LE EVIDENTEMENTE CONTRADDITTORIE DECISIONI DEL GOVERNO SU CRIMINALITÀ, CONTRASTO ALL’EVASIONE E DIRITTI DEI LAVORATORI IN DIVISA: SCHIZOFRENIA POLITICA O VOLONTÀ DI RIMILITARIZZAZIONE DEL SISTEMA SICUREZZA? – di Deborah Bruschi
Ormai non raccontiamo nulla di nuovo ribadendo che la nuova manovra finanziaria taglierà oltre 600 milioni di euro alle forze di polizia, 322 solo nel 2011, che vanno sommati al miliardo di euro gia' tolto alla sicurezza con la manovra del 2008.
Ma forse con queste scelte si dovrebbe avere almeno il buon gusto di non parlare di impegno nella lotta alla mafia e di contrasto all'evasione fiscale.
E' ormai evidente infatti che i risultati delle forze di polizia in questi anni sono stati ottenuti nonostante e non grazie all'azione di governo, nonostante la riduzione del personale e dei mezzi, nonostante la mancanza della benzina e la chiusura degli uffici nel territorio, nonostante la riduzione degli straordinari e delle trasferte e nonostante i tagli agli stipendi e alla previdenza degli operatori.
Si fa finta insomma di non sapere che la previdenza del comparto sicurezza e difesa e' disciplinata da legislazione speciale e che non corrispondere lo stipendio previsto in una qualifica superiore, in caso di promozione, non e' bloccare un automatismo, e' semplicemente sfruttare l'operatore di polizia che e' tenuto alle nuove responsabilità, ma e' pagato come se non le avesse: esattamente insomma quello che la Costituzione, vuole evitare con l'articolo 36, che dice che il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro.
Sappiamo che oramai da anni non si bandiscono concorsi aperti alla società civile, che da anni, per legge dello stato, alle donne è preclusa l’assunzione. Sappiamo che l’ingresso delle nuove leve è riservato solo a coloro che hanno scelto di passare prima alcuni anni nelle Forze Armate. E’ evidente allora che si vuole azzerare il risultato della sindacalizzazione delle forze di polizia per tornare invece ad apparati di sicurezza che rispondano solo agli interessi dell’esecutivo.
E in questo “improvviso” momento di grave difficoltà economica, il governo ha saputo solo appellarsi alle famiglie, sempre dimenticate e mai aiutate, quale primo strumento di welfare moderno e proporre solo modifiche allo statuto dei lavoratori. Anzi, in questi anni si è sempre parlato di ripresa e i sindacati sono stati dipinti come lugubri civette portatrici di sciagure ed inguaribili pessimisti.
Sarà dura dicono ora, ma per chi ci chiediamo noi, ormai avvezzi ad un’idea di legalità a senso unico che favorisce solo una parte della società: quella forte, quella che possiede più risorse, quella che sceglie appunto come terreno di confronto la sicurezza piuttosto che la legalità.
Se un governo parla alle paure della gente, se finge di rassicurare con politiche repressive mentre taglia drasticamente i finanziamenti per la sicurezza, se si agevola l’evasione fiscale, se si lascia passare l’idea che per ogni illecito ci sarà prima o poi un condono, si sceglie di scardinare nel profondo il principio di legalità che regola la convivenza civile di una società, si gettano a mare i solidi principi di legalità e giustizia di un paese civile: per un verso sembra non sia grave essere un evasore fiscale perché il paese, questo paese, perdona tutto con il pagamento di un piccolo obolo, molto meno di quanto si sarebbe pagato rispettando la legge.
E chi governa vanta pure il ruolo principale di combattente contro la criminalità e la mafia: mai nessun governo avrebbe fatto tanto, quanto quello attuale, mai arrestati tanti mafiosi latitanti.
Peccato che non si dica anche che alla cattura di un latitante di mafia si arriva dopo anni di duro lavoro investigativo fatto principalmente con le intercettazioni telefoniche ed ambientali.
Si combatte la mafia, il crimine con pazienza e strumenti e la verità della lotta alla mafia è quella che ben conosciamo: quella di chi lavora per anni, senza distinguere il giorno dalla notte, senza pensare alle ferie. Quegli operatori della sicurezza che hanno dovuto attendere due anni dopo l’arresto di Bernardo Provenzano per vedersi pagare straordinari e missioni e che per ottenere il pagamento di quel lavoro hanno dovuto anche organizzare una manifestazione.
E invece si fanno altre scelte: quella delle “ronde padane” e dell’Esercito nelle città, anziché investigazioni ed intelligence. Quella della disarticolazione della legge sulle intercettazioni telefoniche, che produrrà senza dubbio danni gravissimi ed irreparabili. E lo si fa sempre utilizzando una menzogna: la legge contro le intercettazioni telefoniche sarebbe uno strumento di tutela dei cittadini, mentre a noi sembra piuttosto la concretizzazione della tutela di una classe dirigente che ha un chiaro messaggio: tolleranza zero con tutti, tranne che con loro.
In tre anni dunque ci saranno migliaia di agenti in meno, un invecchiamento medio del personale, il blocco delle assunzioni dalla società civile, tagli lineari ed insopportabili al bilancio della sicurezza e della difesa, auto ferme in garage per mancanza di manutenzione e pezzi di ricambio. Grandi città controllate da pochissime volanti, risorse ridotte al minimo, un taglio complessivo del 30% sui bilanci di sicurezza e difesa che, essendo così alto, non può essere finalizzato ad eliminare gli sprechi, ma ridurrà solo fortemente l’operatività degli apparati.
Avremmo decisamente preferito che il governo individuasse gli sprechi, avesse tagliato realmente le risorse per quelle voci ed avesse dirottato quelle somme per finanziare i settori operativi.
Dobbiamo registrare inoltre un grosso tentativo di arretramento sul fronte delle libertà sindacali soprattutto per quanto riguarda le Forze Armate, mentre il nostro obiettivo era da sempre restituire a quei lavoratori, ai quali ora è concessa solo una larvata forma di rappresentanza, piena libertà e pieni diritti, consentendo anche a loro di poter discutere democraticamente del loro futuro. A noi però pare evidente il progetto del governo per il futuro: utilizzare la crisi economica per ridurre gli spazi di democrazia, dividere il sindacato, cancellare i diritti ed infine attaccare questa democrazia con accorte e continue picconate, dando di fatto atto ad una strisciante forma di militarizzazione del sistema sicurezza.
Ci perdoneranno allora se noi siamo stufi di tutti i loro tagli imposti ex lege, ci scuseranno se abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità e per questo abbiamo messo in ginocchio il paese, lasciando al Ministro del Tesoro il gravoso compito di rimettere le finanze a posto. Già perché noi, gli spreconi, non abbiamo mai pensato a loro che si affannavano preoccupati dietro l’affitto da pagare e si arrabattavano alla ricerca di un lavoro precario…
DEBORAH BRUSCHI
Segretario nazionale Ficiesse
d.bruschi@ficiesse.it