MANOVRA FINANZIARIA 2010, SOLIDARIETA' AGLI APPARTENENTI AL COMPARTO SICUREZZA E DIFESA FORTEMENTE COLPITI NEI DIRITTI, NELLE RETRIBUZIONI E NELLA CAPACITA' DI OPERARE. LETTERA DI MAURIZIO DORI AGLI ORGANI DI INFORMAZIONE

mercoledì 07 luglio 2010

Egregio Direttore,

sono il Lgt. Maurizio Dori, delegato del COnsiglio CEntrale di Rappresentanza della Guardia di Finanza. Le scrivo per sottoporle alcune riflessioni in merito a quanto sta succedendo nel Comparto Sicurezza-Difesa alla luce delle misure previste nella Manovra Finanziaria 2010.

Stiamo vivendo un momento di forti emozioni, gli animi sono agitati, l’atmosfera è tesa, tra gli appartenenti alle Forze Armate e delle Forze di Polizia. Il Popolo in Divisa si sente abbandonato. Coloro che ogni giorno rischiano la vita per la Patria, per garantire il libero funzionamento delle Istituzioni Democratiche, per permettere alla totalità  dei cittadini italiani di dormire sonni tranquilli, si sentono traditi. Traditi da coloro, sui quali vegliano sempre e comunque, e che vedono troppo spesso sfilare davanti a bare avvolte nel Tricolore. Belle parole, risuonano in quelle tragiche occasioni nelle solenni volute di splendide chiese e basiliche; lacrime, groppi alla gola, grigi personaggi gonfiano il petto stretto nel doppio petto blu che si confonde con il blu delle loro vetture che costano al paese quanto (se non di più) della stessa manovra finanziaria.

Ragazzi diciottenni, ventenni, vengono mandati in giro per il mondo a vedere cose che nessuno dovrebbe mai vedere nella vita. A rischiare lacerazioni del corpo e dell’anima, che li segneranno per resto della loro esistenza. Sono volontari, si dice e si scrive. àˆ il loro mestiere. Sono soldati, carabinieri, finanzieri, poliziotti. Difendono la Democrazia Occidentale, portano la Pace, contribuiscono allo sviluppo ed alla cooperazione tra Popoli e Nazioni. Giusto. Sacrosanto.

Ma poi, quando tutti questi ragazzi, ragazzi a prescindere dell’età  anagrafica, questi NOSTRI RAGAZZI, TORNANO A CASA, che cosa trovano? Disinteresse, fastidio, menefreghismo, da parte di quelle stesse Forze Politiche che li hanno mandati in missione. Molti, tornando, non si trovano nemmeno un posto di lavoro garantito. Il turn over non glielo garantisce.

Inoltre, tutti gli uomini e le donne in divisa devono subire la diuturna umiliazione di venire additati da politici, amministratori, governanti, che magari non hanno passato nemmeno un minuto in una caserma, come privilegiati, scansafatiche, fannulloni, panzoni e quant’altro. Senza mai poter replicare. Obbedir tacendo e tacendo morir.

E tutto ciò succede, paradossalmente, ma in questa vicenda i paradossi sono tanti, troppi, proprio quando nei Palazzi del Potere, quei palazzi sordi e grigi, siede l’attuale maggioranza di Governo, che ha basato campagne elettorali sulla sicurezza del Paese. Sicurezza, che NOTORIAMENTE in tutti i Paesi civili e democratici è affidata alle Forze di Polizia. Sicurezza che viene portata come un fiore all’occhiello da esponenti della Compagine Governativa. Che ha più volte riconosciuto a se stessa il merito di alcune brillanti operazioni di Polizia che sono state, invece, esclusivamente il frutto dell’impegno e della dedizione al lavoro ed al Paese del personale in divisa. Quindi degli Uomini e delle Donne in divisa ci si ricorda solo durante le conferenze stampa, non certamente nella stesura delle Manovre Finanziarie.

