti per i propri militari, il Governo, che da più dì due anni non si risolve a rinnovare il contratto alle Forze armate e alle Forze di polizia, ha deciso di ridurre i già pochi diritti civili di chi indossa la divisa. Tra i 2.270 articoli del Codice dell'Ordinamento Militare approvato quest'anno vi si trovano diverse innovazioni nei punti che componevano le "Norme di principio sulla disciplina militare" (legge 382/78) ed il regolamento dì disciplina militare derivante (Dpr 545/86).

L'articolo 9 della "Legge sui Principi della Disciplina Militare" è quello che regola la libertà di espressione dei militari. L'articolo 1 così recitava: "I militari possono liberamente pubblicare loro scritti, tenere pubbliche conferenze e comunque manifestare pubblicamente il proprio pensiero, salvo che si tratti di argomenti a carattere riservato di interesse militare o di servizio per i quali deve essere ottenuta l'autorizzazione".

Il militare, in sostanza, era libero di dire o di scrivere qualunque cosa a patto di non trattare argomenti di interesse militare o di servizio. Con il nuovo Codice dell'Ordinamento Militate è stato innovato l'articolo 9 che adesso recita: "I militari possono liberamente pubblicare loro scritti, tenere pubbliche conferenze e comunque manifestare pubblicamente il proprio pensiero, salvo che si tratti di argomenti a carattere riservato di interesse militare, di servizio o collegati al servizio per i quali deve essere ottenuta l'autorizzazione".

Ma con il Decreto legislativo 66 del 10 marzo 2010, recentemente pubblicato su La Gazzetta Ufficiale (n.106 dell'8.5.2010) si pongono restrizioni a quanto stabilito dalla legge. Infatti laddove le norme dispongono che per gli argomenti a carattere riservato di interesse militare o di servizio deve essere ottenuta l'autorizzazione, il nuovo Codice introduce ulteriori limitazioni. E se prima la norma era ambigua, ora è di una chiarezza che non ammette alcun fraintendimento.

Tra l'altro non vengono presi più in considerazione solo i "fatti di servizio" ma pure quelli "collegati al servizio". In pratica, il militare non potrà più parlare di fatti o circostanze già note e comunque non riservati. Tutto ciò in contrasto anche con quanto aveva specificato in merito il Consiglio di Stato a proposito del citato articolo 9 della Legge dei Principi. Infatti il Consiglio di Stato ha precisato che "la trattazione di argomenti per i quali deve essere ottenuta l'autorizzazione non può ricomprendere tutti i fatti o le circostanze interessanti in servizio specialmente quelli non riservati".

«L'ulteriore limitazione alla libertà di espressione - ha dichiarato Falco Accame, presidente dell'Anavafaf (Associazione vittime Forze armate) - desta non poche preoccupazioni, anche perché l'Italia è uno dei pochissimi Paesi europei in cui non esiste un sindacato che possa tutelare dall'esterno i militari rendendo note quelle istanze che i militari non possono rendere note. E tutto questo mentre esiste l'Euromil, il sindacato rappresentativo delle Forze armate di molti Paesi europei>>. «Tra l'altro - conclude Accame - una modifica a una legge varata dal Parlamento dovrebbe essere valutata dal Parlamento e in particolare dalle sue Commissioni Difesa e Affari costituzionali». Riguardo all'importanza della libertà d'espressione, va sottolineato il ruolo che fino a oggi ha svolto "Radio fante", l'unico strumento che attraverso la voce dei militari ha reso noto il pericolo per contaminazione da uranio impoverito e altre problematiche a esso legate.
 


Tua email:   Invia a: