ATTACCO AI DIRITTI DEI LAVORATORI MILITARI, PRECISAZIONE DEL GABINETTO DI LA RUSSA SU RICHIESTA DI UN COMANDO INTERREGIONALE CC: NON POTETE ISCRIVERVI A PARTITI POLITICI

sabato 03 luglio 2010

Continua la stretta in pregiudizio dei cittadini militari.

Dopo le proposte dell’onorevole Cirielli, presidente della Commissione Difesa della Camera e ufficiale in aspettativa dei Carabinieri, di ampliare a dismisura la competenza dei giudici militari e le limitazioni al diritto di libera manifestazione del pensiero sorprendentemente (e illegittimamente) introdotto dal Codice dell’ordinamento militare, si è avuta notizia nei giorni scorsi di un’altra posizione restrittiva.

Si tratta di una precisazione del Gabinetto del ministro della Difesa La Russa richiamata con lettera del 28 giugno 2010 (in allegato) dal Comando Interregionale Carabinieri Vittorio Veneto in merito al diritto dei cittadini militari a partiti politici.

Ebbene, secondo tale posizione, << “l’iscrizione ai partiti politici, ancorché – in sé – non vietata, è da intendersi assorbita dal divieto di esercizio di attività politica”, anche nella considerazione che verrebbe a determinare la lesione del principio di estraneità delle F.A. dalle competizioni politiche, sancito dal primo comma dell’art. 6, L.382/78>>.

Riportiamo di seguito la posizione espressa 10 anni fa da Ficiesse sul nostro sito in merito al diritto di cui si tratta.

 

Da http://www.ficiesse.it/news.php?id=788
 

IL DIRITTO DEI MILITARI DI ISCRIVERSI A PARTITI POLITICI
(mercoledì 15 novembre 2000)

Ci pervengono domande circa la possibilità per il personale militare di iscriversi a partiti politici.

Forniamo, sul punto, il parere di Ficiesse.

La Costituzione disciplina i RAPPORTI POLITICI al Titolo IV e, in particolare, all'art. 49 afferma:

"Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale." Tuttavia il successivo art. 98, con riguardo agli appartenenti alla pubblica amministrazione, afferma: "I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione. Se sono membri del parlamento non possono conseguire promozioni se non per anzianità. Si possono con legge stabilire limitazioni al diritto d'iscriversi a partiti politici per i magistrati, i militari di carriera in servizio attivo, i funzionari ed agenti di polizia, i rappresentanti diplomatici e consolari all'estero."

Per i cittadini a status militare l' art. 6 della legge 382 del 1978 stabilisce che: "Le forze armate debbono in ogni circostanza mantenersi al di fuori delle competizioni politiche. Ai militari che si trovano nelle condizioni previste dal terzo comma dell'art. 5 ( cioè quelli che svolgono attività di servizio, che sono in luoghi militari o comunque destinati al servizio, che indossano l'uniforme, che si qualificano, in relazione a compiti di servizio, come militari o si rivolgono ad altri militari in divisa o che si qualificano come tali - NDR) è fatto divieto di partecipare a riunioni e manifestazioni di partiti associazioni e organizzazioni politiche, nonché di svolgere propaganda a favore o contro partiti, associazioni , organizzazioni politiche o candidati ad elezioni politiche ed amministrative."

Pertanto, a nostro avviso, il legislatore se l'avesse voluto avrebbe espressamente previsto il divieto di iscrizione a partiti politici, ma non l'ha fatto e si è invece sforzato di disciplinare varie fattispecie particolari di divieto che attengono alla sua espressa dichiarazione di essere militare, di indossare l'uniforme o di rivolgersi a colleghi in divisa. Inoltre, il terzo comma dello stesso articolo 6/382 ha previsto il diritto del militare a candidarsi alle elezioni politiche o amministrative e di svolgere liberamente, in tale ipotesi, attività politica e di propaganda, naturalmente al di fuori dell'ambiente militare ed in abito civile.

Il Regolamento di disciplina militare, approvato con DPR 545 del 1986, introduce, all'art. 29 (che disciplina i DIRITTI POLITICI DEI MILITARI), un ulteriore elemento di riflessione: "L'esercizio dei diritti politici spetta ai militari nei limiti e con le modalità previste dalla legge di principio sulla disciplina militare nonché dalle altre disposizioni di legge vigenti."

Questa previsione ci ha obbligato a ricercare nell'ordinamento l'eventuale esistenza di norme che pongano l'esplicito divieto al militare di iscriversi ad un partito politico. L'unica disposizione che abbiamo reperito è stato il decreto legge nr. 141 del 3 Maggio del 1991 intitolato "Divieto di iscrizione ai partiti politici per gli appartenenti alle categorie indicate nell'art. 98, terzo comma, della Costituzione". Art. 98 che si riferisce, come detto, a magistrati, militari di carriera in servizio attivo, funzionari ed agenti di polizia, rappresentanti diplomatici e consolari all'estero.

Questo decreto legge tuttavia, reiterato varie volte non è mai stato convertito in legge.

Ne deriva, a nostro avviso, che tale diritto è riconosciuto, ma deve essere esercitato osservando i limiti indicati dall'art. 5 della legge 382 del 1978 e, cioè, il militare, lo ripetiamo:

1) non deve svolgere attività di servizio;
2) non deve trovarsi in luoghi militari o comunque destinati al servizio;
3) non deve indossare l'uniforme;
4) non si deve qualificare come militare in relazione a compiti di servizio;
5) non deve rivolgersi ad altri militari in divisa o che si qualificano come tali. 
 

www.ficiesse.it


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