Infatti, il Governo, invece di eliminare i tanti sprechi presenti nella Pubblica Amministrazione, “coraggiosamente” opera un taglio “orizzontale” al DIRITTO ALLA SICUREZZA DEI CITTADINI ITALIANI. Evidentemente ritenendolo un costo da eliminare; ad esempio invece di eliminare le cosiddette “auto blu”, che hanno un costo annuo apri a 21 miliardi di euro (lo ribadisco, quasi l’intero ammontare della manovra con un costo procapite per ogni cittadino di circa 381 euro all’anno) si tagliano i fondi per le macchine delle Forze di Polizia.

Negli ultimi due anni, il Comparto Sicurezza/difesa ha subìto provvedimenti che hanno ulteriormente COMPRESSO IL RICONOSCIMENTO DEI DIRITTI CIVILI DEI CITTADINI IN DIVISA. Provvedimenti che mirano a far rientrare nell’ambito della giurisdizione penale militare persino i reati comuni commessi dai militari, provvedimenti che hanno indebolito le relazioni sindacali del comparto, che hanno ingenerato ulteriore confusione e sovrapposizioni di funzioni nel Comparto Sicurezza con la nascita delle ronde e la partecipazione dei militari alle operazioni di polizia. Le ronde, si soffia sul fuoco delle legittime preoccupazioni dei cittadini per la propria sicurezza creando ibridi mostruosi, costituzionalmente dubbi, pericolosi, quasi a volar sancire che tanto le Forze di Polizia non servono, sono obsolete, inutili. Meglio la Giustizia e la Sicurezza fai da te. Così si risparmia! Ovviamente, tranne nei casi in cui gli Uomini e le Donne in divisa servono a fare da scorta anche a chi non ne avrebbe certamente alcun diritto.

Le Forze di Polizia, le Forze Armate costano. Costano evidentemente troppo, secondo la miope visione di chi ci governa. Di contro, solo qualche mese fa, mediante il cosiddetto “scudo fiscale”, di fatto, sono stati premiati gli evasori, ovvero coloro i quali commettono reati penalmente sanciti dalla Legge, quella stessa Legge all’applicazione della quale sono comandati proprio quegli Uomini e Donne in divisa, che subiscono, quindi, un ulteriore umiliazione. A questi signori che evadendo commettono un reato è stato riconosciuto il diritto di pagare in pieno anonimato solo il 5% delle somme evase, del frutto del loro reato, ed a cui oggi neanche il rischio default degli Stati induce la politica ad avviare un recupero più adeguato sulle somme illecitamente detratte al fisco ed al Paese.
E POI SI DICE CHE IL CRIMINE NON PAGA.

E nel frattempo, gli Uomini e le Donne in divisa continuano a tacere, a subire tacendo.

Da questo Governo non hanno visto l’erogazione di nemmeno un euro nei confronti dei propri stipendi.
Gli ultimi aumenti fanno data alla precedente legislatura e compagine governativa. Questo non è discorso politico. Questa è semplice cronologia storica.

Quando un paese, una nazione è in difficoltà  si fa affidamento ai suoi Uomini e Donne migliori. Sempre.
Dopo mesi e mesi in cui ci è stata propinata la favoletta che in Italia tutto stesse andando per il verso giusto, che i conti fossero a posto, che non si stesse rischiando nulla, ecco che all’improvviso è caduto il pudico velo che copriva la Verità , la triste Verità , che ha colpito come uno schiaffo i tanti Uomini e Donne in divisa e le loro famiglie.

Il Paese naviga in cattive acque, dobbiamo fare sacrifici, tutti. Tutti i cittadini sono uguali in un Democrazia e tutti devono concorrere per il benessere comune.
Ma alcuni cittadini, evidentemente, come ci sta insegnando questo Governo, tenendo ben presente la “lezione orwelliana”, sono più uguali degli altri. Alcuni cittadini devono concorrere più di altri per la salvezza del Paese. E chi meglio della “carne da cannone”. Chi meglio di coloro i quali NON POSSONO PROTESTARE, NON POSSONO FAR SENTIRE LA LORO VOCE, LE LORO GIUSTE LAGNANZE, LE LORO DISPERATE ISTANZE?

