BOCCIATURA DELL’EMENDAMENTO DELL’ON. TURCO: SENZA SINDACATO O SENZA ASSOCIAZIONISMO AUTONOMO ED ESTERNO LE FUNZIONI DI POLIZIA DI SICUREZZA, GIUDIZIARIA E TRIBUTARIA VANNO ATTRIBUITE ALLA SOLA POLIZIA DI STATO – di Giuseppe Fortuna

lunedì 12 luglio 2010

BOCCIATURA DELL’EMENDAMENTO DELL’ON. TURCO: SENZA SINDACATO O SENZA ASSOCIAZIONISMO AUTONOMO ED ESTERNO LE FUNZIONI DI POLIZIA DI SICUREZZA, GIUDIZIARIA E TRIBUTARIA VANNO ATTRIBUITE ALLA SOLA POLIZIA DI STATO


Non ci sono le condizioni politiche per il riconoscimento dei diritti sindacali ai militari. È questo il risultato della votazione con cui il 7 luglio scorso la Camera dei deputati ha bocciato, praticamente all’unanimità, l’emendamento con cui i radicali Turco, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci e Zamparutti hanno chiesto di impegnare il governo ad estendere al personale militare i diritti sindacali.

Lo si sapeva, diranno i più. D’altra parte, nella scorsa legislatura, se le Camere non fossero state sciolte prematuramente, la Commissione difesa del Senato avrebbe licenziato il testo bipartisan gradito sia ai senatori Cossiga jr e Ramponi, sia agli esponenti di DS e Margherita, sia agli Stati maggiori. E oggi in Parlamento non ci sono i deputati della sinistra radicale a dar man forte alla combattiva, ma come al solito minuscola, pattuglia radicale.

Certo, il PD ha cambiato posizione e nel progetto di legge della senatrice Pinotti ha inserito il diritto di associazione. Ma nel partito di Bersani e di Fiano si avverte una sorta di rassegnazione. “La riforma la faranno lo stesso, anche senza l’opposizione”, si sente dire dalle fila democratiche, con una remissività che francamente un po’ sorprende vista la delicatezza delle funzioni di cui stiamo parlando.

Siamo l’unico paese al mondo tra tutti quelli a democrazia avanzata dove ai militari sono attribuiti non soltanto i compiti di difesa, ma anche una gamma sterminata di attività di polizia: per l’ordine e la sicurezza pubblica, per la prevenzione e la repressione dei reati comuni, per la prevenzione e repressione degli illeciti tributari, economici e finanziari e per la prevenzione e repressione di un numero praticamente infinito di illeciti amministrativi. Sono le competenze che svolgono le 180mila unità di personale di Carabinieri e Guardia di finanza. Funzioni essenziali, ed esiziali, per il nostro paese.

Ebbene, è possibile che attività del genere possano essere attribuite a strutture che non avranno al loro interno alcun reale controllo democratico? Alcuna effettiva trasparenza? Organizzazioni con comandanti generali provenienti dall’interno? Con vertici gerarchici fortissimi nei confronti dei singoli sottoposti? Dei quali potranno decidere vite, carriere, destini personali e familiari? Ci rendiamo conto di cosa stiamo parlando? Quali valori e specialmente quali interessi vengono in rilievo e in gioco?

Su questioni del genere si possono davvero accettare riforme a colpi di maggioranza? E si può essere “rassegnati” alla sconfitta quando si verte su aspetti di rilevanza centrale per la democrazia e per il futuro di tutti?

Noi riteniamo di no e crediamo che ci sia il dovere di chiamare il paese a una attenta riflessione su questi temi. Carabinieri e Guardia di finanza sono una grande ricchezza del paese e certamente se ne deve preservare la funzionalità e la professionalità. Ma sono istituzioni che per i medesimi motivi non possono e non devono chiudersi su sé stesse, non possono essere incoraggiate a tornare ad allontanarsi dal resto della società civile dopo trent'anni di faticoso avvicinamento.

Chi scrive condivide i timori dell’apertura sic et simpliciter dei militari al sindacato. Ma ci sono altre strade e altre soluzioni, come quella, per dirne solo una, del "doppio binario" da noi proposto dalle pagine di questo sito (http://www.ficiesse.it/news.php?id=3961).

Quello che non è accettabile è tornare ai tempi della “extraterritorialità culturale” delle caserme, tornare a tollerare, ad esempio, che in alcuni uffici vengano appese fotografie inneggianti al ventennio fascista o che nella carta intestata di qualche comando siano inserite simbologie equivoche e comunque estranee a quelle ufficiali della Repubblica.

Se per i militari non ci deve essere né sindacato né doppio binario lo si decida dopo un ampio dibattito non soltanto in Parlamento ma anche nella società civile. E nell’ipotesi - che non esitiamo a definire sciagurata - che tale scelta sia ritenuta desiderabile, che cioè i nostri militari debbano tornare, nonostante la professionalizzazione e l’abolizione dell’esercito di leva, lontani e separati anche culturalmente dagli altri cittadini, ebbene in questo caso sarà indispensabile garantire la NATURA CIVILE DELLE FUNZIONI DI POLIZIA assegnandole in esclusiva alla Polizia di Stato.

GIUSEPPE FORTUNA
Direttore del sito www.ficiesse.it
Vicepresidente del Direttivo nazionale Ficiesse
g.fortuna@ficiesse.it


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