Non è mio desiderio, in questa sede, su chi abbia responsabilità  di questa crisi, certamente globale, mondiale. Non certamente l’hanno gli Uomini e le Donne in divisa. Eppure la manovra finanziaria 2010 (D.L. 31 maggio 2010, n. 78) chiede proprio a costoro (verrebbe quasi da dire solo a costoro) pesanti sacrifici economici. Sacrifici che coprono ben oltre l’11% dell’intero ammontare della manovra stessa. SACRIFICI CHE IMMISERISCONO LE RETRIBUZIONI DEI COMPONENTI DEL COMPARTO SICUREZZA/DIFESA.

Si blocca il contratto per un triennio, si bloccano ai fini economici i passaggi di ruolo e di grado, ponendo tetti alle retribuzioni del triennio 2011-2013 sulla base degli stipendi percepiti nel 2010.
Si trasforma il TFS in TFR, senza prevedere la possibilità  di chiedere l’anticipo e di avviare la previdenza complementare. Si sottraggono con un colpo di spugna i 700 milioni di euro accumulati faticosamente in oltre sei anni per avviare il ”Riordino delle carriere”.

Non so chi ha provocato questa crisi, ma so chi è stato chiamato per risolverla. Quei cittadini italiani che hanno le retribuzioni più basse di tutti. Coloro che non godono degli stessi diritti degli altri lavoratori lavoratrici italiane, sempre loro, sempre quegli Uomini e Donne in divisa, che ora hanno detto basta. Vogliono essere ascoltati. Non chiedono la Luna, non vogliono privilegi, vogliono semplicemente e solamente ciò che hanno tutti gli altri. Vogliono semplicemente che tutti si concorra al benessere del paese. Che le misure della manovra finanziaria siano eque ed equamente divise tra tutti i cittadini italiani.

E, ennesimo paradosso, tutti questi Uomini e Donne in divisa, che riempiono le prime pagine di giornali, mensili, telegiornali, quando tornano a casa in bara tricolori o rimangono riversi sull’asfalto crivellati dal piombo criminale o terroristico, non riescono a trovare chi li possa ascoltare, chi registri e rilanci le loro istanze. Forse perchà© sono troppo educati, forse perchà© anche quando protestano non vengono mai meno al proprio tratto, disciplina, senso del dovere di Uomini e Donne in divisa. Forse perchà© non sfasciano vetrine, non incendiano autovetture, non bloccano autostrade o ferrovie o aeroporti in giro per l’Italia, non sommergono di letame altri colleghi in divisa chiamati a garantire la pubblica sicurezza ed il rispetto del convivere civile.

Sugli organi di informazione trovano più spazio pettegolezzi balneari, discussioni su argomenti vacui e vacanzieri, sugli amorazzi estivi di quel divo del calcio o di quella top model. Ma delle disperate richieste, degli appelli, della drammatica situazione in cui vivono ogni giorno cittadini italiani e le loro famiglie, tantissime grandi testate nazionali non ritengono opportuno sprecare nemmeno una riga di inchiostro.

Perchà© sprecare tempo e denaro per gli scansafatiche, per i fannulloni, per i privilegiati. Per coloro che essendo parassiti dello Stato sono tra le cause, se non la causa principale (sempre secondo una certa logica e visione da parte del Palazzo) della crisi. Nel passato quando una Comunità , un Regno, un villaggio, veniva colpito da una carestia, una inondazione, una grandinata, una pestilenza, si cercavano i capri espiatori e li si bruciavano pubblicamente al rogo. Un tempo erano le streghe, le minoranze religiose, i diversi, oggi lo sono gli Uomini e le Donne in divisa.

Non si erigono più roghi, non si accatastano fascine e legname, ma semplicemente li si abbandonano all’oblio, al silenzio. Sino al prossimo funerale.


MAURIZIO DORI
dorimaurizio@libero.it
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